Divina Commedia
Le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini
in collaborazione con Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo
Dal 3 Ottobre 2015 al 10 Gennaio 2016
Via di Roma, 13 Ravenna (RA)
Nell’anno delle celebrazioni del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri il Museo d’Arte della città di Ravenna partecipa alle manifestazioni in onore del Sommo Poeta con una importante mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, a cura di Stefano Roffi e Maria Grazia Marini.
La mostra, già esposta a Mamiano nel 2012, viene proposta a Ravenna in allestimento integrale con oltre 400 opere; alla mostra è affiancata un’intensa attività didattica caratterizzata da proposte strutturate su una vasta gamma di esigenze, rivolte alle scuole italiane e al mondo della formazione permanente degli adulti.
La Divina Commedia è stata ed è un’ illuminazione culturale in grado di agire profondamente sull’immaginario collettivo. Nel corso dei secoli non ha mai smesso di esercitare una profonda influenza sugli artisti, soggiogati dal fascino e dalla forza delle immagini scaturite dal poema dantesco. La sua potente iconicità ha dato vita a visioni di ogni genere, soprattutto nel corso dell’Ottocento e del Novecento. Sotto questo punto di vista, le serie illustrative di Francesco Scaramuzza e Amos Nattini possono essere considerate le più importanti realizzazioni di questo tipo compiute in Italia, per compiutezza ed estensione del progetto. Tramite il confronto con le celebri incisioni di Gustave Doré, la mostra costruisce un percorso che offre al visitatore confronti insoliti, diacronici, e ricchi di spunti.
Nella prima parte della mostra si trovano le illustrazioni di Amos Nattini (Genova 1892 – Parma 1985). A differenza di Scaramuzza, il suo grandioso progetto di trasporre in cento tavole il poema dantesco non incontrò ostacoli ed ottenne da subito un grandissimo successo. Una delle ragioni di tale successo sta nella stima e nel sostegno ricevuti da Gabriele D’Annunzio, che nel 1919 lo incoraggiò ad intraprendere questa colossale impresa. Nella sua casa-studio Oppiano di Gaiano (Parma), Nattini si è occupato di Dante per vent’anni, fino a quando, nel 1939 le sue illustrazioni confluirono in una lussuosa edizione della Commedia, edita a tiratura limitata. L’interpretazione di Nattini del poema si muove su toni completamente diversi da quelli visti finora. I suoi personaggi sono superuomini dannunziani, che si muovono in paesaggi sospesi, onirici, dove il dramma costituisce solo un debole sfondo. Difficile non pensare alle visionarie illustrazioni dantesche di William Blake, da cui forse Nattini trae ispirazione anche per quanto riguarda la tecnica, l’acquarello, che gli permette di creare atmosfere evocative e fantastiche.
La seconda sezione del percorso espositivo è dedicata all’esposizione integrale di illustrazioni di Scaramuzza, risalenti agli anni Sessanta dell’Ottocento, poste in dialogo con le coeve opere di Doré. Il totale delle opere esposte, incisioni, acquerelli e un olio, si aggira sui 400 pezzi in una totale immersione figurativa nella visione dantesca, così come recepita nella modernità.
Le illustrazioni di Doré vengono pubblicate dal 1861 fino al 1868. Nel 1865, anno della prima edizione italiana dell’Enfer, Francesco Scaramuzza (Sissa 1803 – Parma 1886) inizia a lavorare ai disegni per il suo Inferno, dietro commissione del governo di Parma, in vista della pubblicazione di una grande edizione della Commedia. L’artista non era estraneo alle tematiche dantesche, dato che, pochi anni prima (tra 1841 e 1858), aveva affrescato la Sala di Dante della Biblioteca Palatina di Parma. Dopo poco tempo il progetto editoriale relativo al ciclo illustrativo viene interrotto, ma Scaramuzza, convinto della validità dell’impresa, continua il lavoro per proprio conto, interpretando il testo con un’ impressionante fedeltà, che fa trapelare la volontà di farsi vero e proprio esegeta del poema. Nelle sue illustrazioni, permeate dal romanticismo dell’epoca, prevalgono intonazioni delicate e rimandi classici, mentre le pennellate, sottili e precisissime, sembrano quasi anticipare il divisionismo. Ne esce fuori la figura di un artista in bilico tra passato e futuro, che simbolizza tutte le incertezze di un’Italia appena nata e che in Dante vede uno dei suoi padri.
Il ricco catalogo presenta un saggio di Emanuele Bardazzi e Francesco Parisi sul tema “L’illustrazione della Divina Commedia attraverso i secoli” e testi di Mauro Carrera, Anna Mavilla, Cinzia Cassinari, Stefano Roffi dedicati ai protagonisti della mostra.
mar.ra.it
Divina Commedia
Le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini
Fondazione Magnani Rocca
Dal 31 marzo al 1° luglio 2012
Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (PR)
Tre grandi visionari, riusciti nell'impresa di rappresentare per segni e colori quanto i versi di Dante hanno espresso in una delle forme poetiche più elevate di ogni tempo.
Incubi, angosce, estasi in tre percorsi di notevole suggestione che conducono dalle tenebre infernali alla luce paradisiaca attraverso le opere d'arte di Gustave Doré, Francesco Scaramuzza e Amos Nattini dedicate alla Divina Commedia, protagonista della mostra "DIVINA COMMEDIA. Le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini", a cura di Stefano Roffi, fino al 1° luglio 2012 presso la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma). La mostra, oggetto di lusinghiere recensioni e di importanti trasmissioni tv nazionali, resta aperta anche per le festività del 25 aprile e 1° maggio, oltre che per il ponte di lunedì 30 aprile.
Si tratta di "visioni" nel senso ambivalente di interpretazioni illustrative e di sguardi visionari; nelle sale espositive, dopo il passaggio in quell'Empireo terreno costituito dalle opere sublimi di alcuni dei più grandi artisti di ogni tempo della raccolta permanente della Fondazione, le note della Sinfonia dedicata a Dante composta da Franz Liszt, grande musicista contemporaneo di Doré e di Scaramuzza, e l'apparato luminoso opportunamente studiato accompagnano le immagini delle Cantiche dantesche e rafforzano il senso di passaggio dal dramma della pena alla contemplazione divina che il Poeta ha espresso.
L'interesse di Luigi Magnani, Fondatore del Museo, per le corrispondenze fra espressioni culturali diverse trova così un nuovo omaggio nell'accostamento di poesia, arti figurative, musica e scenografia (con l'imponente figura di Lucifero che accoglie i visitatori), in una mostra che, come il suo catalogo (Silvana Editoriale) dove sono riunite per intero le immagini create dai tre artisti per i canti danteschi, intende offrire al pubblico un forte coinvolgimento visivo quanto emotivo.
Il corredo illustrativo della Divina Commedia disegnato dal francese Gustave Doré (Strasburgo 1832-1883) attorno al 1861-68, è certamente il più noto e popolare di ogni tempo, ancora oggi: la sua fama è dovuta anche alla prevalente attività d'illustratore d'opere letterarie (Milton, Rabelais, Balzac, La Fontaine, Cervantes, Bibbia, Ariosto) svolta come pittore e incisore; l'artista, con tratti robusti, marcati e decisi, coglie con virtuosismo romantico gli aspetti più realistici dell'opera dantesca, nonostante il predominio dei toni cupi anche al di fuori dell'Inferno.
A quella di Doré vengono accostate e "imprese" dei due più grandi illustratori danteschi della loro epoca in Italia, entrambi vissuti nel parmense.
Francesco Scaramuzza (Sissa presso Parma, 1803 - Parma 1886) affresca la sala Dante della Biblioteca Palatina di Parma (Sala eccezionalmente aperta al pubblico nel periodo della mostra, con un'esposizione di antichi codici danteschi), oltre al Tempietto petrarchesco di Selvapiana e a una sala del Museo d'antichità di Parma, con intonazioni romantiche e riflessi del Correggio. La sua opera più importante è però l'illustrazione della Divina Commedia, una delle più aderenti al testo dantesco per la naturalezza delle immagini e l'abilità eccezionale dell'artista. Dei 243 grandi disegni a inchiostro, egli ne dedica ben 18 al solo canto XXXII dell'ultima cantica, tanto era affascinato dallo scenario dell'Empireo ideato dal Poeta. Gli atteggiamenti e gli attributi iconografici dei personaggi, nonché le ambientazioni, sono tesi a sviluppare la pietas del lettore-osservatore e quindi a valorizzare il messaggio dantesco. Nel 1876, quindici anni dopo la prima pubblicazione di Doré, Scaramuzza termina le proprie tavole sulla Divina Commedia. Da allora numerosi critici hanno tentato un confronto tra i due artisti, con l'obiettivo di decretare quale dei due fosse il migliore, con esiti non sempre a favore del grandissimo Doré.
Luciano Scarabelli (1806-1878), letterato, storico e uomo politico, tiene nel 1869/70 all'Accademia di Belle Arti di Bologna un corso di lezioni avente come oggetto proprio il confronto fra le tavole scaramuzziane e quelle dell'avversario francese. L'intento di Scarabelli è quello di dimostrare che il parmense, maggior conoscitore di Dante, sia riuscito a rendere meglio ambientazioni, personaggi e pathos della Divina Commedia. Secondo Scarabelli due sono gli elementi che portano Scaramuzza a "vincere" la tenzone: la sua profonda conoscenza della Divina Commedia e la "maledizione del far presto" che caratterizzava il francese (che presentò per primo, nel 1861, al pubblico le proprie opere). Grazie anche alla sua grande ammirazione per Dante, Scaramuzza riesce a rendere al meglio anche i minimi particolari che caratterizzano i versi del Poeta; sintetizza Scarabelli: "Io vi invito ad esaminare meco quanto giustamente si rumoreggi in Italia la fama del francese Doré quale illustratore di Dante, e quanto ingiustamente si lasci da parte Francesco Scaramuzza, italiano da Parma". Anche il critico d'arte Alberto Rondani nel 1874, confrontando i due artisti, rileva: "Se Scaramuzza nell'effetto non teme il confronto di Doré, nel nudo, nei putti, nel contemperare il severo classico col vario, col simpatico del realismo, chi lo vince, chi lo pareggiaE".
La mostra e il suo catalogo offrono quindi un confronto puntuale fra le illustrazioni di Doré e quelle di Scaramuzza consentendo di apprezzare i diversi approcci dei due artisti, fra loro contemporanei, alla materia dantesca.
Il più significativo illustratore dantesco del Novecento italiano è Amos Nattini (Genova 1892 - Parma 1985); a partire dal 1919, incoraggiato da Gabriele d'Annunzio, egli realizza una maestosa serie di cento tavole, restaurate in occasione di questa mostra, che costituiscono l'illustrazione d'una speciale edizione della Divina Commedia e vengono esposte a Parigi, Nizza e L'Aja, riscuotendo ovunque un notevole successo. Nattini usa le tecniche più innovative e un linguaggio figurativo originale lontano da qualsiasi imitazione, rinunciando al bianco e nero a favore del colore, per immergere il proprio segno grafico e potente in una dimensione fantastica di sospensione e di incanto (suggestioni simboliste in un'estetica prossima al genere fantasy). La sua pittura è minuta e delicata, con una pennellata che richiama il Divisionismo; egli mette a fuoco allucinazioni dello spirito grazie alla precisione del segno e all'evocatività del colore, con atmosfere irreali create sapientemente. L'interesse di Nattini per Dante si estende per una ventina d'anni e si estrinseca al meglio quando egli si ritira nell'ex eremo benedettino d'Oppiano di Gaiano, non lontano da Parma. Le sue figure dantesche, d'intonazione liberty ed "eroica", risentono del clima dannunziano dell'epoca e i suoi personaggi tendono ad apparire quasi superuomini. La sua arte, che rivela grande cultura, affonda le radici nel Rinascimento, in un senso di perenne primavera e di giovanile spensieratezza tratto da Botticelli e mediato da Michelangelo, anche se i modelli di umanesimo classico sono da lui rivissuti non senza fascinazione per il Decadentismo. Il suo Inferno ha un'impostazione cupa e "scottante", ma il suo viaggio artistico, diversamente da Doré, sa ben differenziarsi nell'approdare agli esiti luminosi e spirituali del Paradiso.
DIVINA COMMEDIA. Le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini
Mostra e Catalogo a cura di Stefano Roffi.
Catalogo Silvana Editoriale con saggi di Emanuele Bardazzi e Francesco Parisi, Mauro Carrera, Cinzia Cassinari, Anna Mavilla, Stefano Roffi.
Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Dal 31 marzo al 1° luglio 2012. Aperto anche tutti i festivi.
Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) - sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso; aperto lunedì 30 aprile.
Ingresso: E 9,00 valido anche per le raccolte permanenti - E. 5,00 per le scuole.
Catalogo mostra 336 pagine a colori E. 30,00 (sconto 10% a chi consegna biglietto bus da Parma)
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337 info@magnanirocca.it www.magnanirocca.it Ristorante nella corte del museo tel. 0521 848135
Il martedì ore 15.30 viene organizzata una visita alla mostra con guida specializzata; non occorre prenotare, basta presentarsi alla biglietteria. Costo E 12,00 (ingresso e guida).
La mostra è realizzata grazie a: FONDAZIONE CARIPARMA, CARIPARMA CRÉDIT AGRICOLE
Con il sostegno di: CAMPUS S.p.A.
Sponsor tecnici: Angeli Cornici, Aon Artscope Fine Art Insurance Brokers, Mauro Davoli fotografo, Gazzetta di Parma, Kreativehouse, Hotel Palace Maria Luigia, SINA Fine Italian Hotels, TEP, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico
DIVINA COMMEDIA.
Le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini
Fondazione Magnani Rocca
via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Dal 31 marzo al 1° luglio 2012.
Aperto anche tutti i festivi.
Incubi, angosce, estasi di grandi illustratori della Divina Commedia in un percorso di notevole suggestione che conduce il visitatore dalle tenebre infernali alla luce paradisiaca nelle sale espositive della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, presso Parma.
Dal 31 marzo al 1° luglio 2012 è infatti Dante - attraverso le opere d'arte di Gustave Doré, Francesco Scaramuzza e Amos Nattini dedicate alla Commedia - il protagonista della nuova mostra proposta dalla Fondazione presieduta da Giancarlo Forestieri.
Dopo il passaggio in quell'Empireo terreno costituito dalle opere sublimi di alcuni dei più grandi artisti di ogni tempo esposte nella celebre Villa dei Capolavori, sede della Fondazione, l'inizio della mostra, con la discesa alla Sala dell'Inferno, rappresenta un forte contrasto sottolineato dalla Sinfonia dantesca di Franz Liszt, grande musicista contemporaneo di Doré e di Scaramuzza, che accompagna il visitatore con le drammatiche note dedicate alla prima Cantica, passando poi per la Sala del Purgatorio fino al culmine mistico del Magnificat nella Sala del Paradiso.
L'eclettismo culturale del Fondatore Luigi Magnani trova così un nuovo omaggio nell'accostamento di poesia, arti figurative, musica e teatro, in una mostra, curata da Stefano Roffi, che offre al pubblico un forte coinvolgimento visivo quanto emotivo e spirituale.
Il ricco catalogo presenta un saggio di Emanuele Bardazzi e Francesco Parisi sul tema "L'illustrazione della Divina Commedia attraverso i secoli" e testi di Mauro Carrera, Anna Mavilla, Cinzia Cassinari, Stefano Roffi dedicati ai protagonisti della mostra.
Fondazione Cariparma e Cariparma Crédit Agricole sono i mecenati dell'iniziativa, che si avvale anche del sostegno di Campus S.p.A.
Francesco Scaramuzza (Sissa presso Parma 1803 - Parma 1886) affresca la Sala di Dante della Biblioteca Palatina di Parma (Sala eccezionalmente aperta al pubblico nel periodo della mostra, con un'esposizione di antichi codici danteschi della Palatina stessa), oltre al Tempietto petrarchesco di Selvapiana e a una sala del Museo d'antichità di Parma, con intonazioni romantiche e riflessi del Correggio. La sua opera più importante è l'illustrazione della Divina Commedia, una delle più aderenti al testo dantesco per la naturalezza delle immagini e l'abilità eccezionale dell'artista. Dei 243 grandi disegni a penna (73 per l'Inferno, 120 per il Purgatorio, 50 per il Paradiso), egli ne dedica ben 18 al solo canto XXXII dell'ultima cantica, tanto era attratto dallo scenario dell'Empireo ideato dal Poeta. Gli atteggiamenti e gli attributi iconografici dei personaggi, nonché le ambientazioni, sono tesi a sviluppare la pietas del lettore-osservatore e quindi a valorizzare il messaggio dantesco.
Il corredo illustrativo della Divina Commedia, disegnato dal francese Gustave Doré (Strasburgo 1832-1883) attorno al 1861-68, è certamente il più popolare in assoluto, ancora oggi: la fama è dovuta anche alla prevalente attività d'illustratore d'opere letterarie (Milton, Rabelais, Balzac, La Fontaine, Cervantes, Bibbia, Ariosto) espletata come pittore e incisore che, con tratti robusti, marcati e decisi, coglie con virtuosismo romantico gli aspetti più realistici dell'opera dantesca, nonostante il predominio dei toni cupi anche al di fuori dell'Inferno.
Nel 1876, quindici anni dopo la prima pubblicazione di Doré, Scaramuzza termina le proprie tavole sulla Commedia. Da allora numerosi critici hanno tentato un confronto tra i due artisti, con l'obiettivo di decretare quale fosse il migliore, con esiti non sempre a favore del grande Doré.
Luciano Scarabelli (1806-1878), letterato, storico e uomo politico, tiene nel 1869/70 all'Accademia di Belle Arti di Bologna un corso di lezioni che ha come oggetto proprio il confronto fra le tavole scaramuzziane e quelle dell'avversario francese. L'intento di Scarabelli è dimostrare che il parmense, maggior conoscitore di Dante, sia riuscito a rendere meglio ambientazioni, personaggi e pathos della Divina Commedia. Secondo Scarabelli due sono gli elementi che portano Scaramuzza a "vincere" la tenzone: la sua profonda conoscenza della Divina Commedia e la "maledizione del far presto" che caratterizzava il francese (che riuscì a compiere 30.000 disegni in 18 anni e presentò per primo al pubblico, nel 1861, le proprie opere). Grazie anche alla sua grande ammirazione per Dante, Scaramuzza riesce a rendere al meglio anche i minimi particolari che caratterizzano i versi del Poeta; sintetizza Scarabelli: "Io vi invito ad esaminare meco quanto giustamente si rumoreggi in Italia la fama del francese Doré quale illustratore di Dante, e quanto ingiustamente si lasci da parte Francesco Scaramuzza, italiano da Parma".
Uno dei più significativi illustratori danteschi del Novecento è Amos Nattini (Genova 1892 - Parma 1985); a partire dal 1919, incoraggiato da Gabriele D'Annunzio, egli realizza una grandiosa serie di cento tavole che costituiscono l'illustrazione d'una speciale edizione della Divina Commedia e vengono esposte a Parigi, Nizza e L'Aja, riscuotendo ovunque un notevole successo.
Nattini usa le tecniche più innovative e un linguaggio figurativo originale lontano da qualsiasi imitazione, rinunciando al bianco e nero a favore del colore (acquerello e olio) per immergere il proprio segno grafico e potente in una dimensione quasi fantasy di sospensione e di incanto, dove il dramma è più accennato che realmente descritto. La sua pittura è minuta e delicata, con una pennellata lineare da miniatore, ma a più strati, un velo sull'altro, richiamando così il Divisionismo, filtrato dal rigore mentale dell'artista, dalle atmosfere irreali create sapientemente, dove egli mette a fuoco allucinazioni dello spirito grazie alla precisione del segno e all'evocatività del colore.
L'interesse di Nattini per Dante si estende per una ventina d'anni e si estrinseca al meglio quando egli si ritira nell'ex eremo benedettino di Oppiano di Gaiano (Parma), dove fissa la sua casa-studio. Le sue figure dantesche, d'intonazione liberty ed "eroica", risentono del clima dannunziano dell'epoca e i suoi personaggi tendono ad apparire quasi superuomini, attitudine ben espressa proprio da D'Annunzio nella dedica sul frontespizio delle Laudi: "Ad Amos Nattini, che sa come l'Arte moderna domandi un'anima eroica, offro queste grida verso gli eroi" (Parigi, maggio 1914). La sua arte, che rivela grande cultura, affonda le radici nel Rinascimento, in un senso di perenne primavera e di giovanile spensieratezza tratto da Botticelli e mediato da Michelangelo, anche se i modelli di umanesimo classico sono da lui rivissuti non senza fascinazione per il Decadentismo. Il suo Inferno ha un'impostazione cupa e "scottante", ma il suo viaggio artistico, diversamente da Doré, sa ben differenziarsi nell'approdare agli esiti luminosi e spirituali del Paradiso.
DIVINA COMMEDIA. Le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini
Mostra e Catalogo a cura di Stefano Roffi.
Catalogo Silvana Editoriale con saggi di Emanuele Bardazzi e Francesco Parisi, Mauro Carrera, Cinzia Cassinari, Anna Mavilla, Stefano Roffi.
Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Dal 31 marzo al 1° luglio 2012. Aperto anche tutti i festivi.
Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) -
sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso, aperto il lunedì di Pasqua.
Ingresso: euro 9,00 valido anche per le raccolte permanenti - euro 5,00 per le scuole.
Catalogo mostra 330 pagine a colori euro 30,00 (sconto 10% a chi consegna biglietto bus da Parma)
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337 info@magnanirocca.it www.magnanirocca.it Ristorante nella corte del museo tel. 0521 848135
Il martedì ore 15.30 viene organizzata una visita alla mostra con guida specializzata; non occorre prenotare, basta presentarsi alla biglietteria. Costo euro 12,00 (ingresso e guida).
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI - Sergio Campagnolo
La mostra è realizzata grazie a: FONDAZIONE CARIPARMA, CARIPARMA CRÉDIT AGRICOLE
Con il sostegno di: CAMPUS S.p.A.
Sponsor tecnici: Angeli Cornici, Aon Artscope Fine Art Insurance Brokers, Mauro Davoli fotografo, Gazzetta di Parma, Kreativehouse, Hotel Palace Maria Luigia, SINA Fine Italian Hotels, TEP, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico
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