AVVISTAMENTI (NON) è UN FESTIVAL – XVI EDIZIONE
Progetto finanziato nell’ambito del Bando Triennale per lo Spettacolo dal Vivo e le Residenze Artistiche della Regione Puglia
con il Patrocinio del Comune di Bisceglie e in collaborazione con Apulia Film Commission
Pierangela Allegro. La memoria è un fermo immagine
Mostra a cura di Bruno Di Marino
BISCEGLIE 20 aprile – 18 maggio 2018
Cineclub Canudo - Laboratorio Urbano Palazzo Tupputi
Inaugurazione: venerdì 20 aprile 2018, ore 20
Mostra visitabile dal 20 aprile al 18 maggio 2018
dal lunedì al venerdì, ore 18:00-20.30 (ingresso libero)
Palazzo Tupputi - Laboratorio Urbano Bisceglie
via Cardinale Dell'Olio, 76011 - Bisceglie (BT)
info: 340 2215793 – 340 6131760 - info@avvistamenti.it
www.avvistamenti.it / www.palazzotupputi.it
Il Cineclub Canudo organizza presso il Laboratorio Urbano Palazzo Tupputi, in Via Cardinale Dell’Olio a Bisceglie, la sedicesima edizione di Avvistamenti, realizzata con il sostegno dell’Assessorato all'Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia, la collaborazione di Apulia Film Commission e il patrocinio del Comune di Bisceglie. Il progetto è risultato primo in graduatoria nell’ambito dell’Avviso Pubblico per lo Spettacolo dal vivo e le residenze artistiche della Regione Puglia (art. 45 del D.M. 1 luglio 2014) ed è stato finanziato per il triennio 2017-2019. Inoltre, è stato ammesso al “Bando 1 – Periferie urbane”, Settore “Cinema” del programma della SIAE “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura” (Ed. 2017).
Si comincia giovedì 19 aprile alle ore 11 con la conferenza stampa di apertura di Avvistamenti, di cui saranno fornite anticipazioni circa l’articolato programma di attività che si svilupperà nel corso del prossimo triennio, coinvolgendo numerosi artisti internazionali, curatori, esperti e realtà nazionali ed estere. Saranno presenti gli artisti Pierangela Allegro e Michele Sambin, che in apertura di questa XVI edizione presentano un trittico composto da la memoria è un fermo immagine_esposizione, engramma_atto performativo; rigorosamente indisciplinato_workshop. Oltre ai direttori e organizzatori del festival, Antonio Musci e Daniela Di Niso, e ai rappresentanti dei numerosi partner del progetto Avvistamenti, saranno presenti anche i rappresentanti delle istituzioni patrocinanti, Mauro Paolo Bruno - Dirigente del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, Vittorio Fata, Sindaco della Città di Bisceglie.
Venerdì 20 aprile 2018 alle ore 20 si terrà l’inaugurazione della mostra La memoria è un fermo immagine, un progetto espositivo di Pierangela Allegro, pensato appositamente per Avvistamenti e curato da Bruno Di Marino. La mostra sarà visitabile fino al 18 maggio 2018, dal lunedì al venerdì, dalle ore 18 alle 20.30: l’ingresso è libero.
«La pittura è una disciplina, così come lo è il teatro, così come la scrittura. Creare collegamenti tra queste discipline è la mia ricerca. La pittura in forma di assemblaggio sovrapposizione composizione mi offre modo di creare relazioni tra le cose, siano esse idee o materie. Per comporre uso istantanee foto(autobio)grafiche, pagine di un vecchio panlessico e altri materiali residuali. Gli scarti che hanno una storia alle spalle sprigionano inattese ed improvvise scintille. Tra le materie cerco un incontro, attuando soluzioni che verifico nel momento in cui vedo le materie stesse entrare in azione. Si tratta sempre comunque di accostare e mettere in dialogo. Mi capita di lavorare sulle forze contrapposte, sull’azione e reazione del materiale, su spinte e cedimenti. Questa attività diventa palestra di pensiero. Piacere del contatto fisico con la materia. Gioco con l’imprevisto. Trasformazione del materiale. Mistero della composizione. Esercizio della pazienza. Potenza del caso. Non sempre è auspicabile fornire interpretazion» (Pierangela Allegro).
Si prosegue alle 21 con la performance engramma: atto performativo per un corpo che si espone e un corpo che dipinge. Michele Sambin traccia linee luminose e lascia segni a partire dal corpo di Pierangela Allegro. A volte ne segue i gesti a volte è lei che anticipa i suoi segni. Così i confini si sfumano. I tracciati si intersecano. Avviene un dialogo muto tra i due sulla scena. Davanti agli occhi dell'osservatore la luce si fa materia pittorica impermanente, mentre il segno materico lascia la sua impronta.
L’ultima tappa di questo trittico è rigorosamente indisciplinato_ workshop di attraversamento nell'arte multimediale di Michele Sambin. Il workshop si apre venerdì 20 con la performance engramma, momento fondamentale per entrare in sintonia con il lavoro di Michele Sambin e Pierangela Allegro e proseguirà da sabato 21 a martedì 24 aprile (dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00). «Soggetto del workshop è il mio percorso nelle arti sviluppato in quarant'anni di esperienza. Non ho teorie da esporre, né pratiche da insegnare. Quello che mi interessa è condividere con i partecipanti l'analisi di (alcune) opere di diversa natura: pittura, musica, cinema, video, teatro, realizzate nel periodo 1968 - 2016 e usarne principi e modalità creative per verificarne (praticamente) la “tenuta” nel 2018. Le opere saranno modelli di stimolo per nuovi esercizi di composizione» (Michele Sambin).
Pierangela Allegro e Michele Sambin vivono e lavorano insieme dal 1980. Provenienti da percorsi diversi hanno creato insieme un linguaggio teatrale, fondato una compagnia, diretto uno spazio. Dal 2010 hanno lentamente modificato il proprio tracciato. Hanno sostituito il fare collettivo del teatro con la pratica individuale della pittura.
Avvistamenti è un progetto articolato che focalizza l’attenzione sul mondo del cinema e dell’audiovisivo e sul suo complesso rapporto con le altre arti, organizzato dal Cineclub Canudo a partire dal 2002 a Bisceglie, recuperando la storia e il significato dell’antico nome della città: Vigiliae. Letteralmente sentinella, vedetta, questo nome si riferisce alla sua storica vocazione all’avvistamento, data la strategica collocazione sul mare. Avvistare vuol dire guardare lontano, vedere ciò che è distante o non facilmente visibile all’occhio umano. L’avvistamento presuppone quindi una giusta distanza dalle cose, che permette di metterle bene a fuoco: una distanza intesa non come barriera insormontabile, ma come distesa che si offre al vedere e confine da varcare, un territorio da esplorare e in cui avventurarsi per primi. Guardare lontano, infatti, significa anche vedere in anticipo per orientare la rotta, prevedere nuovi orizzonti e preconizzare nuovi linguaggi e visioni, percorrendo rotte spesso sconosciute, una sorta di no man’s land delle immagini in movimento, mentre si tenta invano di ridefinire i confini tra video e cinema, analogico e digitale, percezione reale e realtà virtuale.
È proprio il suo carattere innovativo che colloca questo progetto su un terreno ibrido, fatto di contaminazioni fra linguaggi e media diversi: non a caso a questo proposito si parla sempre più spesso oggi di intermedialità, di cui potremmo individuare un primo storico anticipatore proprio nella figura del pugliese Ricciotto Canudo, a cui il nostro Cineclub è intitolato, il quale già agli albori del cinema, nei primi anni del Novecento, credeva fermamente nella possibilità di un’arte totale, il cinema appunto, coniando la definizione di “Settima Arte”, vista come fusione di tutte le arti. Del resto, in anni più recenti, nel 1966, l’artista Dick Higgins, allievo del musicista John Cage e animatore del movimento di avanguardia Fluxus, pubblicò sul primo numero della rivista da lui fondata «Something else newsletter» un manifesto dal titolo Intermedia, che propugnava una fusione capillare fra i diversi linguaggi artistici, cifra di una nuova mentalità tutta protesa verso la fluidità invece che verso la categorizzazione.
Avvistamenti, fin dalla sua prima edizione, si pone come punto di riferimento per la ricerca e la sperimentazione in ambito artistico, tra video, cinema, musica, teatro e arte contemporanea, con proiezioni, mostre, videoinstallazioni, workshop, performance e incontri con artisti. Avvistamenti è un progetto dedicato all’innovazione audiovisiva e sonora, alla sperimentazione artistica e cinematografica, al video d’autore e alla musica elettronica e contemporanea, alla connessione tra diversi linguaggi artistici, all’intermedialità e all’expanded cinema, al rapporto tra suono e immagine, all’installazione interattiva e multimediale, alla videoarte e alla videoperformance.
Avvistamenti (non) è un Festival perché non ci sono premi, né giurie, non c’è competizione tra gli artisti, come fosse un rodeo, ma conoscenza reciproca, collaborazione e scambio costruttivo tra gli stessi, favorendo la nascita di progetti comuni, di opere ed esperienze artistiche collettive.
(Non) è un Festival perché abbiamo scelto consapevolmente di non attribuire premi, menzioni, nomination, targhe, coppe e bigiotteria varia alle opere selezionate, in quanto riteniamo che non si possa misurare con criteri quantitativi il “valore” di un’opera d’arte: quali giurie sono in grado di stabilire che un’opera “valga” più di un’altra? Anziché delegare ad altri (giurie, commissioni, il pubblico, la rete, il televoto) la selezione delle opere in programma, preferiamo essere noi a condurre la ricerca, ad andare a scovarle al di fuori dei circuiti convenzionali, assumendoci tutta la responsabilità delle scelte artistiche e puntando su autori giovani e innovativi, spesso ignorati dalle logiche di mercato.
(Non) è un Festival perché non c’è passerella, né red carpet, su cui far esibire il solito consunto campionario di star e starlet festivaliere. Rifiutiamo con fermezza tutto il repertorio di tic da società dello spettacolo esibito ai grandi festival internazionali, ma anche quello da avanspettacolo, frutto di goffi tentativi di imitazione messi in atto da un certo provincialismo culturale, con il solo prevedibile risultato di produrre un’imbarazzante caricatura.
pierangela allegro
Autrice e performer indisciplinata si muove tra teatro, pittura e scrittura.
Compie studi artistici a Genova, suo luogo d’origine, e nel 1977 è scenografa all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Da studentessa partecipa a un laboratorio di pittura con alcuni ospiti dell’ospedale psichiatrico di Trieste e matura in quell’occasione un interesse per l’arte nei luoghi della differenza e per il Teatro fuori del Teatro. Nel 1980 fonda con Michele Sambin e Laurent Dupont, Tam Teatromusica. La sua ricerca si esprime in modo particolare nei confronti della composizione e della presenza performativa in scena. Con Tam realizza opere nelle quali è attrice-autrice, sviluppando nel tempo una particolare attitudine per la scrittura.
Nel 1990 pubblica con Edizioni Essegi di Ravenna la monografia Tam Teatromusica.
Nel 1992 avvia a Padova il progetto di Teatro Carcere e realizza spettacoli e video con i detenuti-attori, partecipa a seminari, convegni, incontri sull’esperienza di teatro nel carcere; nel 1995 pubblica la monografia Tutto quello che rimane: Giotto Carcere Teatro per le Edizioni Eldonejo Padova. Per l'attività di Teatro Carcere riceve nel 2011 la cittadinanza onoraria e il Sigillo della Città di Padova.
Dal 1995 al 2010 cura Contrappunti, progetti di teatro contemporaneo e danza al Teatro Maddalene di Padova.
Nel 1996 realizza Esplorazioni, un laboratorio teatrale per la scuola di cinema di Daniele Segre a Torino e in seguito a questa esperienza matura la necessità di creare sul territorio e con i giovani, una forma di laboratorio permanente che chiamerà Oikos Officina delle arti sceniche.
Parallelamente all'esperienza teatrale conduce una appartata ricerca pittorica.
Dal 2007 collabora con l’Università di Padova e realizza laboratori di composizione scenica.
Nel triennio 2008/2010 si dedica al progetto Archivio Tam teso a portare alla luce il patrimonio contenuto nell’archivio storico di Tam Teatromusica. L’opera completa è presentata al pubblico nel maggio 2010 all’interno della mostra Megaloop trent’anni di Tam Teatromusica.
In tempi recenti il suo percorso di ricerca, che incrocia le diverse discipline, ha come tema di riflessione il Tempo e la Memoria, tra autobiografia e tracce letterarie.
www.pierangelaallegro.it
michele sambin
(1951, Padova) Regista, musicista e pittore, conduce una ricerca che ha come tema il rapporto tra immagine e suono. Fin dai primi anni 70 indirizza il proprio interesse all’incrocio tra le varie arti: cinema, musica, video, pittura. In seguito utilizzerà il teatro come luogo di sintesi.
In una prima fase, contraddistinta dalla esplorazione del mezzo cinematografico (1968-1975), realizza alcuni film sperimentali con i quali partecipa a incontri internazionali tra i quali: Film Studio, Roma; Knokke Heist, Belgio; Le Rochelle e Beaubourg, Francia. Diplomatosi in musica elettronica, a Venezia nel 1975, affianca alla ricerca con il computer le prime esperienze con il videotape, che diviene ben presto lo strumento principale delle sue opere.
Con il video realizza performance e installazioni producendo numerosi art tape nei quali si indagano le potenzialità espressive del mezzo televisivo. Sue opere sono state presentate a Bologna, Galleria d’Arte Moderna per la “Settimana Internazionale della Performance” Autoritratto per quattro camere, (1977); a Ferrara, Palazzo dei Diamanti; a Venezia, la “Biennale Arte per Artisti e Videotape” Looking for listening, (1978); e inoltre a Vancouver, Ginevra, Motovum. Sempre nel 1978 è presente a Milano, Palazzo Reale con la performance Il tempo consuma nell’ambito della manifestazione “Camere incantate”.
Nel 1980 con Pierangela Allegro e Laurent Dupont fonda TAM Teatromusica e ne diventa direttore artistico. Per Tam cura regie, scene e musiche, sempre attento agli stimoli provenienti dalle nuove tecnologie, ma anche fortemente legato alle suggestioni della tradizione.
Le sue realizzazioni sceniche trovano spazio sia in campo teatrale che musicale cercando, nell’incontro tra i differenti ambiti, nuove ipotesi di composizione scenica, attraverso una personale forma di “teatro totale”.
In ambito internazionale i suoi lavori con il TAM sono stati presentati a Bourges, Le Printemp; Granada, “Festival Internazionale di Teatro”; Vienna, “Wiener Fest Wochen”; Hannover, “Klang & Korper”; Parigi, “Festival d’Automne”; Zagabria, “Festival Eurocatz”; Gerusalemme, “Festival Teatro Italiano” e inoltre a Tunisi, Copenaghen, Budapest, Cracovia, Varsavia...
Tra le produzioni in ambito di teatro musicale, ricordiamo la messa in scena di Repertoire di Mauricio Kagel (1981) Children’s Corner di Claude Debussy per il Teatro alla Scala (1986) Ages di Bruno Maderna per la Rai di Milano (1989)
Nel 1994 cura il progetto artistico Meditazioni i cui protagonisti sono i detenuti del carcere di Padova. Prosegue nelle produzioni di teatro e musica creando Roesso mondo Più de la vita e Là on son stato io mè dedicati al dialogo con Ruzante.
Crea nel 2003 l’ensemble Tam /Oikos /East Rodeo con cui prosegue la ricerca sul rapporto immagine suono applicato alla scena teatrale. Dal 2005 mette in atto una originale forma per illuminare la sua scena teatrale attraverso il dispositivo della pittura digitale, che utilizza nei suoi più recenti spettacoli: Da solo a molti, Controvento e Tutto è Vivo! deForma.
Il suo lavoro artistico è stato oggetto di numerose tesi di laurea realizzate tra le altre all’Università La Sapienza di Roma, all’Università di Ferrara, Venezia e di Padova.
Alcune di queste tesi hanno avuto come oggetto la sua pionieristica ricerca con il video percorsa in ambito artistico
Il suo lavoro è riconosciuto inoltre in ambito critico, relativamente alla video arte ed è documentato, tra l’altro, nelle seguenti pubblicazioni: Una generazione intermedia (2007) a cura di Riccardo Caldura; ; Le arti multimediali digitali (Garzanti, 2005) a cura di Annamaria Monteverdi; Videotapes del Cavallino (2004) a cura di Dino Marangon.
Invideo di Milano dedica a Sambin una retrospettiva dal titolo Il tempo consuma che ha avuto luogo allo spazio Oberdan (2003).
Nel 2008, per Electa esce il volume La pittura nel Veneto il 900 secondo a cura di Nico Stringa. L’opera di Sambin è presente nel volume con una ampio intervento critico a cura di Riccardo Caldura (pagg.442- 444) dal titolo oltre la pittura: performance happenings videoarte.
Dal 2005 è docente, presso l’Università di Padova Facoltà di Lettere e Filosofia nel corso studio in Scienze dello Spettacolo e produzione multimediale, con l’insegnamento di Storia della Videoarte, per studenti di specialistica.
Dal 2008 al 2010 è impegnato nella realizzazione di Archivio Tam. Il progetto si è occupato di portare alla luce l’intero patrimonio contenuto nell’archivio storico di Tam Teatromusica, informatizzarlo e raccoglierlo in supporto DVD. L’opera completa è stata presentata al pubblico nel maggio 2010 in occasione della mostra Megaloop per i trent’anni di attività Tam.
Per la monografia Megaloop l’arte scenica di Tam Teatromusica a cura di Fernando Marchiori ed .Titivillus(2010) realizza la documentazione iconografica e il DVD allegato. Il volume raccoglie vari saggi critici sul percorso di Sambin e il Tam in ambito teatrale e multimediale.
www.michelesambin.com
AVVISTAMENTI (NON) È UN FESTIVAL – XVI EDIZIONE
Progetto finanziato nell’ambito del Bando Triennale per lo Spettacolo dal Vivo e le Residenze Artistiche della Regione Puglia con il Patrocinio del Comune di Bisceglie e in collaborazione con Apulia Film Commission
Marco Neri. Duct Tape.
Mostra a cura di Christian Caliandro per Avvistamenti XVI
BISCEGLIE 18 MAGGIO | 22 GIUGNO 2018 Cineclub Canudo - Laboratorio Urbano Palazzo Tupputi Via Cardinale Dell’Olio - Bisceglie (BT)
INAUGURAZIONE IL 18 MAGGIO
Il Cineclub Canudo organizza la sedicesima edizione di Avvistamenti (non) è un Festival, diretta da Antonio Musci e Daniela Di Niso e realizzata con il sostegno dell’Assessorato all'Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia, la collaborazione di Apulia Film Commission e il patrocinio del Comune di Bisceglie. Il progetto è stato finanziato per il triennio 2017-2019 nell’ambito dell’Avviso Pubblico per lo Spettacolo dal vivo e le residenze artistiche della Regione Puglia.
Venerdì 18 maggio 2018 alle ore 20 si terrà l’inaugurazione della mostra Duct Tape, un progetto espositivo di Marco Neri, pensato per la XVI edizione di Avvistamenti e curato da Christian Caliandro.
Il titolo della mostra personale di Marco Neri si riferisce al materiale con cui è realizzata la serie Giardini (2011): il duct tape, anche conosciuto come “scotch americano”, nero - l’adesivo più potente in commercio.
La serie – concepita dieci anni dopo la partecipazione dell’artista alla 49° Biennale d’Arte del 2001 su invito del curatore Harald Szeemann - riproduce le facciate dei padiglioni nazionali ai Giardini della Biennale di Venezia. Ogni facciata, come una bandiera dell’arte contemporanea, è stata prima studiata e memorizzata su carta a mano libera, per poi essere trasferita e trasfigurata attraverso l’impiego del duct tape. Una sorta di ‘pittura-non pittura’, al servizio a sua volta di un ritratto architettonico. Come afferma l’artista: “Questo materiale normalmente usato per tutt’altro, oltre ad essere di fatto segno, colore e materia piuttosto spessa, ha al suo interno anche la tela e per questo, mentre si strappa con una certa precisione e a permettere un discreto controllo della forma, oltre ad essere particolarmente resistente della tela fa trasparire la trama in superfice diventando paradossalmente molto ‘pittorico’ nella resa. In fondo la pittura in estrema sintesi e generalizzando, altro non è che colore e colla, su tela; e la sovrapposizione di segni produce materia, spessore, dando concretamente corpo all’immagine.” Questo studio al tempo stesso pop e raffinato è una riflessione sul senso dell’arte contemporanea a partire dai suoi luoghi istituzionali e sul funzionamento della pittura.
Accanto a questa grande serie, il progetto espositivo prevede una nuova serie in fieri, Costruire (2018): una sorta di work in progress, con una città di palazzi in costruzione, a metà tra architettura metafisica e natura morta. Acrilico e tempera su tavole di legno assemblate contribuiscono dunque a creare uno spazio urbano in costante trasformazione e evoluzione. Le due serie sono connesse dalla riflessione sul collage come pratica e come forma di esperienza del mondo, sugli scarti della realtà che divengono le basi di un diverso sistema di senso, e infine sui differenti modi in cui la superficie pittorica diventa architettonica, e su come una “facciata” attraverso la pittura sia in grado di offrire una nozione interessante, intelligente e stimolante di realismo contemporaneo.
Il progetto espositivo si svilupperà negli spazi di Palazzo Tupputi dando vita a un percorso coinvolgente per il pubblico, che potrà esplorare gli usi creativi di materiali umili e legati alla vita quotidiana.
La mostra sarà visitabile fino al 22 giugno 2018, dal lunedì al venerdì, dalle ore 18 alle 21 e la mattina, dalle 10 alle 13, per gruppi organizzati e scuole, previa prenotazione ai recapiti indicati di seguito. L’ingresso è libero.
Marco Neri (Forlì,1968)
Diplomato all'Istituto d'Arte di Forlì e all'Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1992, inizia ad esporre alla fine degli anni '80. Fin dagli esordi l'atteggiamento dell'artista è marcatamente improntato al recupero della pittura. Nel 1987, superate le selezioni mentre ancora frequenta l'Istituto d'Arte, debutta tra i giovani artisti italiani di "Indagine '87"(*) a Palazzo Re Enzo, Bologna. Partecipa successivamente a numerose esposizioni in Italia e all'estero, tra le quali "Intercity Uno"(*) alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia (1990), "Cambio di guardia"(*) allo Studio d'Arte Cannaviello di Milano (1995), "Martiri e Santi"(*) alla Galleria L'Attico di Roma (1996) e "Pittura"(*) al Castello di Rivara di Torino (1997). Seguono "Figuration"(*) al Rupertinum Museum di Salisburgo e al Museion di Bolzano (1999/2000), "Futurama"(*) al Centro per l'Arte Contemporanea L.Pecci di Prato (2000) e "Premio Michetti - Differenti prospettive in Pittura"(*) al Museo F.P.Michetti di Francavilla (2000). Nel 2001 tiene una personale (con A.Salvino) allo "Spazio Aperto"(*) della Galleria d'Arte Moderna di Bologna e nello stesso anno, su invito di Harald Szeemann, partecipa alla 49° Edizione della Biennale di Venezia "Platea dell'Umanità"(*). Dal 2001 unisce all'attività artistica quella di docente di Pittura, prima all'Accademia di Belle Arti di Ravenna e attualmente di Cromatologia e Tecniche e Tecnologie della Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Foggia. Vive e lavora a Torriana (Rimini), Italia. Tra le principali mostre personali: "Rinverdire il classico"(*) e "Sostenere lo sguardo"(*) alla Galleria Fabjbasaglia di Rimini (rispettivamente nel 1995 e 1998); "Skyline"(*) alla Galleria Haus-Schneider di Karlsruhe (1998); "Windows 99" alla Galleria dell'Immagine dei Musei Comunali di Rimini (1999); "Come into my room" alla Galleria Hilger/Artlab di Vienna (2000); "Io spazio" alla Galleria Alberto Peola di Torino (2002); "Malerei"(*) al DiözesanMuseum di Monaco di Baviera (2002); "Mirabilandia + Biblioteca Persiana"(*) al Museo dell'Arredo Contemporaneo di Russi, Ravenna (2003); "Nessun Dogma"(*) alla Galleria Emilio Mazzoli di Modena (2004); "Mars Black" alla Lucas Schoormans Gallery di New York (2006); "Omissis"(*) al Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (2006); "Homelife"(*) alla Galleria Fabjbasaglia di Rimini (2008); "Underworld" alla Galleria Alfonso Artiaco di Napoli (2010); "Giardini" alla Galleria Pack di Milano (2011); "Passante incrociato"(*) al Centro Arti Visive della Fondazione Pescheria di Pesaro (2012); "Marcobaleno" alla Galleria Alfonso Artiaco di Napoli (2014); "I giardini di marco"(*) al MuseoLaboratorio di Città Sant'Angelo (2015); "#studiolacittà" (con L. Pancrazzi) a Studio la Città di Verona (2016).
(*) catalogo
Avvistamenti è un progetto articolato che il Cineclub Canudo ha avviato nel 2002 a Bisceglie, recuperando il senso e la storia dell’antico nome della città, Vigiliae: letteralmente sentinella, vedetta, si riferisce alla sua storica vocazione all’avvistamento, data la strategica collocazione sul mare. Avvistare vuol dire guardare lontano, vedere ciò che è distante o non facilmente visibile all’occhio umano. L’avvistamento presuppone dei confini da varcare, dunque la distanza non è intesa come barriera, ma come distesa che si offre al vedere, un territorio da esplorare, in cui avventurarsi per primi. Avvistamenti, fin dalla sua prima edizione, si pone come punto di riferimento per la ricerca e la sperimentazione in ambito artistico, tra video, cinema, musica, teatro e arte contemporanea, con proiezioni, mostre, videoinstallazioni, workshop, incontri e performance dal vivo degli artisti invitati. Avvistamenti è un progetto dedicato all’innovazione audiovisiva e sonora, alla sperimentazione artistica e cinematografica, al video d’autore e alla musica elettronica e contemporanea, alla connessione tra diversi linguaggi artistici, all’intermedialità e all’expanded cinema, al rapporto tra suono e immagine, all’installazione interattiva e multimediale, alla videoarte e alla videoperformance.
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