Carlo Monastra – “Venti anni dopo”
Sabato 25 maggio 2013 dalle ore 18.00
Galleria d’Arte Studio 71 Via Vincenzo Fuxa n. 9 Palermo
Sabato 25 maggio 2013 dalle ore 18.00 presso la Galleria d’Arte Studio 71 Via Vincenzo Fuxa n. 9 Palermo, verrà mostrato il video trasmesso su Carlo Monastra realizzato da Siciliauno in occasione della mostra realizzata nel 1991 dal titolo: “dipingere con la luce colorata”. La proiezione del video, che presenta come è ovvio, i segni del tempo vuole essere una traccia per innescare il “dibattito ed altro ancora ….” sul tema che ha generato la mostra:
Carlo Monastra – “Venti anni dopo”
Testimonianza di Carlo Monastra
Mi ritrovo, per caso, a rivedere vecchie cassette video, conservate alla galleria studio 71, mi rivedo giovane allora quarantaduenne, con molti anzi troppi capelli, rifletto sul tempo trascorso prevalentemente nella mia città, cordone ombelicale inscindibile di una madre che sembra pigra e sonnolenta, distratta dalla caligine, ma che nella sua apparente provincialità talvolta si desta e brilla di luce propria.
Mi ritrovo a considerare una sorta di sottile linea temporale, strano nel 1991 realizzavo una mostra evento dove su più computer Amiga scorrevano le immagini create dal mio programma Automat91 ed era proprio in quegli anni che si sviluppa l’arte digitale.
Io avevo cominciato diversi anni prima per curiosità con un computer QL della Sinclair, avevo cominciato ad imparare la programmazione in Logo, poi ero passato al Q-Basic, poi ancora all’Amiga-Basic, poi avevo continuato cercare altri linguaggi: “C”, Java, Visual Basic, approdando infine oggi al C#, con il quale adesso programmo.
Il QL disponeva di 8 colori, ma con l’uso di retinature si potevano ottenere ancora altri colori, la risoluzione era bassa ed i pixel ben visibili, in compenso l’uso del LOGO già implementato permetteva già interessanti esperienze grafiche.
Tutto era registrato su mini cassette magnetiche dedicate, per questo oggi del tutto illeggibili.
Il continuo ricambio delle tecnologie nelle memorie di massa ha spesso determinato la perdita dei dati e questo è un rischio se non si vuole considerare effimero e momentaneo il prodotto digitale, ma mi chiedo, la memoria dell’evento non è forse meglio dell’evento stesso?
Una volta avevo dipinto tutta una strada, lunga più di dieci metri, l’indomani le automobili distruggevano tutto, ma l’evento no, quello era rimasto nella memoria, nei video, nelle foto analogiche e digitali, ora riversate in rete.
Oggi l’arte digitale è un fenomeno complesso e si è arricchita di tante variazioni seguendo ed adattandosi alla fantasia ed agli interessi degli artisti e dei ricercatori non analogici.
Gli anni novanta sono quelli in cui si sviluppano le principali esperienze, solo che esse s’ibridano spesso tra loro, rendendo non facile qualsivoglia tassonomia secondo gli schemi originari.
I vari settori tradizionali, dell’arte e della conoscenza tecnica, scientifica, sociale, umanistica e musicale, si contaminano all’interno delle esperienze creative digitali.
L’autore stesso ha perso la sua unicità, e sempre più facilmente si passa ad un lavoro di gruppo, per di più eterogeneo per formazione di base.
Io nel 1992 a Milano dove dirigevo il Primo Liceo Artistico, ora di Brera, ho avuto la fortuna di conoscere Paolo Rosa e tutti i membri e amici di Studio Azzurro, e con loro presso gli studi di Metamorfosi, altri gruppi come Giovanotti Mondani Meccanici e vari altri intellettuali e critici.
Era un momento in cui molte cose si andavano definendo e concretizzando, in cui si chiarivano le idee di ognuno, una serie di lunghe serate a tema, accuratamente video documentate di grande interesse.
Io continuo il mio lavoro di ricerca e di programmazione, potrei collocarmi nella “Generative Art o Algorithmic Art” se dovessi tenere conto del campo in cui in atto lavoro, in effetti, seguo varie piste o cammini e proprio per la mia solitudine tutta Palermitana, lo faccio senza compagnie, con pochi scambi d’idee.
All’istituto d’arte di Palermo ho avuto modo di fare altre esperienze, talvolta dirette, ma in genere indirette, ovvero seguendo le attività per dovere di servizio.
Questa volta anche per vincoli istituzionali, il lavoro era basato su gruppi eterogenei per formazione, architetti, animatori, ingegneri, orafi, scultori ecc. esperienze portate avanti nel corso di una decina d’anni, nel campo della Prototipazione Solida, del CAD-CAM, dell’Ingegneria Inversa, dell’Animazione Tridimensionale, della Scultura Digitale.
Tutto questo ha allargato le mie curiosità verso altri settori.
Ho fatto in questi anni anche diverse esperienze di Digital Art, producendo alcune opere con l’uso di un programma di foto-ritocco e ho continuato a mantenere un piede nella scarpa analogica, infatti, dipingo ancora.
Non credo che oggi il fare arte debba avere regole, metodi, materiali o necessariamente legarsi a movimenti.
In età avanzata, sempre di più, ritengo che un artista debba vivere pienamente il suo tempo, carpire un attimo prima brandelli di futuro, creare con cura il suo prodotto usando tutto ciò che serve senza alcun pregiudizio di sorta.
L’evento prevede inoltre la presentazione di una serie degli ultimi lavori che rimarranno in mostra fino al 1° giugno 2013. Orari delle visite dalle 17.00 alle 20.00 escluso i festivi.
Un ricercatore d’immagini
Sono trascorsi esattamente 22 anni dalla mostra tenuta alla Galleria Studio 71 dove titolai il mio breve testo di presentazione “Dipingere con la luce colorata”. Mi sorprende, rileggendo ciò che scrissi per le sue ricerche di allora, la coerenza di Carlo Monastra oggi, nel continuare a perfezionare quell’esperienza iniziata con l’ormai “obsoleto” programma Automat91, nel pieno delle esperienze dell’arte digitale che tanta parte ha avuto ed ha nell’uso delle immagini da quelle stagioni in poi. Si può ben dire che oggi tutte le arti, pittura, scultura, musica, cinema, tv si concentrano nel video e nell’uso quotidiano del computer. La strada tracciata tanto tempo fa è diventata la strada nella quale confluiscono tutti i sistemi informativi e l’uso comunicativo dell’immagine nella quotidiana esistenza collettiva.
Per l’attitudine corrente del voler trovare una collocazione negli ambiti di ricerca dell’arte visuale, si tenderebbe a definire Carlo Monastra un video artista o un artista digitale. Oppure un ricercatore non analogico? Un programmatore? Tutto questo in fondo. Mi piace, però, definirlo un “ricercatore d’immagini”, per far interagire il pittore con il ricercatore attraverso il personal computer. Il pittore è da sempre un creatore d’immagini stabili, definitive; il ricercatore, con il video, diventa produttore d’immagini in movimento. Casuali, mutuabili, irripetibili. Sono le immagini generate dal programma organizzato in modo da determinare percorsi non definiti in continua mutazione che, con l’uso di programmi di foto ritocco utili a “fermare”, con un semplice tocco di mouse nel desktop vengono salvate in memoria e rese definitive. Le dieci suggestive immagini, scelte e stampate a grande formato con il plotter in digitale, costituiscono il corpus della attuale mostra che presenta altri lavori del pittore. Rispetto alle esperienze degli anni passati, le composizioni coloristiche di Monastra si sono arricchite di nuovi elementi. Alle esemplificate elaborazioni lineari che conoscevamo si sono aggiunti gli intricati cespugli colorati, le improvvise interruzioni quasi a voler fare il paio con le immagini generate dal suo programma, prodotte dal computer in termini casuali per sovrapposizioni, cancellazioni e scarti. Insomma alla casualità delle immagini generate all’infinito dal Personal computer, grazie alle informazioni programmate negli ultimi mesi di lavoro, quasi a voler risarcire la sua natura e vocazione pittorica, aggiunge la qualità dell’intervento manuale. Pur mantenendo la struttura compositiva, ideata per il programma, risolve l’impianto coloristico con un elemento in più che nessun algoritmo al mondo può, allo stato attuale, sostituire. L’emozione, la gestualità, il rapporto diretto con il colore sono ancora affidati ai pigmenti e non alla luce, che è tutt’altra cosa.
Le esperienze professionali compiute da Carlo Monastra negli ultimi anni, all’interno della Scuola, hanno favorito altri territori di ricerca al lavoro iniziato tanto tempo fa, portandolo all’uso delle CAD-CAM, quelle tecniche di impiego congiunto di sistemi software (insieme di codici sorgente e di dati che forniscono informazioni ad un computer) usati per descrivere, simulare e generare i file necessari allo svolgimento di un dato compito di disegno, per la lettura computerizzata che consente di tradurre le informazioni delle immagini bidimensionali in tridimensionali accorpando le funzioni di fresatura, tornitura, foratura, elettroerosioni, etc., nel campo dell’automazione, della simulazione della robotica. Il ricercatore si muove all’interno della Reverse Engineering, ingegneria inversa ovvero utilizza la possibilità di analizzare un software per realizzare un nuovo programma che, praticamente, faccia la stessa cosa e che consenta di interfacciarsi con il primo, allo scopo di finalizzarlo alla creazione, in modo automatico e soprattutto in tempi brevi. Come è intuibile, il lavoro di programmazione, per crearlo, per mettere a punto il software in grado di far eseguire al computer determinati compiti più o meno complessi, abbisogna di lunghi tempi di elaborazione. In questa fase creativa, dove devono concorrere molti aspetti organizzativi del programmatore d’immagini, Carlo Monastra identifica e determina i compiti che il computer deve eseguire in “blocchi” separati di “istruzioni” e li coordina perché interagiscano tra di loro. Un lavoro non semplice tenendo conto che bisogna superare e risolvere gli “errori di sintassi” che spesso si commettono nella fase di scrittura del programma nel linguaggio scelto. Superare e risolvere gli “errori di logica”, nella fase di progettazione dell'algoritmo (procedimento di risoluzione di un problema), qualche volta difficili da individuare. Spesso si deve ricorrere al “debug”, ovvero l’identificazione dell’errore nel software, nonché altri errori che possono verificarsi nella fase di esecuzione del programma, quando il computer elabora le istruzioni. E ancora, al nostro “ricercatore d’immagini”, attraverso l’uso dell’“animazione tridimensionale” e della “scultura digitale” si aprono orizzonti creativi impensabili o meglio non prevedibili. Software, questi ultimi, utilizzati per la creazione di videogame o lungometraggi di altissima definizione che mimano bene la realtà, restituendo anche una iper realtà rappresentativa di alta suggestione e che ritengo possano essere il futuro prossimo di Carlo Monastra che, parallelamente, continua a dipingere e affida la propria ricerca creativa e le sue suggestive esperienze grafiche anche all’uso del computer che, come viene definito da Umberto Eco, non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, al contrario è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti.
Palermo, 10 Maggio 2013
Nicolò D’Alessandro
(c) copyright 2014/2024 eventiesagre.it