In labore, fructus?
Domenica 8 maggio alle ore 18,30 presso la Galleria d’Arte Studio 71, Via Vincenzo Fuxa 9 (Palermo) verrà inaugurata la mostra collettiva di grafica, pittura e scultura “In labore, Fuctus?”
L’obiettivo di questa mostra collettiva – il cui titolo, non a caso, è “In labore, fructus?”, parafrasi dubitativa del ben più assertivo “In labore fructus” – è quello di offrire un’accurata riflessione sugli sviluppi in atto nel mondo del lavoro (e più specificamente quello di operare un approfondito scandaglio della condizione dei lavoratori), partendo dall’attenta analisi delle problematiche economiche, politiche e sociali cui esso è stato soggetto in questi ultimi decenni. I processi legati alla cosiddetta globalizzazione (i movimenti incontrollati di enormi capitali verso aree geografiche ove gli investimenti producono maggiori rendimenti, la delocalizzazione dei meccanismi produttivi in quei paesi dove è più basso il costo del lavoro, il contestuale spostamento di mano d’opera a basso salario dalle zone depresse del pianeta in direzione di quelle più avanzate e industrializzate, l’abbattimento dei dazi e l’eliminazione dei controlli doganali con conseguente più libera circolazione delle merci) ma anche il progressivo prevalere delle attività finanziarie (con un incremento esponenziale delle rendite parassitarie) sugli investimenti di capitale in attività di tipo industriale e manifatturiero, nonché la tendenza sempre più marcata a ridimensionare – se non proprio a conculcare – i diritti acquisiti dai lavoratori in più di cento anni di legittime lotte contro il padronato, e ancora la completa sinergia della politica con gli interessi della finanza e del capitale e la contestuale acquiescenza dei sindacati nei confronti di tali derive autoritarie, la progressiva informatizzazione ed automazione di svariate attività industriali (con la conseguente espulsione dal ciclo produttivo di moltissimi lavoratori), la propagandistica negazione – attraverso un uso capzioso dei media, non a caso tutti nelle mani di politici, industriali e finanzieri – del permanere delle ragioni storiche della lotta di classe (che viceversa, con l’aumentare della disoccupazione e col sempre più dilagante impoverimento della classe media, appare attuale come non mai) sono alcuni dei molteplici e complessi fenomeni, più o meno perversi e preoccupanti, che condizionano e contraddistinguono il mondo del lavoro nella contemporaneità. E’ questo il quadro francamente desolante dal quale trae origine l’idea di In labore, fructus?; una mostra collettiva costruita sul confronto storico-generazionale, che prevede, non a caso, una “premessa storicizzata” (un dipinto di Ezio Buscio, risalente all’epoca fascista, raffigurante operai metalmeccanici e improntato alla tipica retorica del ventennio, uno di epoca stalinista, di Aleksandr Petrovic Leont’ev, con delle laboriose contadine in azione su di un’aia, più una coppia di chine di Biagio Pancino, con lavoratori intenti ad opere di bonifica, risalenti ai primi anni 50’ ed intrise di echi fortemente operaisti) ed una serie di “riflessioni” operate da artisti contemporanei (Philippe Berson, Gaetano Costa, Elena Ferrara, Roberto Fontana, Cristiano Guitarrini, Simone Mannino, Tiziana Viola Massa, Antonio Miccichè, Vanni Quadrio, Massimo Saitta, autori di lavori nei quali aleggiano tutto il disincanto, il pessimismo e il sarcasmo propri dello “spirito del nostro tempo”), così da consentire una puntuale e congrua ricostruzione dei mutamenti incorsi nel mondo del lavoro negli ultimi ottanta anni. Una panoramica – in termini visuali – d’opinioni, di giudizi, di prese di posizione, che possano poi fungere da stimolante spunto di riflessione per i visitatori. Nessun punto di vista precostituito (filo-operaio e anti-capitalista o al contrario liberista e manageriale) né alcun intento di privilegiare l’aspetto socio-economico e politico (relativo all’analisi del contesto) a danno di quello psicologico ed individuale (riguardante la singola condizione esistenziale del lavoratore), ma piuttosto il dichiarato proposito di procedere nel pieno rispetto delle proprie sensibilità, advenendo infine a traduzioni visive di valutazioni assolutamente personali, non solo con assoluta coerenza tecnica e stilistica ma soprattutto con penetrante efficacia tematica e narrativa.
La mostra, ideata e curata da Salvo Ferlito, verrà inaugurata domenica 8 maggio alle ore 18,30 e sarà visibile fino al 28 maggio 2016, dal lunedì al sabato, dalle 16.30 alle 19.30
ingresso e catalogo gratuiti. Testi di Salvo Ferlito e Francesco Scorsone
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