Personale di Silvia De Anna
"L’insostenibile leggerezza della matita"
dal 15 Gennaio al 27 Febbraio 2016
Biblioteca Civica /Sala esposizioni - Pordenone (PN)
Inaugurazione venerdì 15 gennaio ore 18.00
Presentazione a cura di Chiara Tavella
L’insostenibile leggerezza della matita: un titolo-dichiarazione, ispirato al celebre romanzo di Kundera, per la mostra di Silvia De Anna presentata da Chiara Tavella, che si inaugura venerdì 15 gennaio alle 18 nella sala esposizioni della Biblioteca Civica del Comune di Pordenone. Nelle sue opere, De Anna - architetta pordenonese, interior designer e illustratrice, con un percorso parallelo dedicato all’attività pittorica e grafica, con mostre personali a Madrid e Pordenone - disegna con le parole e scrive con le immagini. La matita è il suo strumento d’elezione, con la quale scrive e disegna: minuziosamente, ossessivamente traccia e tratteggia sia oggetti che lettere, fino a definirne non solo i contorni ma anche i volumi. Tra immagine e parola si crea una stretta interdipendenza, sia da un punto di vista contenutistico che formale. Il senso dell’oggetto raffigurato si completa attraverso le parole raffigurate, secondo meccanismi di slittamento semantico che afferiscono al linguaggio più che al segno visivo, come è evidente nel caso delle forbici abbinate alla formula “Crtl – x”. Componente iconica e linguistica si sovrappongono dando vita a un cortocircuito da cui sprizza la scintilla dell’ironia, il sorriso – amaro e disincantato – di chi racconta la propria esistenza e quella di un’intera generazione, tra i 40 e 50, che si trova a vivere una frattura epocale e per la prima volta vede infranto il mito di un miglioramento ineluttabile nel cammino della Storia, infrante le “magnifiche sorti e progressive” che avevano orientato le vite, forti di fatiche ma anche di speranze, della generazione precedente. La risposta alla domanda di senso è uno stato di perenne attesa , come nella serie intitolata Luci, in cui un fascio di luce artificiale illumina uno spazio vuoto o una sedia, decentrata e vuota. Il risultato è un racconto per dettagli, garbato e discreto, in cui l’ironia è il velo di una dolenzia cronica dell’animo, emblematicamente riassunta nell’opera L’attesa: un’enorme attaccaglia appesa al muro, supporto di un quadro che mai verrà appeso.
La mostra sarà aperta fino al 27 febbraio.
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