CON UNA MOSTRA OMAGGIO CHE PROPORRA’ ANCHE OPERE FINORA INEDITE AL PUBBLICO, PORDENONE ANTICIPA LE CELEBRAZIONI PER IL DECENNALE DELLA SCOMPARSA DI CARMELO ZOTTI. SI INTITOLA INFATTI “CARTE INEDITE 1952/2007” L’ESPOSIZIONE ANTOLOGICA CHE SI APRE SABATO 26 NOVEMBRE ALLA GALLERIA SAGITTARIA (INAUGURAZIONE ORE 17.30), REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON L’ARCHIVIO CHE TROVA SEDE NELLA CASA -STUDIO DELL’ARTISTA.
Parte da Pordenone il ricordo di Carmelo Zotti, artista di riferimento della scena pittorica contemporanea, legato a molte città e latitudini italiane: triestino di nascita, ha trascorso a Napoli la sua gioventù, si è formato a Venezia e dal cuore della laguna si è affermato a livello nazionale e internazionale, alimentando la sua arte con il confronto e le molteplici esperienze in Egitto, in India, in Birmania e in Messico. Si spegneva a Treviso nel maggio 2007: proprio in vista del decennale gli dedica un’affettuosa e straordinaria esposizione il Centro Iniziative Culturali Pordenone, che ha riunito, in stretta sinergia con l’Archivio Carmelo Zotti, ben 145 opere di Carmelo Zotti composte in oltre 50 anni. Per l’ampia antologica della Galleria Sagittaria al Centro Culturale Casa A. Zanussi di Pordenone - intitolata “Carmelo Zotti. Carte inedite 1952/2007”, visitabile dal 26 novembre (con inaugurazione sabato 26 novembre, ore 17,30) al 26 febbraio 2017 - sono state selezionate le “carte inedite”, proposte a Pordenone in anteprima assoluta: opere finora sconosciute al pubblico, perché provenienti dal suo studio o da collezioni private dove erano rimaste fino ad oggi. «Grande pittore, uomo buono e gentile - lo ricorda Maria Francesca Vassallo, Presidente del CICP – Questa mostra arriva al culmine di una lunga ricerca aprendo cassetti e cartelle che riempiono all'inverosimile ogni spazio disponibile dell'Archivio a lui dedicato. Un luogo raccolto, in un labirinto di spazi, dove lui c'è, tra opere evocative, oggetti e tracce sedimentate della sua vita. Una presenza sospesa, e non ancora del tutto svelata». «In esposizione il pubblico troverà – spiega il curatore della mostra, Giancarlo Pauletto – opere e carte anche di grandi dimensioni, in cui l’artista dà vita ad una prima ipotesi di lavoro, a volte con iterazioni e commistioni che sono come le varianti di un poeta attorno alla cadenza dei suoi versi, efficaci spie del suo agire; spesso esse verranno riprese in opere ad olio, in altri casi rimarranno nel loro stato originario. Inedite sono la maggior parte delle opere esposte: va sottolineato, una mostra quindi di grande interesse storico, che rimanda al 1975, anno in cui il pittore fu presente a Pordenone con un’esposizione rappresentativa del suo momento più maturo e significativo nel contesto della nuova generazione pittorica».
Aggiunge la curatrice dell’Archivio Zotti Brigitte Brand: «Quella di Pordenone è la prima grande mostra antologica dedicata all’artista a ridosso del decennale dalla scomparsa e riprende il testimone della fortunata esposizione al Museo Correr di Venezia. Per la prima volta le opere inedite escono dall’Archivio, oltre un centinaio di grandi carte affiancate da una decina di opere prestate da collezionisti privati. Le ‘carte’ rappresentano il momento di massima libertà espressiva per l’artista: custodiscono con spontaneità l’idea e l’ispirazione, non si tratta di semplici schizzi o di elementi preparatori, ma di opere compiute».
“Carmelo Zotti. Carte inedite 1952/2007” si preannuncia dunque come un importante evento espositivo, promosso dal Centro Iniziative Culturali Pordenone con l’Archivio Zotti, e sostenuto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dalla Provincia e dal Comune di Pordenone, con Euromobil, Crédit Agricole FriulAdria, Fondazione Crup ed Electrolux. L’evento è coordinato della presidente del CICP Maria Francesca Vassallo e curato dal critico d’arte Giancarlo Pauletto.
Orari di visita: da maryedì a domenica, dalle 16 alle 19.
Chiuso 8, 24, 25, 26 e 31 dicembre 2016, 1 e 6 gennaio 2017.
Info:
Tel 0434 553205
Web: www.centroculturapordenone.it
Catalogo in Galleria
Carmelo Zotti, carte inedite 1952/2007. Dal testo del curatore Giancarlo Pauletto
Questa mostra è un grande racconto che si svolge attraverso segni ora drammatici ora più riposati, ma sempre di grande pregnanza e funzionalità iconica; attraverso colori ora trasparenti e piani, ora di corrusca vitalità simbolica, a volte quasi biologica nella sua icastica emergenza: sempre gli strumenti tecnici di Zotti hanno una funzionalità totale ai temi, alle figure, il loro vitalismo non pecca di autocompiacimento, non sono funzione di se stessi, e l’appassionata riflessione sulla vita che l’autore ci mette di fronte, nonché essere evasiva, è al contrario un richiamo fortissimo alla nostra responsabilità di uomini dentro il flusso della vita e del tempo. Perché è appunto in noi, nella nostra vita, che la storia esiste e si specchia (…) Una chiave per leggere le carte che noi oggi possiamo osservare sui muri della “Sagittaria” è quel “teatro dei sentimenti” nucleo fondante dell’arte di Zotti: un luogo di accadimenti, un palcoscenico su cui l’artista, assieme a noi, osserva i movimenti della vita, ne considera il peso, cerca di attribuire loro un sia pur provvisorio significato.
E gli attori fondamentali, in questo teatro, sono due, sono un uomo e una donna.
Spesso sono un uomo e una donna senza altri attributi, due figure che Zotti intitola spessissimo “Coppia”, volendo indicare che tra esse corre un rapporto consapevole, in qualche modo dichiarato: e ancora spessissimo, anzi, si può dire sempre, si vede come si tratti di un rapporto problematico, spesso detto, in queste carte, senza la pronunciata presenza di uno sfondo scenografico, sia esso il monte, la torre, la piramide, o tutti questi elementi assieme come capita invece quasi sempre nella pittura.
E certo questo è da attribuire al fatto che le “carte” sono comunque studio e prova, anche quando si tratti, come in Zotti, di brani che, nel modo loro proprio, appaiono perfettamente compiuti (…) Nulla di strano che in tutte queste situazioni i corpi siano rappresentati nella loro nudità: perché nella nudità è il grado minimo di possibile nascondimento, finzione, menzogna: dunque nella nudità l’indagine può darsi al massimo della sua ricerca di verità.
Carmelo Zotti, carte inedite 1952/2007. Dal testo dello storico dell’arte Fulvio Dell’Agnese
Di Carmelo Zotti colpiva inevitabilmente la fisicità. Una corporatura imponente, un’aura di forza che vibrava morbida anche nella voce e che avrebbe potuto incutere soggezione; non fosse stato per le scintille di sorriso che gli brillavano negli occhi e ti facevano capire, come un cenno d’intesa fra bambini: “è tutto uno scherzo”. E come il loro autore (Autoritratto, 1953) anche gli attori della pittura di Zotti hanno una solida presenza scenica, perfino quando sono Acrobati in riposo (1984), sdraiati a elastico colloquio con i propri muscoli; ma pur conoscendo momenti di solenne volumetria, essi eludono costantemente la definitiva affermazione della corporeità, che rimane anzi dimensione sofferta. Soprattutto nei lavori su carta. Nelle carte, rispetto alle tele, sembra che il pittore ci lasci sbirciare all’interno del suo studio da uno spiraglio poco più largo d’una fessura, dello spessore dei fogli nella loro stratificazione. La sensazione è quella di trovarsi più prossimi allo slancio iniziale della creazione, alla precaria definizione di forme spesso destinate, nella sua pittura, a successive, continue rivisitazioni nel farsi dell’opera (…) Uscite con discrezione dallo studio di Carmelo, queste carte rappresentano dei lembi di quelle “pareti grigie, affaticate”; segno e colore vi si sono riversati ogni giorno con energia, ma a vederle riunite insieme, ora, fanno pensare a superfici su cui si siano depositate con naturalezza, senza rumore, le tracce di una persona e dell’unico suo possibile modo d’essere: “Disegni… Sillabe del tempo che ha scavato solchi in quella specie di caverna, […] o semplicemente di vano riempito d’ombre”.
Carmelo Zotti, note biografiche. Nasce a Trieste nel 1933 da padre istriano e madre cipriota. Trascorsa l’infanzia nella città natale e successivamente a Napoli nel 1945, si trasferisce a Venezia dove, allievo di Bruno Saetti, frequenta l’Accademia di Belli Arti. Nel 1954, rivelandosi tra i giovani artisti più promettenti, vince il primo premio dell’Opera Bevilacqua La Masa; del 1956 è la sua prima partecipazione, con tre dipinti, alla Biennale di Venezia mentre nel’ 58 consegue il primo premio alla Biennale Internazionale dei giovani e nel’64 il premio Longo alla Biennale di Venezia. Riconoscimenti, questi, che inaugurano una lunga e prestigiosa attività espositiva che, oltre a vederlo presente nelle più importanti rassegne nazionali e internazionali, è costellata da numerose personali tra cui si ricordano la retrospettiva alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna Cà Pesaro di Venezia (1995), l’antologica alla Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate (1998), l'antologica al Museo della Permanente di Milano (2007), l'antologica al Museo Correr di Venezia (2009) e al Museo di S.Caterina di Treviso (2013) .
La pittura di Zotti sin dagli inizi si è slegata dalle modalità provinciali per assumere presto un timbro europeo, soprattutto in direzione simbolico-surreale. A Venezia è nata la propensione di Zotti verso un mondo mitico e favoloso segnato da una riconquistata protomediterraneità; propensione, questa, che l’Artista ha accentuato con le molteplici esperienze in Egitto, in India, in Birmania e in Messico, e favorita già negli anni dell’Accademia dalla vicinanza di un maestro come Saetti, che lo orientò ad una decantazione irreale e sontuosa del colore, di memoria bizantina.
Il temperamento emotivo e sensuale di Zotti lo ha portato da prima ad accentuare il simbolismo segnico e cromatico con un pittura basata su impulsi psichici e “memorie” filtrate attraverso la cultura orientale. Quindi, a partire dalla metà degli anni Sessanta, la sua peculiare maniera si è sempre più delineata in una rievocazione, in chiave onirica e metafisica, di un mondo favoloso ricco di ancestrali richiami, in cui alcuni elementi simbolici (la piramide, la sfinge, l’elefante) si ripetono in variazioni ora liriche ora mostruose. Successivamente Zotti ha reso più nervoso e libero il segno, più acceso e sciolto il colore, imprimendo un carattere espressionista alle sue rappresentazioni, che continuano per altro ad ispirarsi ad un mondo intimo fatto di personali esperienze, divisionarie e mitiche trasfigurazioni. Un progressivo coerente sviluppo di un’azione pittorica che trova conferma nella serietà del suo impegno umano, negli alti risultati di volta in volta conseguiti. Col passare degli anni la maturazione artistica ed esistenziale di Zotti ha portato la sua pittura a seguire modi e tempi del tutto autonomi, quasi contro corrente, elaborando un linguaggio certamente non omologabile, in cui figurazione e astrazione, memoria e storia, convivono sin dall‘inizio felicemente. Ha tenuto la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1973 al 1990. Il 16 maggio del 2007 muore nella sua casa di Treviso mentre era ancora in corso l’antologica a lui dedicata nella Galleria Civica di Palazzo Loffredo a Potenza.
PORDENONE - Visitabile fino a sabato 26 febbraio, alla Galleria Sagittaria di Pordenone, la grande antologica “Carmelo Zotti. Carte inedite 1952/2007”, per iniziativa del Centro Iniziative Culturali Pordenone, che ha riunito, in stretta sinergia con l’Archivio Carmelo Zotti, ben 145 opere di Carmelo Zotti composte in oltre 50 anni. Grande successo di pubblico in questi mesi per il primo omaggio espositivo nel decennale della scomparsa del grande Maestro legato a molte città e latitudini italiane. Triestino di nascita, CarmeloZotti ha trascorso a Napoli la sua gioventù, si è formato a Venezia e dal cuore della laguna si è affermato a livello nazionale e internazionale, alimentando la sua arte con il confronto e le molteplici esperienze in Egitto, in India, in Birmania e in Messico. Si spegneva a Treviso nel maggio 2007. “In esposizione il pubblico trova – spiega il curatore della mostra, Giancarlo Pauletto – opere e carte anche di grandi dimensioni. Inedite sono la maggior parte delle opere esposte: va sottolineato, una mostra quindi di grande interesse storico, che rimanda al 1975, anno in cui il pittore fu presente a Pordenone con un’esposizione rappresentativa del suo momento più maturo e significativo nel contesto della nuova generazione pittorica”.
Orari di visita: da martedì a domenica, dalle 16 alle 19
Info: tel 0434 553205 www.centroculturapordenone.it
Catalogo in Galleria
“Carmelo Zotti. Carte inedite 1952/2007” è promosso dal Centro Iniziative Culturali Pordenone con l’Archivio Zotti, e sostenuto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dalla Provincia e dal Comune di Pordenone, con Euromobil, Crédit Agricole FriulAdria, Fondazione Crup ed Electrolux. La mostra è coordinata della presidente del CICP Maria Francesca Vassallo e curata dal critico d’arte Giancarlo Pauletto.
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