Mario Lattes e Il Ghetto di Varsavia
per il Giorno della Memoria a Torino
Sabato 28 gennaio, ore 17.30
Polo del ’900 – Sala lettura di palazzo San Daniele
Via del Carmine 14 – Torino
La Fondazione Bottari Lattes - Biblioteca Pinacoteca Mario Lattes e la Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci celebrano il Giorno della Memoria con un appuntamento in programma sabato 28 gennaio al Polo del ’900 di Torino. L’incontro è una riflessione intorno al libro Il Ghetto di Varsavia di Mario Lattes, saggiodocumento scritto da un autore torinese su uno degli aspetti più tragici dell'Olocausto, che si aggiunge alle memorie su Auschwitz di Primo Levi.
L'appuntamento si inserisce all'interno del calendario di incontri, mostre e riflessioni organizzate e ospitate dal Polo del '900 in occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz nel 1945, al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali e quanto accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
Sabato 28 interviene il professor Giacomo Jori (Università della Svizzera Italiana), curatore del volume. Saranno presenti Caterina Bottari Lattes e Adolfo Ivaldi, Presidente della Fondazione Bottari Lattes. Irene Avatano leggerà alcuni fra i significativi brani del testo.
Il Ghetto di Varsavia, scritto nella seconda metà degli anni Cinquanta e rimasto a lungo inedito, è il più completo e ampio saggio sul Ghetto di Varsavia scritto da un autore italiano. Ed è inoltre la toccante testimonianza di un autore che si interroga sul suo destino di ebreo, nonché di uomo e artista nel tempo presente. L’incontro riproporrà fatti e temi affrontati dal libro, in una sede, il Polo del ’900, che custodisce elementi importanti della memoria storica d'Italia e d’Europa.
Saranno ripercorsi i tragici avvenimenti di quel periodo, dalla resa di Varsavia nel 1939, ai massacri dell’aprile del ’42, facendo riferimento ai documenti tedeschi, ebraici e alle testimonianze edite e inedite riprodotte nel volume. Mario Lattes, infatti, fu il primo in Italia e fra i primi al mondo a usare per il suo libro le fonti storiche conservate negli Archivi di Varsavia. Come sostiene il grande autore, scrivere sul Ghetto di Varsavia significa «dimorare nella morte» e «capire di non intenderla».
La casa editrice Einaudi, nel 1963, nonostante un contratto firmato, scelse di non pubblicare il libro.
L’introduzione del volume, pubblicato nel 2015 da Edizioni Cenobio, studia le ragioni di tale diniego, nei riguardi di un libro che, come ebbe a riconoscere uno dei protagonisti del dibattito in casa editrice, “toglie ogni mitologia ai fatti”.
Il Ghetto di Varsavia è stato presentato in Italia e all'estero: all'Istituto Italiano di Cultura di Varsavia (27 gennaio 2015); al Salone del Libro di Torino (16 maggio 2015), alla Comunità Ebraica di Torino (19 novembre 2015), all’Università della Svizzera Italiana USI-Lugano (4 dicembre 2015), alla Biblioteca Civica di Acqui Terme (29 gennaio 2016), alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d'Alba (29 aprile 2016) e all'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles (27 settembre 2016).
Info:
Fondazione Bottari Lattes – Biblioteca Pinacoteca Mario Lattes
0173.78982 – 0173.78646 archiviobiblioteca@fondazionebottarilattes.it; segreteria@fondazionebottarilattes.it
MARIO LATTES
Mario Lattes (Torino 1923-2001), pittore, scrittore ed editore, è stato un personaggio di spicco nel mondo culturale del capoluogo piemontese del secondo dopoguerra e del nostro passato prossimo. Ebreo laico, uomo solitario e complesso, la sua arte risente delle vicende e della psicologia di questo popolo: umorismo amaro e sarcastico, pessimismo e lontananza. Torino, però, è sempre stata la sua unica e vera città.
Durante il periodo bellico sfugge alle leggi razziali e si unisce alle truppe alleate in qualità di interprete. Dopo la Seconda guerra mondiale si avvia alla pittura e si dedica alla casa editrice torinese Lattes, fondata nel 1893 dal nonno Simone.
Nel 1960 si laurea in Filosofia a Torino, con una tesi in storia contemporanea sul ghetto di Varsavia.
Collabora con scritti e disegni a “Il Mondo”, alla “Fiera letteraria” e alla “Gazzetta del Popolo”. Con un gruppo di amici (Vincenzo Ciaffi, Albino Galvano e Oscar Navarro) nel 1953 fonda la rivista “Galleria” che dall'anno seguente, con il titolo “Questioni”, diventa voce influente del mondo culturale piemontese e non solo. Vi partecipano intellettuali italiani e stranieri come Nicola Abbagnano, Albino Galvano e Theodor Adorno.
La sua pittura, dopo un iniziale periodo informale, è sempre stata figurativa, con valenze visionarie e fantastiche, tale da evocare illustri discendenze, da Gustave Moreau a Odilon Redon a James Ensor. La pittura, le incisioni e i romanzi sono legati da un forte filo di comunanza, talvolta anche nella scelta di soggetti identici, trasfigurati dalla diversità dei mezzi espressivi. Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino, a testimonianza delle maturate esperienze artistiche. Negli anni Cinquanta allestisce personali a Torino, Roma, Milano e Firenze e partecipa con successo a due edizioni della Biennale di Venezia. Segue una regolare attività espositiva in tutta Italia.
Tra il 1959 e il 1985 pubblica diversi romanzi, tra cui: La stanza dei giochi (Ceschina, 1959), Il borghese di ventura (Einaudi, 1975; Marsilio, 2013), L'incendio del Regio (Einaudi, 1976; Marsilio, 2011), L'amore è niente (Editore La Rosa, 1985), Il castello d'acqua (Aragno, 2004) postumo.
La casa editrice Lattes fu per lungo tempo punto di riferimento per la formazione scolastica italiana; di grande rilievo è stata l’antologia illustrata con i disegni di Mario Lattes per i ragazzi delle Medie. A seguito della riforma della scuola media unica nel 1963, Mario Lattes dà vita a una pubblicazione semestrale dedicata agli insegnanti dal titolo “Notizie Lattes”.
Dopo la sua scomparsa, importanti istituzioni gli hanno dedicato antologiche e retrospettive, si ricorda, in particolare, la grande rassegna Mario Lattes. Di me e d’altri possibili, curata da Marco Vallora presso l’Archivio di Stato di Torino nel 2008, che ben ha messo in luce i diversificati interessi dell’artista e i variegati aspetti della sua intensa ricerca.
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