Il 23 giugno è la notte di San Giovanni, la notte magica per eccellenza, la notte nel corso della quale, complice la forza magnetica sviluppata dalla congiunzione solstiziale d’estate, si realizza la “giunzione stretta” fra reale-razionale e fantasia-magia. Quale occasione più opportuna, allora, per abbandonarsi alla speranza, per levare speciali preghiere acciò possa ripetersi… il miracolo? Proprio quello che per tanto tempo, con tanto ardore, abbiamo bramato si avverasse?
Al fine di favorire la creazione di tutte le condizioni perché ciò succeda l’associazione culturale Terra delle Gravine dà vita ogni anno ad una propria Notte di San Giovanni.
Per l’edizione del 2016 faremo ritorno in campagna, il catino naturale entro cui la ricchissima cultura popolare legata a questa notte è stata generata ed è poi maturata in una incommensurabile moltitudine di manifestazioni locali.
Abbiamo pertanto scelto un luogo fra i più suggestivi della Terra delle Gravine, da poco tempo restituito, grazie alla sensibilità dei proprietari, i fratelli Fischetti, e alla fattiva collaborazione dell’amministrazione comunale di Statte, alla fruizione pubblica: Masseria Todisco.
Eretta in forma di masseria-castello in ossequio al revival neo-gotico di fine Ottocento, a strapiombo su uno dei rami che originano la gravina di Mazzaracchio, essa costituisce uno degli esempi di architettura rurale monumentale di maggior rilievo nella nostra provincia. Le sue travagliate vicende sono scandite da quelle delle famiglie che l'hanno posseduta, a partire da quella eponima, i Tedesco, passando quindi per i Marini che ne entrarono in possesso al principio del ‘700, sino a quelle che l’hanno definitivamente rilanciata, i Calò (per gran parte del Settecento) ed infine i D’Ayala, che l’hanno detenuta dagli inizi dell’Ottocento sino alla seconda metà del Novecento.
Masseria Todisco è pertanto un luogo speciale per la sua monumentalità, ma nel corso della serata cercheremo di arricchirla di ulteriori contenuti.
Cominceremo col parlare della masseria, ne spiegheremo il funzionamento, ne ricorderemo le vicende, cercheremo di comprenderne i possibili destini a venire. Ma andremo ancora oltre. Soprattutto, la narraremo, superando anche l’angustia e l’aridità di date e di personaggi succedutisi al suo possesso. E’ al suo interno che collocheremo, infatti, il nostro esperimento narrativo dal titolo
SANGUE DEL MIO SANGUE .
L’azione ha luogo la sera del 5 ottobre 1757, poco dopo che esalasse l’ultimo respiro di vita don Pietro Calò. Ad attenderlo in un aldilà che è una sorta di anticamera in cui si attende il finale giudizio divino, troverà suo padre, don Ciccio. Il buon Dio non avrebbe potuto forgiare genitore e figlio in maniera più difforme: gran lavoratore e (soprattutto) gran faccendiere, nonché sempre accorto al progresso sociale della famiglia, il genitore; crapulone incallito e donnaiolo impenitente, dedito ad ogni sorta di vizio, il figlio.
Liberi da convenzioni e da vincoli formali, i protagonisti, per motivi ben differenti, della vita sociale ed economica della Taranto della loro epoca possono finalmente dirsi in faccia quel che di indicibile ciascuno ha pensato dell’altro, serbandolo in cuor proprio nel corso della rispettiva vita terrena. Nulla è escluso nel serrato scambio verbale, compresi il rinfaccio ed il rimpianto per una relazione che si era desiderato fosse corsa differentemente, ma anche l’imprescindibilità dei legami di sangue.
Non sapremo mai, ovviamente, se i due abbiano in effetti avuto occasione di incontrarsi in una qualsivoglia vita ultraterrena: noi abbiamo immaginato ciò avvenisse scegliendo per l’occasione un luogo particolarmente pregnante come appunto Masseria Todisco, che fu una creatura dell’infaticabile azione di don Ciccio. Alla cronaca ed alla realtà storica si coniuga la fantasia letteraria che immagina aver essa stessa costituito una sorta di isola felice entro la quale l’anziano magnate si rifugiava per placare le sue ossessioni, come l’insaziabile brama di ricchezza, la smania di riconoscimento nobiliare, la presunzione di superiorità, ma anche per guarire dalle ferite dell’anima, come la sua frustrazione, la delusione per un figlio non proprio all’altezza delle sue aspettative, sino alla drammatica fine della sua esistenza. Tutto vissuto all’interno della mole merlata della sua Todisco!
Il testo è un’elaborazione e riadattamento delle raccolte di racconti tarantini pubblicate da Vincenzo Antonio Greco nei suoi romanzi storici, DON PIETRO E’ MORTO e LE NOTTI DI MASSERIA VALLENZA.
La drammatizzazione sarà a cura della Compagnia Narrante della Terra delle Gravine con Vincenzo Antonio Greco (nel ruolo di Don Ciccio) e Nando Fiorenza (nel ruolo di Don Pietro), accompagnati dagli interventi di diverse altre anime, vaganti pur esse in questo immaginario spazio di mezzo: Francesco Di Bartolomeo, Assuna Boccardi, Isabella Fanizza, Antonio Renò, Maria Pia Palazzo; l’allestimento dei costumi è a cura di Terry Silvestro .
L’azione verrà preceduta, accompagnata e seguita dalle melodie di Mario Donatiello, la più sincera espressione della indie-folk-music tarantina.
La visita alla masseria avrà luogo a partire dalle ore 19, l’inizio dello spettacolo alle 20.
Per raggiungere Masseria Todisco (coordinate GPS : 40.553638, 17.243340): lungo la statale 172 Taranto-Martina Franca prendere la provinciale 46, direzione Statte, la prima dopo l’uscita per l’ospedale Moscati- Nord.
Ingresso libero.
Info: Antonio Greco 328286221
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