Akbar. Il Grande Imperatore dell'IndiA
dal 23 Ottobre 2013 ' al 3 Febbraio 2013
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L'arte e l'architettura del subcontinente indiano da sole potrebbero bastare per costituire un capitolo vastissimo e tra i più affascinanti della storia dell'Umanità. Il dato forse più significativo è che fin da quando i musulmani comparvero stabilmente in India, nel XII secolo, passando per l'Asia centrale, si trovarono a confrontarsi con la cultura artistica hindu, ma anche jainista e buddista, completamente diversa, sia nell'impiego di materiali che nelle strutture architettoniche.
Dalla fusione di tradizioni diverse, ma non incompatibili, ebbe dunque la sua origine e originalità l'arte e l'architettura indoislamica, il cui periodo d'oro coincise con quello della dinastia Moghul, una stirpe di conquistatori (1526'1858, anche se lo stato unitario si esaurisce nel 1707), che diede vita a un impero più grande dell'attuale India, spostandosi verso la Persia, dapprima a Kabul e poi a Delhi e successivamente ad Agra.
Akbar (1542'1605), “Il più grande”, fu uno dei più potenti sovrani dell'India e del mondo, appartenente alla dinastia Moghul, figlio di Humayun e nipote di Babur, che si diceva discendente di Chingis Khan e di Tamerlano. Non v'è dubbio che Akbar diede al suo regno (1556'1605) prima di tutto l'unità territoriale, supportata da un potere statuale centralizzato e da un'amministrazione riformata in grado di dar vita a una fase di prosperità economica, una stabilità politico'militare, accompagnata da quella sociale e da un forte rinnovamento culturale e spirituale.
Diventato imperatore a soli tredici anni, non gli si poté insegnare a leggere e scrivere; Akbar rimase così analfabeta, ma ciò non gli impedì di sviluppare un gusto e una passione per le arti: pittura, musica, letteratura e architettura venivano coltivate a corte con grande entusiasmo ed eclettismo.
Akbar avviò una politica di grande apertura culturale, filosofica e religiosa, che valse al sovrano la possibilità di conoscere in modo approfondito la tradizione hindu, di valorizzarla e di farne, insieme al rispetto delle varie religioni autoctone ed etnie, fattori fondamentali del proprio successo politico e di consolidamento del proprio potere. Spinto dalla sua tolleranza religiosa puntò alla creazione di una fede sincretista, che fondesse l'islam e l'induismo. Per raggiungere tale obiettivo chiamò vari esponenti di ogni origine e credo presso la sua corte nominandoli ministri, eliminò la tassa imposta ai non musulmani (jizya) e volle allearsi con l'antica stirpe di guerrieri hindu (rajput), sposando, in prime nozze, Hira Kunwari, nota anche col nome semi mitico di Jodha, figlia del Raja Bharmal di Amber, che poté continuare a praticare l'induismo anche nella corte islamica
dei Moghul.
La tolleranza e il rispetto per le differenti religioni autoctone e per le etnie si rispecchiavano, oltre che nella vita privata e pubblica di Akbar, anche nelle costruzioni architettoniche del suo regno, in particolar modo nella capitale dell'impero, la Città della Vittoria (Fathpur Sikri), dove, dopo la nascita del primogenito (1569), si trasferì con tutta la sua corte. Akbar riprese inoltre le arti importate dal padre Humayun, grazie agli artisti persiani, e con alcuni pittori diede vita a un vero e proprio centro di arti pittoriche frequentato da più di cento aiutanti per la realizzazione di opere di incomparabile bellezza, il cui particolare stile si diffuse in tutte le province del regno.
L'enorme impulso che diede Akbar alla cultura del suo regno pare associarlo ad altre rare figure della storia dell'Umanità, come l'imperatore Qianlong, il quale riuscì in un tempo e in un contesto totalmente differente (Cina, 1711'1799) a incarnare un modello di tolleranza religiosa e di vigore artistico, e al quale la Fondazione Roma Museo ha dedicato nel 2007'2008 una mostra grandiosa, dal titolo “Capolavori dalla città proibita. Qianlong e la sua corte”. Pur con le dovute diversità, entrambi furono grandi interpreti delle loro epoche e moderni anticipatori dell'idea di un'unità sia territoriale che politica e culturale, come garanzia per un potere forte basato sulla tolleranza e sul concetto di pietas e non sull'oppressione. Perseguendo una strada non convenzionale per l'epoca, con grande fermezza e dignità, Akbar si fece portatore della politica della tolleranza; come sosteneva il politico e filosofo, nonché guida dell'India, Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma, e che sembra, a distanza di tre secoli, riassumere la straordinaria personalità di Akbar: “Non è la letteratura né il vasto sapere che fa l'uomo, ma la sua educazione alla vita reale. Che importanza avrebbe che noi fossimo arche di scienza, se poi non sapessimo vivere in fraternità con il nostro prossimo'”.
Dopo quella organizzata dalla Asia Society a New York, nel 1985'1986, concentrata solo su una parte del regno di Akbar, la Fondazione Roma promuove la prima mostra, in un contesto nazionale e internazionale, a essere presentata al pubblico per la completezza di analisi della figura del Grande Akbar e delle arti, rappresentative sia della sua vita privata che politica, sviluppatesi durante tutto il suo governo.
L'intero percorso espositivo risplende della bellezza delle oltre centotrenta opere, mai così ricche di storia e fascino, diverse per tipologia e materiali; spaziano da raffigurazioni dell'epoca (tempere e acquerelli, arricchiti con l'oro, dipinti, illustrazioni di libri) a manufatti per la vita quotidiana e per i viaggi in Occidente (rarissimi frammenti di tessuti, antichi tappeti, coperte nuziali, portagioielli, cassettoni finemente intarsiati d'avorio, ottone e madreperla, e armi da combattimento o da parata, tempestate di pietre preziose o intarsiate di avorio, legno e velluto). A corredo della mostra e a testimonianza dello splendore della Città della Vittoria, è possibile ammirare e ripercorrere la ricostruzione di una delle moschee di Fathpur Sikri ispirata a quella di Jami Masjid; la vicinanza con il contesto che ha ispirato gli autori delle opere esposte per questa occasione, seppur simulata attraverso la ricostruzione di ambienti, arredi e oggetti originali della vita di corte del grande imperatore, vuole assolvere un'importante funzione didattica, che avvicini e aiuti lo spettatore a entrare in contatto il più possibile diretto con quello che fu lo straordinario regno di Akbar; governato, come in ogni grande epoca di rinascita, dall'idea del Bello, inteso come espressione suprema dell'armonia e dell'equilibrio, principio ispiratore di sentimenti positivi, quali il bene e la tolleranza.
L'esposizione segna un'ulteriore tappa del lungo cammino già intrapreso dalla Fondazione Roma, che mi onoro di presiedere, e volto a esplorare “mondi lontani”, caratterizzati da alti profili culturali e particolarmente dal concetto che la cultura è lo strumento principale per la promozione del dialogo tra differenti civiltà e modi di vivere dell'Umanità; non senza il coinvolgimento di famosi studiosi e appassionati provenienti da ogni dove, come anche delle massime istituzioni museali europee e mondiali. A rinnovare il prestigio e la fiducia conquistata dal Museo Fondazione Roma nel corso degli anni, nel circuito nazionale e internazionale, stanno, infatti, i numerosi prestiti richiesti per la mostra su Akbar e provenienti da alcuni tra i più noti e qualificati musei al mondo, come il National Museum di New Delhi, il Metropolitan Museum di New York, il British Museum e il Victoria and Albert Museum di Londra, il Museo del Bargello di Firenze e il Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma.
Ideare, progettare e realizzare una mostra così grande e che offra un vasto spaccato di civiltà indiana, il più rappresentativo, forse, di quell'India misteriosa, ricchissima e affascinante, che la maggior parte del pubblico potrà riconoscere nella figura del più grande imperatore Moghul e della sua corte, dei raja e dei maharaja, e che fu meta di esploratori, mercanti, conquistatori e artisti che giungevano da tutto il mondo, è stata una sfida avvincente e stimolante, che la Fondazione Roma e la Fondazione Roma'Arte'Musei, suo braccio operativo in ambito culturale e artistico, hanno accolto e seguito per anni fino alla sua realizzazione.
La Fondazione Roma compie quindi un altro importante passo in avanti all'interno del lungo percorso interculturale e interreligioso intrapreso da tempo e concretizzato attraverso la promozione di mostre ed eventi a esse correlati, aprendo nello specifico una porta verso l'Oriente, dopo la Cina e il Giappone – si ricordi l'altra grande mostra dedicata al maestro dell'ukiyoe, Hiroshige, nel 2009 – e ora con l'India. Paesi la cui crescita fa da protagonista nell'economia e nella politica contemporanea e con i quali è auspicabile dialogare intensamente sulla base della conoscenza delle reciproche culture e del reciproco rispetto. Il dialogo e la tolleranza per le diversità sia di credo che di appartenenza etnica, centrali nella politica di Akbar, ancor più oggi si dimostrano quali pilastri per un mondo maturo e cosmopolita, che sappia accogliere le grandi trasformazioni storiche e culturali con tolleranza e sappia gestire la complessità che ormai caratterizza la società contemporanea. Fortemente consapevole del ruolo svolto nel suo territorio di riferimento e non solo, la Fondazione Roma accoglie quindi nei suoi spazi espositivi diverse culture, tradizioni, arti e religioni; abbraccia e promuove il dialogo tra civiltà lontane in un unico luogo portatore di messaggi legati al passato ma fortemente rivolti al presente, nell'auspicio sincero che questo lavoro possa consentire, attraverso la conoscenza, di creare le premesse per un mondo migliore per le future generazioni.
Emmanuele Francesco Maria Emanuele
Presidente Fondazione Roma
GRANDE ATTESA
Akbar. Il Grande Imperatore dell'IndiA
a cura di Gan Carlo Calza
Roma, Museo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra
23 ottobre 2012 ' 3 febbraio 2013
La Fondazione Roma offre al pubblico un'esposizione dedicata all'imperatore dell'India Akbar (Umarkot, 1542 ' Agra, 1605), uno dei più grandi sovrani della storia. Una mostra mai realizzata prima in Italia e unica al mondo per il numero delle opere presentate (oltre 130) e per la completezza temporale, dal momento che copre l'intero regno dell'imperatore. L'ultima esposizione sul tema fu realizzata a New York dalla prestigiosa Asia Society nel 1985'86, con circa 80 opere in mostra relative agli anni 1571'1585.
La mostra Akbar. Il Grande Imperatore dell'India, promossa dalla Fondazione Roma ed organizzata dalla Fondazione Roma'Arte'Musei con Arthemisia Group, sarà ospitata nelle sale del Museo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra, dal 23 ottobre 2012 al 3 febbraio 2013.
L'evento è patrocinato dal Mibac – Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è realizzato grazie al coinvolgimento dell'Ambasciata d'Italia a New Delhi e dell'Ambasciata dell'India a Roma.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Roma: «Questa mostra ha un significato particolare: l'imperatore Akbar è un sommo esempio di come la cultura possa fungere da volano per la comprensione reciproca tra civiltà e religioni diverse. La Fondazione Roma, su mio impulso, persegue da sempre questo obiettivo, anche nell'ambito delle molteplici attività espositive del proprio Museo, tra cui ricordo la mostra dedicata all'imperatore Qianlong e alla Cina della Città proibita, che per prima ha allargato lo sguardo all'Oriente e alle sue civiltà millenarie.
L'imperatore Akbar non cambiò solo l'India, ma riuscì ad affermare nel mondo un progresso intellettuale che coinvolgeva al contempo la sfera spirituale e quella secolare degli individui del suo Paese.
Il percorso espositivo, ricco e originale, non intende solo raccontare la storia di Akbar; i visitatori saranno indotti a una profonda riflessione sui concetti di tolleranza, apertura, comprensione del diverso da sé. Più Paesi e più Religioni convergono verso un punto comune, segnato dalla consapevolezza che la conoscenza non sia solo una scelta, ma una responsabilità dell'essere umano.
Questo è il compito che, a mio parere, l'arte dovrebbe anche assolvere e che la Fondazione Roma si propone di conseguire con il suo operato, attraverso le numerose iniziative promosse e sostenute in ambito culturale».
Curata da Gian Carlo Calza, l'esposizione presenta opere prodotte durante il regno dell'imperatore Akbar, selezionate per illustrare le grandi trasformazioni storiche di un'epoca ricca di eventi politici e sociali e per raccontare la personalità di un uomo che ha dato un particolare apporto al dialogo artistico, culturale e religioso. Il regno di Jalaluddin Muhammad Akbar durò dal 1556 fino al 1605. Egli fu il più importante imperatore Moghul, divenuto Akbar – cioè il Grande – grazie alle molte conquiste militari, ma anche alle riforme amministrative, alla sua capacità di far convivere religioni diverse e di promuovere all'interno del proprio regno cultura, arte e bellezza.
In concomitanza con la mostra, la Fondazione Roma'Arte'Musei organizza la rassegna cinematografica Bollywood Film Meeting Roma, che intende offrire un ampio sguardo sulle nuove tendenze che si vanno affermando nella produzione cinematografica in lingua hindi di Mumbai.
La manifestazione, ideata da Gian Carlo Calza e curata da Sabrina Ciolfi, indologa ed esperta di cinema indiano presso l'Università degli Studi di Milano, si terrà a Roma, presso il Teatro Quirinetta.
LA MOSTRA
La mostra riunisce un vasto corpus di opere d'arte, nell'intento di raccontare l'India classica che circola nell'immaginario collettivo dell'Occidente, fatta di imperatori Moghul, raja e maharaja, meta di esploratori, mercanti e conquistatori, che giungevano da tutto il mondo in quella terra misteriosa, ricchissima e affascinante.
Per illustrare questa realtà è stato selezionato un nucleo straordinario di oltre centotrenta opere, che raccontano l'epoca di Akbar, il terzo e principale sovrano della dinastia imperiale dei Moghul, la quale durò fino all'annessione del subcontinente alla corona britannica nel 1858.
Di stirpe islamica, i Moghul erano stati fondati da Babur, primo conquistatore dell'India, discendente di Chinggis Khan (1162''1227) e di Timur (1369'1405), che visse dal 1483 al 1530 e regnò dal 1526 fino alla morte.
Dopo Babur, i suoi figli – Kamran Mizra e Humayun, padre di Akbar – si spartirono il regno, ma presto sopraggiunse una guerra fratricida che spinse Humayun a rifugiarsi in Persia. Durante le sue peregrinazioni, nel 1542 nella fortezza Rajput di Umarkot (attuale Pakistan) nacque Akbar, che dovette essere lasciato a uno zio in Afghanistan. Il futuro imperatore crebbe cacciando e combattendo tra i soldati e non gli si poté insegnare a leggere e scrivere: rimase così analfabeta per tutta la vita, ma questo non gli impedì di maturare un gusto per l'arte, la musica, la letteratura e l'architettura.
Nel 1556, a soli tredici anni, succedette al padre, che aveva da poco riconquistato l'impero, e, grazie al genio militare di Bairam Khan, valente e fedele generale dell'esercito Moghul, conquistò gran parte del subcontinente e a diciotto anni assunse il controllo del regno. Si aprì così una nuova era per l'India: il giovane guerriero si rivelò uno dei sovrani più illuminati della storia.
Il musulmano Akbar ripudiò ogni forma di estremismo religioso e mirò all'integrazione delle varie etnie e delle religioni autoctone con l'Islam; chiamò a corte eminenti esponenti di ogni credo, nominandoli ministri; eliminò la jizya, tradizionale tassa imposta ai non musulmani, e volle allearsi con i rajput, antica casta di guerrieri indù, sposando Hira Kunwari, figlia del Raja Bharmal. Inoltre abolì il concetto di religione di stato e introdusse princìpi di tolleranza ed eguaglianza tra le fedi, che rimangono eccezionali nell'intera storia dell'umanità. Spinto dalla sua tolleranza religiosa, tentò la creazione di una fede sincretica, che fondesse l'islam con l'induismo; fece costruire, tra le molte città, anche la capitale Fathpur Sikri, la Città della Vittoria, dove visse per quattordici anni (1571'1585); sviluppò e diffuse le arti che suo padre Humayun aveva importato dalla Persia e, con alcuni pittori persiani, creò uno studio con oltre cento aristi per realizzare opere eccelse, il cui stile si diffuse in tutte le province del suo regno.
La mostra Akbar. Il Grande Imperatore dell'India ne sottolinea i successi culturali e artistici, oltre che politico' militari, il profondo spirito religioso e l'eccezionale apertura mentale.
IL PERCORSO IN CINQUE SEZIONI
Divisa in cinque sezioni, per interpretare al meglio l'opera dell'imperatore e il suo ambiente storico'sociale, la mostra rievoca il favoloso splendore della corte Moghul attraverso acquarelli, dipinti, illustrazioni di libri, rarissimi frammenti di tessuti, tappeti, oggetti e armi tempestate di pietre preziose, introducendo il visitatore all'internazionalismo di Akbar e al suo influsso sull'Europa del Sei, Sette e Ottocento.
I SEZIONE – Vita a Corte, governo e politica
La prima sezione racconta alcuni momenti della vita pubblica e privata dell'imperatore, attraverso opere come Akbar riceve gli omaggi e La nascita di Salim nel 1569.
Salim, primogenito di Akbar, nacque dall'unione con Hira Kunwari. Diventerà imperatore con il nome di Jahangir, il conquistatore del mondo. Egli vide la luce a Fatehpur Sikri, dove Akbar aveva costruito la sua nuova capitale come ringraziamento per il figlio inaspettato. Le vesti dai colori sgargianti e la ritualità degli usi e costumi di quell'ambiente sono mirabilmente espresse in queste opere, dove le architetture del nuovo regno fanno da sfondo alle preziose tempere e acquerelli su carta arricchiti con l'oro.
II SEZIONE – Città, urbanistica e ambiente
La seconda sezione illustra, attraverso raffigurazioni d'epoca, la costruzione delle città e lo sviluppo dell'architettura e dell'urbanistica. Si vedono uomini e animali – tra cui i grandi elefanti indiani – impegnati nell'edificazione di mura e palazzi, secondo il nuovo stile voluto da Akbar, come per esempio in Akbar ispeziona la costruzione di Fathpur. In mostra anche immagini che raccontano l'impegno degli imperatori precedenti nelle opere pubbliche, come si può vedere in Babur supervisiona la costruzione di un bacino presso la fonte di Khwajah sih yaran vicino Kabul, proveniente dal Baburnama (Biografia di Babur).
III SEZIONE – Arti e artigianato
In questa sezione vengono esposti alcuni manufatti, sia per uso locale sia per l'esportazione in Occidente, come antichi tappeti e coperte nuziali, porta gioielli e cassettoni finemente intarsiati d'avorio, ottone e madreperla, allo scopo di documentare la ricchezza e la ricercatezza della corte di Akbar. Sono presenti lavori elegantemente decorati, con animali e motivi fitomorfi, come in Tappeto con coppie di uccelli su paesaggio e nel Frammento di tappeto.
In mostra anche manoscritti, sculture, tessuti indo'portoghesi e oggetti di arredamento provenienti da alcune delle principali raccolte indiane, europee, statunitensi e arabe.
IV SEZIONE – Guerra, battaglia e caccia
Nella quarta sezione, opere come Babur a caccia di rinoceronti vicino a Bigram (Peshawar) il 10 dicembre 1526 e L'avventura di Akbar con l'elefante Hawa'i, narrano scene, mitiche e storiche, di combattimento e di lotta, e mostrano la pratica delle grandi spedizioni di caccia fatte con i mastodontici elefanti. Tra questi, spesso ritratto come montatura di Akbar, emerge Hawa'i, che, secondo la leggenda, fu uno dei più forti elefanti esistenti, difficilissimo da gestire, ma dominato dal grande imperatore.
Vengono esposte anche armi da combattimento e da parata, spesso decorate da pietre di grande caratura, come la Daga con elsa in bronzo dorato, incastonata di rubini o la Spada curva a un taglio, in acciaio damaschinato, legno e velluto.
V SEZIONE – Religione e mito
La quinta sezione racconta la religione del tempo, il rapporto tra i differenti culti – principalmente islamico e hindu, ma anche jain, zoroastriano e cristiano – e il sentimento della tolleranza tanto diffuso da Akbar. Illustrazioni mitologiche, sacre e letterarie sono rappresentate in opere come la tempera su carta intitolata Un angelo in conversazione con un gruppo di europei e la miniatura La trasformazione dell'oceano [di latte in burro], che narra la grande impresa di dèi e demoni per raggiungere l'ambrosia, nettare della vita eterna.
L'esposizione dedicata ad Akbar – in linea con la missione culturale della Fondazione Roma – mostra come lo scambio tra i popoli contribuisca, insieme con il dialogo artistico, culturale e religioso, alle grandi trasformazioni
storiche, per le quali sono fondamentali personalità carismatiche e magnifiche come l'imperatore indiano.
BOLLYWOOD FILM MEETING ROMA
Alla vigilia delle celebrazioni per i cento anni del cinema indiano, che si terranno nel Paese asiatico nel 2013, la rassegna Bollywood Film Meeting Roma intende offrire uno sguardo generale sulla Bollywood contemporanea, proponendo una selezione di lungometraggi prodotti negli ultimi tre anni – espressione sia del cinema mainstream che di quello indipendente – particolarmente rappresentativi dei diversi generi cinematografici, di alto valore artistico e di grande successo di critica e di pubblico.
Tradizionalmente conosciuta per le sue prevedibili trame romantiche, la Bollywood delle grandi case di produzione sta oggi vivendo un momento di grande sviluppo, che porta i registi a sperimentare linguaggi, tematiche e stili diversi.
Contemporaneamente si assiste alla crescita del cinema indipendente, che ha dato vita a nuove tendenze in grado di attirare l'interesse dei più importanti festival internazionali.
Aprirà la rassegna lo spettacolare film storico sulla vita dell'Imperatore Akbar Jodhaa Akbar (2008), di Ashutosh Gowariker, già regista dell'acclamato Lagaan (2001), candidato agli Oscar come miglior film straniero.
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Akbar. Il Grande Imperatore dell'IndiA
a cura di Gan Carlo Calza
Roma, Museo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra
23 ottobre 2012 ' 3 febbraio 2013
Promosa dalla Fondazione Roma e organizzata dalla Fondazione Roma'Arte'Musei con Arthemisia Group, la mostra Akbar. Il Grande Imperatore dell'India(Umarkot, 1542 ' Agra, 1605), è dedicata ad uno dei sovrani più illuminati della storia. Una mostra mai realizzata prima in Italia ed unica al mondo per numero delle opere presentate e completezza temporale.
Un nucleo straordinario di oltre 150 opere racconta l’era di Akbar “Il Grande”, un sovrano che, malgrado il proprio analfabetismo, promosse il mecenatismo culturale, sviluppò l’architettura e l’urbanistica, favorì la tolleranza e il sincretismo religioso.
Divisa in cinque sezioni, l’esposizione rievoca l’ambiente storico'sociale dell’epoca e il favoloso splendore della corte moghul, attraverso dipinti, illustrazioni di libri, rarissimi tappeti, oggetti e armi tempestate di pietre preziose.
In concomitanza con la mostra la Fondazione Roma'Arte'Musei organizza la manifestazione "Bollywood Film Meeting Roma", in programma presso il Teatro Quirinetta dal 29 novembre al 9 dicembre 2012, allo scopo di offrire uno sguardo sulle nuove tendenze della produzione cinematografica in lingua hindi di Mumbai.
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