Sono di poche parole, fondamentalmente schiva e selvatica come i soggetti preferiti dei miei lavori. Mi sento da sempre a mio agio immersa nella natura, dove traggo ispirazione per i miei lavori e dove trovo l’energia e la poesia di cui ho bisogno. Sicuramente non ho mai cercato, né tantomeno cerco oggi in essa, una consolazione o un nascondiglio;
al contrario, la natura mi ripete ogni giorno chi sono, chi siamo,
come funziona il carosello di ogni essere vivente
tra grazia e brutalità, tra vita e morte.
GLI IBRIDI
Sono esseri a metà strada fra l’uomo e l’animale, dove i corpi sono fusi in uno solo. Sono soggetti in cui la fisicità è forte anche se ritratta da poche righe a grafite e letteralmente bagnata d’acquarello. La donna squalo o la donna mantide o l’uomo falco sono esseri in cui è forte il bisogno di vita, in cui l’istinto vince su tutto; prepotenti nella loro mostruosità eppure belli in questa loro forza vitale. Belli e innocenti -loro malgrado- perché essi seguono solo la loro natura, senza giudizi di sorta. Mentre li disegno ho spesso la sensazione che a loro non importi di niente e di nessuno: vanno avanti come lo fanno le oche nella loro migrazione, senza un dubbio, per istinto, per saggezza biochimica. Mi sembra quasi che non mi aspettino e infatti “si dipingono” in poco tempo. Una volta terminato, in ogni quadro riconosco una caratteristica, una qualità o un vizio umani, come nelle maschere tribali dove per esempio il coraggio è rappresentato
dalla testa del leone, la paura dal volto di scimmia.
Il mio primo disegno “ibrido” risale a quando avevo 8 anni quando disegnai un clown con la testa di orso. L’avevo sognato due o tre notti prima.
Credo questo nasca dal mio bisogno di esorcizzare
l’incubo di un genere umano che non mi vede, non mi sente,
che passa sopra il mio corpo sentendosi autorizzato a farlo,
con le sembianze di un clown e la faccia di bestia.
GLI INSETTI
Fogli di giornale, carta di caramelle, fili elettrici, forcine per capelli,
colla e la voglia di giocare, di navigare nella fantasia come fanno i bimbi. Le bacheche della mia Wunderkammer sbrindellata ed improbabile nascono così. Un elogio a robe inutili, buone solo per giocare e divertirsi. Gli insetti placano la bimba di 8 anni che spinge per uscire
a giocare fuori all’aperto, oltre il mio corpo.
Con loro non sono empatica come con le creature ibride: sono la cosa emotivamente più lontana da noi umani che io conosca dopo le rocce.
Mi aiutano a prendermi in giro e a sentirmi leggera.
Paola Consani
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Officina Rolandi
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