Non riesci mai a vedere tutto insieme, quando viaggi veloce e scomoda sopra la tua moto, devi seguire la strada, la tua strada. La coda dell’occhio non ce la fa a trattenere le forme. Si tratta del susseguirsi di un mondo che sfugge al controllo. Di lato tutto scorre all’indietro con una rapida dissolvenza, così le vicende sconosciute dei viandanti possono solo spingere all’ apparizione fantastica che disperde anche te. Non c’è tempo. Non c’è tempo nelle immagini degli uccelli, una sorta di catalogo sfuocato, una calma comparsa degli Angeli che volteggiano e si posano nell’aria, forse nuvola o di nebulosa che dissolve i contorni dello stormo degli impossibili volatili.
Si tratta di una scansione temporale che raggira il presente in cui la pittura diviene memoria di una condizione trascorsa nel naturale disperso che ricade nell’acquatico verso dei pesci, anch’essi sbiaditi e confusi dalle profondità dei mari. L’enciclopedia del dipinto recita un branco marino che si aggira immobile in cerca di un indirizzo in cui trovare la pace, come un flusso migrante mosso verso una difficile rotta. Sono esseri di questo impossibile tempo, che stanno negli abissi pronti a vagare per centomila leghe e sopravvivere alle tempeste. Dunque la moto come viaggio infinito scorre leggera sulla superficie di asfalto, mentre l’arte dilata, a suo modo, ancora nuove ideali possibilità.
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