Il 16 e 17 Novembre 2019 a Ovodda (NU) torna Ungrones de Bidda con Autunno in Barbagia - Segui la tua Passione. Scopri la Tradizione.
Il passaggio ininterrotto dei popoli che hanno attraversato il territorio di Ovodda ha lasciato dietro di sé molte storie da raccontare: come quella della via oviante, via della transumanza su cui si spostavano le greggi dalle montagne alle pianure, o quella della strada romana che passava attraverso le Barbagie percorrendo il versante occidentale del Gennargentu.
Le numerose domus de Janas e i menhir superstiti nelle vicinanze del rio Aratu testimoniano la presenza delle civiltà autoctone che abitarono l’area nella preistoria. Risalgono all’età del Bronzo 4 tombe dei giganti e circa 10 nuraghi, costruzioni simbolo dell’antica civiltà sarda.
Durante l’epoca romana lungo la strada ab Ulbia Caralis (da Olbia a Cagliari) venne costruito un villaggio in località Domus Novas di cui oggi si possono ancora vedere i resti.
Con la fine dell’impero romano si perdono le tracce delle genti che vissero in queste terre fino all’epoca giudicale quando la villa de Ovolla faceva parte del Giudicato d’Arborea ed era compresa nella curatoria della Barbagia di Ollolai. A seguito della guerra tra i re sardi e la corona d’Aragona che si concluse con la sconfitta del Giudicato, nel 1420 tutta l’Isola passò sotto il diretto governo dei catalano-aragonesi. Gli ovoddesi, così come molti abitanti dei villaggi vicini, non abbandonarono le ostilità contro gli invasori che dovettero affidare il feudo ai discendenti del casato d’Arborea sotto i quali le popolazioni mantennero un certo grado di autonomia.
L’abbandono del centro di Oleri (forse a causa della peste che nel XV secolo dilaniò l’Isola) provocò la contesa da parte delle ville confinanti di Ovodda e Gavoi. La questione fu risolta con l’atto che disponeva la divisione delle terre tra i due centri, firmato il 23 maggio 1473 alla presenza del marchese di Oristano Leonardo Alagon. Quest’ultimo guidò la battaglia contro gli iberici nel tentativo di ristabilire il governo indipendente dell’Isola in continuità con il giudicato d’Arborea. Le maggiori forze disposte dal viceré Carroz ottennero la vittoria a cui seguì la confisca delle terre, la prigionia e la morte del marchese.
In seguito il feudo di cui faceva parte Ofolla (così chiamata in un documento del 1499) passò sotto il dominio di diverse famiglie nobiliari che imposero pesanti tributi. Con il passaggio del regno sardo ai Savoia, nel 1720, furono confermati i privilegi feudali. L’ultimo casato fu quello dei Tellez Giron con cui si aggravarono le condizioni di povertà della popolazione che si liberò della signoria nel 1839 pagando il riscatto del feudo.
Dal 1927 il paese entrò a far parte della provincia di Nuoro. A partire dagli anni Sessanta si affermarono nuove prospettive economiche con la costruzione delle dighe sul fiume Taloro, per lo sfruttamento dell’energia idroelettrica, che portarono alla realizzazione del bacino artificiale del Cuchinadorza, divenuto un’importante risorsa paesaggistica.
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