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Luglio 2024
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Numero Evento: 21170519
Eventi Mostre
Padova Capitale Della Grande Guerra
Il Veneto Nella Grande Guerra. Una Mostra Alla Fiera Campionaria Di Padova
Date:
Dal: 12/05/2018
Al: 20/05/2018
Dove:
Logo Comune
Veneto - Italia
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Fonte
Padova Fiere
Evento Passato! Per aggiornamenti: segnalazione@eventiesagre.it
Scheda Evento
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Padova Capitale Della Grande Guerra

Il Veneto Nella Grande Guerra. Una Mostra Alla Fiera Campionaria Di Padova

Da Sabato 12 a Domenica 20 Maggio 2018 - dalle ore 10:00 alle ore 20:00
Fiera Campionaria - Padova (PD)

Padova Capitale Della Grande Guerra - Padova

Esercito Italiano, Carabinieri, Comune di Padova e di Asiago, Croce Verde e Croce Rossa, 3 musei, 11 associazioni, 3 industrie e un forte militare, ricordano in Fiera i cent’anni dalla fine del conflitto

Padova capitale della Grande Guerra

Se Padova divenne capitale della Grande Guerra, è perché il 27 ottobre 1917, terzo giorno della battaglia di Caporetto, il comando dell'Esercito italiano lasciò Udine per trasferirsi a Padova dove rimase per un anno fino all’armistizio siglato proprio qui.

Con una mostra di mille metri quadrati la Campionaria 2018 dal 12 al 20 maggio con ingresso libero (dalle 10 alle 20 nei week-end e dalle 16,30 alle 24 nei feriali) rievoca al padiglione 15 la Grande Guerra e il ruolo che ebbe il Padovano. Rievocazione che rientra nel progetto Padova da capitale al fronte a città della pace (www.centenariograndeguerra.com) con cui il Comune di Padova – Assessorato alla Cultura commemora i cent’anni dalla fine del primo conflitto mondiale, raccontando il clima di quegli anni. Partecipano all’esposizione: Esercito Italiano, Carabinieri, Comune di Padova, Comune di Asiago, Croce Verde (Padova), Croce Rossa (Ferrara), Museo Storico della 3^ Armata (Padova), Museo Risorgimento (Ferrara), Museo della guerra 1915- 18 (Canove), Fondazione Jonathan Aerei Storici (Nervesa della Battaglia), Centro Ricerche Grande Guerra (Padova), Associazione Inbus Club Veneto (Padova), Forte Corbin (Tresche Conca), Associazione Sanità Militare (Milano), Associazione Cime e Trincee (Venezia), Associazione Nazionale Vittime Civili di guerra (Roma), Associazione Assoarma (Padova), Associazione Monte Grappa (Romano d’Ezzelino), Associazione Fronte Sud Altopiano 7 Comuni (Cesuna), Associazione culturale ricerche storiche Pico Cavalieri (Ferrara), Beretta (Brescia), Fiocchi Munizioni (Lecco), Officine Reggiane (Reggio Emilia). 

Dal triplano rosso ai reperti trovati in cent’anni dai recuperanti sull’Altopiano di Asiago

Spicca in mostra un rosso triplano Fokker, copia autentica di uno dei 320 esemplari realizzati per l’aviazione tedesca nel 1917, resi celebri dall’asso polacco Manfred von Richthofen conosciuto come Barone Rosso, attualmente volante e appartenente alla Fondazione Jonathan Aerei Storici. Al centro dello spazio è posizionato un autobus FIAT del 1979 di 12 metri (già Acap Padova, ora dell’Associazione Inbus Club Veneto) adibito a museo della Grande Guerra, contenente reperti bellici (una sezione dedicata all’uso del gas), modellini dei biplani Caproni e oggetti d’epoca (caricatori di moschetto, schegge di granata, gavette, ecc.), con proiezione di filmati inediti girati nel 1916 da un fotografo di guerra (Museo della guerra 1915 1918 di Canove e Istituto Luce); autobus gestito da volontari in divisa storica da artiglieri.

La mostra prevede moltissime fotografie e filmati storici, ma anche attrezzature e mezzi militari usati all’epoca. L’Associazione Fronte Sud Altopiano 7 Comuni mostra video e foto della cosiddetta Vacca Mora, il treno a cremagliera che da Piovene Rocchette portava i militari sul fronte di Asiago e inoltre video sugli aerei che sorvolavano l’Altopiano. L’Associazione Sanità Militare interviene con foto storiche di ospedali da campo e sale operatorie per interventi d’emergenza. L’Esercito Italiano con l’8° Reggimento Genio guastatori della Brigata paracadutisti Folgore (di Legnago) è in Fiera con materiali mezzi e attrezzature per la bonifica di ordigni bellici inesplosi. Il Museo della guerra 1915- 18 di Canove in collaborazione col Comune di Asiago porta reperti della vita di trincea dei soldati italiani e austriaci rinvenuti dai recuperanti sull’Altopiano di Asiago nel corso di cent’anni e anche buoni da 5 a 50 centesimi e di 1 e 2 lire forniti ai soldati italiani per gli acquisti. Il Museo del Risorgimento di Ferrara allestisce la mostra di prime pagine dei giornali e copertine illustrate delle principali riviste italiane in tempo di guerra. Del 15-18 la Croce Verde porta un basto da soma che serviva a caricare i feriti a dorso di mulo e una ciclo-barella, oltre a un’ambulanza Lancia Artena del 1939, un ambulatorio mobile e la nuova auto per trasportare organi appena espiantati. La Croce Rossa di Ferrara è in mostra con una rara uniforme di medico della CRI. Dal Museo Storico della 3^ Armata arrivano foto e stampe della prima guerra mondiale.

L’Associazione Cime e Trincee illustra fotograficamente Venezia colpita dai bombardamenti del 1918. Dal Forte Corbin arrivano foto e documenti. L’Associazione Nazionale Vittime Civili di guerra presenta esempi di bonifica bellica. Le Officine Reggiani presentano una mostra fotografica degli aerei Caproni costruiti per la Grande Guerra.

Foto storiche delle aziende Fiocchi Munizioni SpA e Beretta SpA con filmato storico di quest’ultima. Infine itinerari della Grande Guerra proposti dalla Carraresi Tour Viaggi.

In mostra foto scattate in trincea, copertine e prime pagine dei giornali d’epoca

1918. Un anno di Guerra. LA VITTORIA
La prima guerra mondiale in foto, disegni e articoli originali datati 1918. E’ un modo concreto di presentare i principali eventi bellici dell’ultimo anno di conflitto, quello che la Fiera di Padova a cent’anni esatti propone al padiglione 15 con la mostra 1918. Un anno di Guerra. LA VITTORIA del Museo del Risorgimento di Ferrara (curata da Gian Paolo Marchetti) attraverso l’esposizione di 40 numeri (I e IV di copertina) de La Domenica del Corriere, di 20 numeri de L'Illustrazione Italiana e di 11 prime pagine del Corriere della Sera.

LE FOTOGRAFIE. Le immagini della guerra. Tra il 1915 e il 1918 il Comando Supremo Militare Italiano organizzò un servizio fotografico, affidato alla Sezione Fotocinematografica del Regio Esercito. I soldati - fotografi sullo scenario di guerra avevano il compito di fornire a chi era lontano dal fronte una testimonianza dello sforzo bellico sostenuto dall’Italia, documentando tuttavia gli eventi con finalità celebrative e di propaganda.

LE COPERTINE DEI GRANDI GIORNALI. Gran parte del materiale fotografico realizzato al fronte finiva sui periodici illustrati come L’Illustrazione Italiana, La Domenica del Corriere di Milano, La Tribuna Illustrata di Roma, allora tra i più diffusi. A testimoniare il senso propagandistico dei reportages, è il fatto che per tutta la durata del conflitto su queste riviste non apparve una sola immagine di un morto italiano. Le fotografie ufficiali del conflitto, filtrate oculatamente dalla censura di Stato (fu creato un apposito ufficio di controllo) testimoniano tuttavia lo svolgimento degli avvenimenti.

Le copertine più significative esposte in Fiera, per quanto riguarda La Domenica del Corriere sono quelle che celebrano la vittoria. La Domenica del Corriere, uscita per la prima volta l’8 gennaio 1899, era l’inserto domenicale di 12 pagine del Corriere della sera (in omaggio per gli abbonati, altrimenti al costo di 10 centesimi), le cui copertine erano affidate ad Achille Beltrame, disegnatore vicentino (di Arzignano) che nel 1918 aveva 47 anni.

Tra gli esempi in mostra, Il tricolore ritorna a sventolare sulle terre martirizzate insieme alle lacere e gloriose bandiere dell'esercito liberatore (n°45 del 10 novembre 1918); ma ci sono anche le didascalie che evidenziano la retorica e i termini che di lì a pochi anni sarebbero stati usati dal nascente fascismo: Nell’ora della gloria. Dopo le titaniche lotte, i sacrifici inumani, i lutti e le bufere, sull’Esercito d’Italia, sulle eroiche legioni che romanamente pugnarono per la causa più santa, si è levata e sta, fulgidissima, la Vittoria (n° 46 del 17 novembre 1918).

Per quanto riguarda L’Illustrazione Italiana spiccano le copertine che riportano il bombardamento di Padova, la battaglia del Piave e l’entrata delle truppe italiane a Trento e Trieste.

Tra le prime pagine del Corriere della Sera (testata su cui allora scrivevano firme come Pirandello, D’Annunzio, Croce, Deledda) la più significativa è quella con cui il 5 novembre 1918 si annunciava la fine della guerra e che il direttore Luigi Albertini titolò senza enfasi con un sobrio L’Austria ha capitolato.

Incontri e video di Padova bombardata

Un salotto centrale nel padiglione 15 è riservato alle conferenze, alla visione della mostra di copertine di riviste e prime pagine di giornali 1918. Un anno di Guerra. LA VITTORIA del Museo del Risorgimento di Ferrara e alla proiezione di un raro filmato sugli effetti dei bombardamenti aerei su Padova, Bassano e Castelfranco, degli ultimi giorni di dicembre 1917.

Tra gli incontri, sabato 19 maggio alle 10,30 si terrà la Conferenza interattiva sulle tematiche essenziali della Grande Guerra. Interventi: Paolo Magagnotti, presidente dei giornalisti europei – Trento. Intervengono: generale di Brigata Tullio Vidulich (Bolzano),  Vincenzo Martines, ammiraglio, medico (Roma), Francesco Lusciano, docente di Filosofia e scrittore (Chioggia), Edoardo Pittalis, già redattore capo del Gazzettino (Venezia), Sergio Tazzer, già giornalista RAI e direttore CEDOS - Centro Studi Storici Grande Guerra, scrittore (Treviso), prof. Dino Casagrande, Ferruccio Falconi, comandante Piloti Porto di Venezia e Console onorario del Lesotho (Venezia). Coordina la prof. Romana de Carli Szabados, scrittrice esperta di Storia della MittelEuropa del XIX e XX secolo e della Grande Guerra (Trieste).

Il raduno delle collezioni ha avuto la supervisione di Giancarlo Albertin (Museo della guerra 1915 – 18 di Canove) e Patrizio Castelli (Centro Ricerche Grande Guerra di Padova).

In Campionaria il ricordo degli ospedali e delle infermiere volontarie

La Croce Rossa nella Grande Guerra

La Croce Rossa italiana nata nel 1864 prese piede a Padova nel 1889 (primo presidente il conte Giusti del Giardino) e fu molto attiva durante il primo conflitto mondiale, con 700 soci ai primi del 1915 e oltre 4.000 nel 1918. 

Nel 1914 le prime infermiere volontarie padovane
In previsione dell’entrata in guerra dell’Italia, nel dicembre 1914 la Croce Rossa che aveva sede in corso Garibaldi al pian terreno dell’appena ultimato palazzo di Enrico Zuckermann (titolare della Zedapa, industria minuterie metalliche attiva accanto alla stazione) avviò i primi corsi per infermiere volontarie. Scoppiata la guerra, le infermiere furono chiamate in servizio per l’assistenza negli ospedali territoriali, sui treni o negli ospedali da campo; ma anche per organizzare raccolta fondi a sostegno della Croce Rossa. La Croce Rossa di Padova collaborò inoltre alla ricerca di profughi e prigionieri mettendoli in contatto con le famiglie, curò la spedizione di pacchi e corrispondenze, attivò una grande lavanderia.

Gli ospedali della C.R.I. a Padova e Arsego
Nel giugno 1915 la Croce Rossa di Padova inviò al fronte due ospedali da guerra (il n. 11 e il n. 41) completamente attrezzati e contemporaneamente allestì in città e provincia tre ospedali aggiuntivi grazie a pubbliche sottoscrizioni: al Seminario Vescovile, al Pensionato Francesco Petrarca in via Donatello e a Villa Pugnalin Valsecchi ad Arsego. Le prime due sedi (concesse in uso dal vescovo e dai gesuiti) accolsero i primi feriti e malati il 27 giugno 1915. Dopo la disfatta di Caporetto l’ospedale al Seminario venne trasferito a Bologna per motivi di sicurezza, mentre il Pensionato Petrarca fu chiuso nel marzo del 1917 per le troppe spese. Villa Pugnalin Valsecchi, messa a disposizione dai proprietari che vi abitavano, e con essa Villa Giustinian e sala parrocchiale, divenne invece struttura di convalescenza con oltre cento posti letto, dove dal 7 settembre 1915 al 3 ottobre 1919 passarono 25.874 feriti.

Le scuole padovane requisite
Fin dall’8 agosto 1914 il sindaco di Padova Leopoldo Ferri accolse la richiesta dei comandi militari, concedendo l’uso di sei scuole come centri di mobilitazione dei giovani del 1889-90-91 richiamati alle armi: le elementari Lucrezia degli Obizzi e Reggia Carrarese, la scuola normale maschile e quella femminile, la scuola tecnica Cavalletto e l’istituto tecnico di via Sperone Speroni. Per ospitare i primi profughi da Asiago nel gennaio 1916 il prefetto requisì le scuole Ardigò, l’istituto di via Speroni, la Reggia Carrarese e la De Amicis (poi con l’allontanamento dei profughi, le due ultime furono trasformate in ospedale militare la prima e in deposito per i rifornimenti dei treni- ospedale l’altra), mentre tutte le scuole restarono chiuse nell’anno scolastico 1916/17 perché utilizzate dall’esercito e le lezioni si svolsero in altre strutture (spesso patronati).

Nobildonne al servizio dei feriti
Per allestire e rifornire tali ospedali il Comitato locale organizzò dei centri di raccolta di cui fu responsabile la contessa Cia Giusti del Giardino Cittadella, che nel suo palazzo di via San Fermo realizzò un laboratorio dove si confezionarono oltre 6.000 capi di biancheria e di vestiario per i soldati ricoverati e quasi 5.000 gambali per i combattenti. Uguale contributo diede la contessa Maria Papafava dei Carraresi Bracceschi, che nel suo palazzo di via Marsala mise in piedi un laboratorio che realizzò oltre 30.000 indumenti.
Il Comitato padovano e il Comitato di Preparazione civile istituirono poi un punto di ristoro in stazione ferroviaria, dove furono assistiti feriti e ammalati in transito in città diretti o di ritorno dal fronte e profughi in fuga.

Le sedi padovane del re e del Comando
Se Padova divenne capitale della Grande Guerra, è perché il 27 ottobre 1917, terzo giorno della battaglia di Caporetto che sarebbe durata 26 giorni, il comando dell'Esercito italiano lasciò precipitosamente la sede di Udine insediandosi più prudentemente a 160 km dall’estrema linea difensiva: da qui per un anno furono impartiti gli ordini per le truppe. Il generale Luigi Cadorna scelse a Padova palazzo Dolfin-Boldù in via Vittorio Emanuele II (oggi collegio Theresianum).
Fin dall’inizio della guerra re Vittorio Emanuele III, comandante in capo delle forze armate italiane, voleva stare vicino al fronte: per questo aveva incaricato il suo aiutante di campo, il colonnello trevigiano, Francesco Avogadro degli Azzoni, di trovargli una sistemazione a Treviso. Optando per Udine come sede del comando militare, il generale Cadorna non gli permise però di sistemarsi nella Marca e così il 30 maggio 1915 il re e il suo ristretto staff presero alloggio poco distante, a villa Linussa a Torreano di Martignacco.

Re e comando supremo a Padova
La difficile battaglia di Caporetto obbligò Vittorio Emanuele III a riparare a Padova nel rione Altichiero a Villa Baldin (oggi casa di riposo). Questa residenza, dove il re arrivò il 1° novembre 1917 rientrando da Roma, si mostrò subito inadeguata: tetra, ma soprattutto priva di luce elettrica e di comfort (senza candelabri si infilavano le candele nei colli delle bottiglie), così il 20 novembre 1917 il sovrano si trasferì a Villa Giusti alla Mandria sulla strada per Abano Terme, dove rimase fino al 26 gennaio 1918 quando, per l’esigenza di ospitare molti visitatori anche stranieri, gli fu trovata una più adeguata sistemazione nel più ampio ed elegante castello di Lispida a Monselice dove il re rimase fino al 7 luglio 1918.
Intanto a Padova l'8 novembre 1917 il generale Armando Diaz assunse la guida dell'Esercito al posto di Luigi Cadorna. Prima del passaggio di consegne, il re incontrò di buon mattino Cadorna a palazzo Dolfin-Boldù.

Ripresero i bombardamenti aerei su Padova
Non appena i servizi segreti austroungarici seppero che il comando italiano stava a Padova, sulla città ripresero i bombardamenti aerei, cessati dopo quello dei quattro idrovolanti austriaci che la sera dell’11 novembre 1916 avevano colpito il bastione della Gatta uccidendo 93 civili rifugiati in uno scantinato: il caso scosse l’opinione pubblica europea, anche perché la Convenzione di Ginevra vietava di colpire le città, tanto che per un anno gli austriaci si astennero da attacchi aerei urbani. Nella Grande Guerra comunque Padova fu bombardata con i biplani 19 volte (912 bombe sganciate), vennero colpiti 129 edifici e morirono 141 civili, più il comandante della contraerea e due ufficiali inglesi.

Video bombardamenti aerei di Padova, Bassano, Castelfranco
Nel video di 6 minuti (presentato in Fiera) realizzato da cineoperatori dell’esercito italiano, si vedono gli effetti dei bombardamenti aerei notturni sul centro di Padova, ma anche su Bassano del Grappa e Castelfranco Veneto, effettuati dagli austriaci tra il 28 e il 31 dicembre 1917. La pellicola da 35 mm faceva parte della documentazione ad uso esclusivo degli eserciti alleati, dato che la visione avrebbe generato prostrazione nell’opinione pubblica italiana.
Le immagini che indugiano sul Duomo di Padova e su altre case cittadine, proseguono con l’esame dei resti di un idrovolante Lohner A25, uno degli 11 biplani abbattuti su cui si incentrava l’attenzione dei militari italiani (in particolare su mitragliatrice e bussola). Seguono le riprese dei bombardamenti ai centri storici di Bassano e Castelfranco, con la didascalia che ricorda i 18 feriti rimasti uccisi nell’ospedale cittadino.
Gli ultimi fotogrammi riguardano i funerali a Padova, partiti il 2 gennaio 1918 alle 13,30 dalla cappella dell’Ospedale Giustinianeo, con il corteo che da via San Francesco arriva a piazza Erbe e svolta prima di raggiungere piazza dei Signori.
Per le nuove vittime civili e per i danni subiti dal Duomo ci fu la protesta di Papa Benedetto XV.

Il nuovo comando militare a Teolo
Proprio per scongiurare altri bombardamenti aerei sulla città ripresi il 28 dicembre, il 19 gennaio 1918 Diaz insediò in gran segreto il suo comando sui Colli Euganei a Tramonte di Teolo, a Villa Brunelli-Bonetti, che il 5 febbraio lasciò per il nuovissimo Hotel Trieste di Abano Terme dove rimase fino alla fine della guerra; la residenza di Tramonte fu destinata alla delegazione inglese, mentre furono requisiti altri alberghi e ville dei Colli da destinare a diversi servizi militari.

L’armistizio a Villa Giusti
Un anno dopo che il re l’aveva lasciata, Villa Giusti, residenza del conte Vettor Giusti del Giardino, senatore e quattro volte sindaco di Padova, il 1° novembre 1918 per tre giorni divenne sede delle trattative con i plenipotenziari austriaci. Alle 15,20 del 3 novembre 1918 al piano nobile fu siglato l’armistizio tra Italia e Impero Austro-Ungarico, entrato in vigore alle ore 15 del 4 novembre, anche se le armi tacquero definitivamente un’ora dopo l’orario fissato.

Il bollettino della vittoria
Il bollettino della vittoria firmato da Armando Diaz: l’ignoranza largamente diffusa in Italia fece sì che la penultima parola del testo, Firmato, fosse interpretata come il nome proprio del generale, quindi molti bambini vennero battezzati Firmato. Quel celebre testo fu redatto dal generale Domenico Siciliani, capo ufficio stampa e propaganda del Regio Esercito, nella sede di Villa Bembo (oggi Scalfo- Monzino) a Teolo; poi passò ad Abano per le correzioni di Diaz e a Monselice per la sigla del re.  Il bollettino si trova scolpito sul marmo del Vittoriano a Roma.

Info:
https://campionaria.it/
https://www.facebook.com/CampionariaPadova/



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    europcar

    Data ultimo aggiornamento pagina 2018-05-12 14:37:30
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