Sabato 5 novembre 2016 si inaugura la mostra del pittore Giovanni Cesca nello Spazio Espositivo del Centro Culturale “Aldo Moro” di Cordenons (PN); la mostra rimarrà aperta fino al 26 novembre.
Qui l’artista presenta esclusivamente disegni realizzati a sanguigna, grafite e matite colorate, ad onorare la sua prima passione per l’arte, esplicitata e indagata a partire dagli anni veneziani di formazione all’Istituto d’Arte dei Carmini.
La presentazione di Giancarlo Pauletto titolata “Tra simbolo e natura”, puntuale e suggestiva, inizia con l’analisi dell’opera “ Il capitello di gesso” ad indicare lo stretto rapporto tra forma figurata e forma musicale nello sviluppo artistico di Cesca. Il testo racconta intensamente “…grafite e sanguigna, bianconero e colore, freddo e caldo vengono usati assieme ad ottenere un risultato certo di grande equilibrio formale, ma anche di viva tensione fantastica, intimamente legata ad una leggerezza che definirei musicale, la musica di un incantato, malinconico e misterioso andantino”.
Nell’insieme la mostra è costituita da opere di dimensioni grandi e insolite per questa tecnica qui espressa volutamente con caratteristiche pittoriche: un inno al disegno per suggellare la convinzione di Cesca che sostiene, nella pratica, la parità fra le svariate tecniche nell’espressione compiuta del contenuto artistico.
Non può essere considerata una tecnica minore, questa, come spesso capita invece nel giudizio espresso principalmente dal mercato dell’arte, con una visione troppo parziale e strumentale che viene smentita guardando anche questi quadri, questi disegni.
Continua la nota critica di Pauletto :” Tutti i lavori in cui domina la grafite, è chiaro, tendono a consistere in un’aura di nitida concisione e quasi di immobilità estatica : il bianconero è quasi per sua natura “essenzializzante”, specie se l’attenzione dell’artista è all’ ”apparire” di ciò che esiste, alla sua possibile, delineata perfezione.
C’è tuttavia, in questi bianconeri, sempre un elemento di vibrazione luminosa che impedisce loro di raggelarsi, di consistere in una troppo bloccata nitidezza”...
I riferimenti sono relativi alle opere: ”Trasparenze nella luce velata” , “Omaggio al poeta – lettera a Dioniso”, “Il testimone”.
La serie delle tavole a sanguigna realizzate su fondo a gesso e colla di coniglio, parlano di un esito che evoca note romantiche sia che si tratti di paesaggio che di figura. Altra opportunità espressiva, quella presentata, con il cambiamento del supporto rispetto alla tradizionale carta.
Così prosegue la presentazione critica:” In altri disegni domina un aspetto che potremmo definire romantico: “Grande scenario alla mura”, “Riflessi al ponte Dante”, “Ricordi d’acque al Ponte de Pria”, “Giganti nell’acqua”, tutte opere che si rivelano affascinate da uno “scenografico”, che però non si consuma in se stesso, perché in realtà sostenuto da un vivo senso di ammirazione per il naturale, quando esso fa tutt’uno con lo storico e il culturale.
A conclusione “Elisa”, il ritratto della figlia realizzato nel 1999: una sanguigna su carta dalle ampie dimensioni, definito da Pauletto come “ …ritratto di figura dormiente intimamente accarezzato dalla luce, che è attenta osservazione della realtà e, nello stesso tempo, espressione di una condivisione umana suggerita dalla grazia”.
Disegno, sì, quello presentato in questa mostra, ma tonale e pittorico: chiaramente leggibile nella vasta gamma della grafite utilizzata per il bianconero, come nelle altrettante numerose variazioni tonali della sanguigna più o meno aranciate con oscillazioni addirittura violacee e talvolta vagamente giallastre.
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