INTRODUZIONE
“Alberi e animali che non hanno uguali in nessun'altra parte del mondo, monoliti antichi come il vento che li ha modellati, un'isola lontana da ogni rotta abitata da un popolo misterioso come il suono arcaico, basso e vibrante del didgeridoo […] “
Bruce Chatwin – Le vie dei canti
Perché fare una mostra sul didgeridoo, questo strano strumento musicale che proviene dall’Australia aborigena? Il motivo è molto semplice: alcuni didgeridoo apparsi recentemente dietro la vetrina della farmacia di Framura hanno suscitato curiosità e interesse tra i framuresi e, con l’arrivo dell’estate, anche fra i turisti.
Da qui, l’idea dell’esposizione. Una esposizione piccola per raccontare, se pur in breve, la storia della più antica cultura del mondo, saldamente legata al passato e orgogliosamente vitale nelle proprie tradizioni.
Sin dalla remota antichità, l’uomo ha costruito i più svariati strumenti musicali per soddisfare un suo innato bisogno, quello di produrre suoni e armonie e quindi il loro sofisticato connubio: la Musica. Nel caso particolare del didgeridoo, però, non sono le mani dell'Uomo a creare (se non in minima parte) lo strumento, ma è Madre Natura che provvede a tutto:
• l'albero di eucalipto
• le voraci termiti che lo scaveranno dall'interno,
• le api, la cui cera servirà come bocchino su cui appoggiare le labbra per produrre il suono.
Il didgeridoo è il più antico strumento musicale a fiato del mondo e si stima che sia in uso presso gli Aborigeni australiani da circa 40.000 anni. E' uno strumento tuttora considerato da molte tribù sacro e parte integrante della Cultura Aborigena che, non avendo in uso la scrittura, ha da sempre trasmesso oralmente le testimonianze del passato: riti, formule sacre, miti, e leggende.
Così, gli anziani trasmettevano ai giovani iniziati il magico e l’arcano delle loro tradizioni al ritmo emesso dal didgeridoo che esprimeva non solo i canti e le danze rituali, ma anche l’imitazione della Natura nelle sue manifestazioni quali, ad esempio, i versi degli animali, e il rumore del tuono e dell’acqua.
Fino agli inizi degli anni ’80, l’arte aborigena australiana era poco conosciuta dal pubblico e quasi ignorata dalle istituzioni e dal mercato dell’arte. Durante questi ultimi decenni vi è stata una lenta ma continua riscoperta di questa arte e si sono susseguite mostre ed esposizioni di manufatti artistici aborigeni in tutto il mondo, da New York a Milano, da Parigi a Firenze, da Londra a Lugano.
Il successo dell’arte aborigena australiana ha contribuito a far superare l’immagine stereotipata degli aborigeni e a favorire consapevolezza e conoscenza della tradizione culturale di questo popolo per secoli angariato, osteggiato e sottovalutato dalla civiltà dei Bianchi.
Buona visita, e... mi raccomando: siate curiosi !
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