TURAMBO/arte
Venerdi 6 aprile 2018
CIRO CILIBERTI
VESUVIUS
in elegia delle nude ceneri
Fotografie performative
Testi di Franco Cipriano ed Elio Goka
Una mostra di Ciro Ciliberti, “Vesuvius, in elegia delle nude ceneri”, si inaugura il venerdì 23 di marzo, alle ore 19.30, al nuovo spazio “Tarumbò” di Scafati. Testi di Franco Cipriano ed Elio Goka. L’artista espone fotografie del vulcano vesuviano in fuoco e cenere, con la presenza performativa di un nudo corpo femminile che appare tra fuochi ed i resti combusti. Visioni di una natura che dallo splendore delle sue specie si trasforma in sublime paesaggio della catastrofe terrestre. Un trittico di grandi immagini, una video-proiezione e una quadreria di piccole foto danno luogo ad un’istallazione della memoria del presente, immagini-evento di una “estetica del negativo” in cui si rappresenta il sentimento della fine che inesorabilmente anche pervade la meravigliante vicenda dell’arte contemporanea. Se il bosco rigoglioso del vulcano risuona nelle sue ardenti ceneri, così l’arte riflette, nelle sue inarrestabili variazioni, la possibilità del suo dissolversi. Contemporaneità dell’arte che è “sospesa” nella “impossibilità” della sua “storia sociale”, senza definizione di senso, inafferrabile nelle sue mutazioni eppure vitalmente presente. Scrive Franco Cipriano: «… nella decomposizione incenerita della vegetazione è evocata la vita originante, il tempo vitale , che l’ha pervasa. Il nudo femmineo, apparizione fantasmatica di risonanza simbolico-romantica, a volte eco immaginale delle minime figure rivolte sugli scenari del naufragio di Caspar David Friedrich, ‘esposto’ in una lontananza inafferrabile, nella luce d’ombra di un Eden immemoriale, “viene e va”, corpo “selvatico” vagante, in cerca di un passaggio/paesaggio perduto. Nel paradosso del pensiero “singolare”, che rivolta e contraddice il senso comune, Ciliberti affida alle ceneri un sogno di risorgenza, per una “estetica delle rovine”, come profezia di un’apocalissi della bellezza, rivelazione di un amore impossibile che nella mancanza, nella dissoluzione appare ancora nel suo desiderante ‘legame’ con la natura perduta. Melanconia di un lamento nascente, elegiaca risonanza dell’assenza nel silenzio della natura morente. Lo sguardo dell’auctor è sedotto dalle ceneri ‘nude’, materia di controcanto al corpo “spaesato”, che nella oscura terra bruciata, senza più alcuna zambraniana “radura nel bosco”, si rappresenta in un rito ‘originario’ di erotica solitudine ».
Tarumbò - via Galileo Galilei, 10 - Scafati
Inaugurazione venerdi 6 aprile 2018, ore 19.30
Aperta dal 6 al 29 aprile 2018 , ore 19.30 - 22
Info 333 899 87 40
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