Parte da Bitti il 02 e 03 Settembre 2023 Autunno in Barbagia, la manifestazione itinerante che si tiene in provincia di Nuoro nei 32 paesi aderenti nel periodo da Settembre a Dicembre.
Luogo ospitale e pieno di storia in cui la grande civiltà nuragica innalzò i meravigliosi monumenti del villaggio-santuario di Romanzesu, uno dei maggiori centri archeologici dell’intera Isola, e dove si stabilirono gli antichi Balari che sfidarono il potente Impero Romano.
In tutto il circondario si incontrano numerose testimonianze preistoriche: domus de janas e menhir (chiamati in sardo perdas fittas ossia ‘pietre infisse’) raccontano una storia che risale al Neolitico mentre a partire dall’età del Bronzo si sviluppa la civiltà nuragica di cui si conservano le tipiche torri, le scenografiche sepolture, dette “tombe dei giganti”, oltre ai misteriosi ed affascinanti edifici sacri.
Le origini del nucleo urbano risalgono probabilmente a una mansio romana (stazione di sosta) sulla strada che collegava Cagliari a Olbia. Molti reperti dell’età repubblicana e imperiale sono stati ritrovati nelle vicinanze della chiesa di Bonucaminu, a ovest dell’abitato attuale, e nel sito di Sa Patzata, da cui proviene l’iscrizione funeraria di un soldato romano di nome Decumo.
In quest’area viveva l’antica popolazione dei Balari, elencata tra le Civitates Barbariae, che, come ci raccontano le fonti dell’epoca, si oppose strenuamente all’invasione romana.
Durante il Medioevo il paese appartenne, inizialmente, al Giudicato di Gallura e fu capoluogo della curatoria, da cui deriva il nome della regione storica: la Barbagia di Bitti. Risale al 1173 un documento in cui compare il nome della villa: l’allora giudice Barisone donava la chiesa di Santa Felicita di Bithe al monastero pisano di San Felice di Vada.
A seguito del matrimonio tra la giudicessa gallurese Elena de Lacon e Lamberto Visconti, la Gallura entrò sotto il controllo di Pisa. La crescente ingerenza della repubblica marinara portò alla guerra con la Corona d’Aragona che vantava diritti sul Regno di Sardegna, istituito alla fine del XIII secolo da Papa Bonifacio VIII.
Il conflitto portò allo smembramento del regno di Gallura e il villaggio, come quasi tutti i paesi sardi, venne annesso nel XIV secolo al Giudicato d’Arborea sotto la guida di Mariano IV che intendeva unificare tutta l’Isola. Ne derivò il grande scontro con i catalano-aragonesi che, con notevole dispendio di uomini e mezzi, ottennero la vittoria. Il XV secolo, quindi, rappresentò anche per il centro barbaricino l’inizio dell’assoggettamento a potenze straniere: Bitti fu infeudata a vari casati prima aragonesi e catalani poi spagnoli e, a partire dal XVIII secolo, piemontesi. Si dovrà attendere fino al 1838 perché venga concesso alla cittadinanza di riscattare il feudo ponendo termine allo sfruttamento delle diverse signorie.
Molti dei piccoli villaggi del circondario scomparvero a seguito delle guerre e a causa della peste che nel XIV secolo decimò l’Europa: fu questa la sorte di Jumpatu e Dure . Di quest’ultimo, a est dell’abitato attuale, rimane traccia nelle chiese di Babbu Mannu (SS. Trinità), Sant'Istevene (santo Stefano), Santa Luchia (santa Lucia), Santa Maria, Santu Jorgeddu (san Giorgio di Suelli).
Riuscì a sopravvivere Gorofai, attuale quartiere a nord del paese, che nella seconda metà dell’Ottocento perse la sua indipendenza divenendo frazione di Bitti. Il rione conserva ancora la sua autonomia ecclesiastica con la parrocchiale dedicata al Santissimo Salvatore che, alla fine del Settecento, sostituì quella più antica di San Michele.
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