Il 18 febbraio 2017 la caffetteria Normal a Taurisano (Le), apre le porte alle opere della giovane artista salentina Chiara Bevilacqua.
L’esposizione, della durata di un mese, avrà come principale protagonista il segno aniconico, apparentemente privo di richiami reali, ma in realtà intensamente soggiogato al ricordo dell’esperienza.
Le sognanti atmosfere delle incisioni in mostra saranno magistralmente accompagnate dalla calda voce di Gaia Rocca e dalla chitarra di Marco Ancona, ospiti della serata inaugurale.
Nel lavoro di Chiara si può riscontrare lo spirito dell’arte contemporanea che non è solo una ricerca interiore ma è una esternazione caratterizzata da un mondo filtrato dal sentimento. Queste due modalità si differenziano enormemente; la prima scova nell’animo figure già esistenti, un’azione che fu già sperimentata dalle avanguardie negli anni 50 poco dinamica e che imbriglia l’artista nel suo animo, mentre in questo caso, l’immagine finale è concepita prima da una percezione della realtà –cosa che afferma l’attività concreta dell’artista nel mondo libero da se-, poi passa da un setaccio quello del sentimento che filtra tutte le impurità, per restituire al mondo un immagine nuova.
Il sentimento oggi diviene la liberazione dell’artista dal suo stesso corpo e dal suo stesso operato perché crea un passaggio fondamentale della comunicazione fra mondo e artista; da tempo l’artista ha voluto svincolarsi dallo stile e dalle sue opere fino a giungere ad esso stesso, oggi si svincola anche da questo per rendere l’arte sempre più libera da artefici, quelli che prendono per riprodurre, ma più vicina agli artisti che direttamente producono.
Le opere di Chiara sono principalmente calcografie a superficie materica realizzate con smalti applicati corposamente a più matrici. Di per se l’incisione richiede una ricerca cosciente dei movimenti e dei materiali utilizzati che in quest’opera entrano in conflitto con l’apparente casualità. Una domanda può sorgere spontanea: Cosa distingue il lavoro di Chiara con la similare immagine di Pollock? La risposta è nella esecuzione, ma per individuarla bisogna procedere per gradi. Essendo l’elaborato di Chiara un filtrato sentimentale è presente in esso un paesaggio etereo, composto da movimenti e colori, spazi pieni e vuoti, facenti tutti parte di un’immagine complessiva che va ricercata come se gli elementi nell’immagine facessero parte di uno spazio reale come può essere un campo fiorito con il cielo e le nuvole; per questi motivi si possono osservare in queste opere uno sfondo ed un soggetto.
Il significato dell’intero lavoro dell’artista, se pur importante, non risiede nella cromia ma nel movimento che la vivifica. È una forza che dal basso si erge fino a raggiungere l’alto, quindi per estensione, è la terra piena di energia che esplode fino a confondersi nel cielo. Quindi, il senso si trova nella visione primitiva della terra, filtrata o condizionata dal sentimento esplosivo dell’artista. L’arte di Pollock si limitava a dare nel mondo ciò che li apparteneva, in questo caso l’artista prende dal mondo, elabora o setaccia sentimentalmente e restituisce l’immagine al mondo, completando il circuito comunicativo.
Giulio Ribezzo
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