Sutta Scupa presenta
per Napoli Fringe Festival 2015
e col patrocinio del comune di Erice
Scùossa
liberamente tratto da “L’ammazzatore”
di Rosario Palazzolo
adattamento e regia Giuseppe Massa
con Gaspare Balsamo e Simona Malato
6 e 7 giugno 2015, ore 19.00
Ridotto Teatro Mercadante, Napoli (NA)
La Sicilia al Napoli Fringe Festival. Seppur marcatamente presente con la sua lingua, appare trasfigurata «perdendo i contorni del reale per assumere sembianze vagamente orientalizzanti […]. La mafia siciliana in questo senso si è deterritorializzata per lasciare spazio a un male più vasto ed essenziale: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.» (tratto dalle note di regia di Giuseppe Massa).
La compagnia Sutta Scupa il 6 e 7 giugno, alle 19, presenta al Ridotto del Teatro Mercadante di piazza Municipio, “Scùossa”, liberamente tratto da “L'ammazzatore” di Rosario Palazzolo, diretto da Giuseppe Massa che firma anche l'adattamento.
In scena Gaspare Balsamo e Simona Malato, interpreti della storia di Ernesto Scùossa che rivive l’ultimo anno della sua vita: dall’inizio della sua carriera di ammazzatore (killer di professione) fino al momento di definitiva deflagrazione della sua esistenza. Invocati dallo stesso Scùossa, in scena si materializzano gli uomini e le donne che hanno attraversato con lui questo arco di tempo: La Madre, Cartapecora (il boss che lo assolda), Angelo (la sua prima vittima), Katia (la momentanea compagna).
Proprio attraverso la relazione con Katia nella mente di Scùossa si insinua lentamente, scavando come un verme, l’eventualità di una libera scelta, la possibilità di percorrere una strada alternativa, la remota probabilità di riuscire a formulare un pensiero nuovo.
Questo goffo tentativo di rivalsa risulterà, però, vano, perché Cartapecora verrà a imporgli e a ricordargli che, all’interno di questo inferno laico dove l’umano ha lasciato il posto al disumano, nessuna possibilità di espiazione è prevista per un ammazzatore, né tanto meno per le sue vittime.
note di regia
«L’ultimo anno di vita di Ernesto Scùossa, professione killer, o per meglio dire ammazzatore come
lui stesso ha imparato a definirsi. 365 giorni sezionati come se fossero un solo giorno. Chiuso nella casa di famiglia rivive la sua esistenza all’infinito senza possibilità di espiazione. Un percorso drammaturgico circolare che ha sviluppato di contro una visione verticale e verticistica delle cose che ha evidenziato, a sua volta, l’aspetto gerarchico insito nelle relazioni tra Scùossa e il mondo esterno. In scena, invocati dallo stesso Scùossa, appaiono gli uomini e le donne che lo hanno più fortemente influenzato in questo arco di tempo: La Madre, Cartapecora (il boss che lo assolda), Angelo (la sua prima vittima), Katia (la momentanea compagna). Un’unica attrice dà corpo alle parole e alle azioni di tutte queste figure-personaggi diventando in questo modo la proiezione di un’umanità uniforme, ostile, estranea. Concetti come etica e morale sono rimasti fuori dal ring teatrale. La Sicilia (marcatamente presente con la sua lingua) si è trasfigurata, perdendo i contorni del reale per assumere sembianze vagamente orientalizzanti(il Giappone in primis). La mafia siciliana in questo senso si è deterritorializzata per lasciare spazio a un male più vasto ed essenziale: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Scùossa rifiuta la materia, la plastica e i tessuti di cui è composto questo mondo a lui avverso. Un rifiuto che probabilmente ne sottende un altro, quello più
radicale e insondabile, il rifiuto della vita. Scùossa è il fatalismo che incancrenendosi nella mente diventa pessimismo cosmico, cronico. È la miseria. È l’incapacità e l’impossibilità dell’esercizio del
libero arbitrio. È la sconfitta. È il lato tragico, grottesco e comico della morte».
scene e costumi Simone Mannino | luci Rudy Laurinavicius | suono Tazio Iacobacci
assistente scene e costumi Linda Randazzo| assistente alla produzione Elena Amato
Ufficio stampa Anna Marchitelli
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