STEFANO DI STASIO
a cura di Fabio Migliorati
Arezzo
Chiesa dei SS. Lorentino e Pergentino
29 giugno - 9 settembre 2018 / inaugurazione: venerdì 29 giugno, ore 18.30
La Fraternita dei Laici di Arezzo è lieta di presentare il secondo atto di un nuovo progetto che riguarda l'attenzione all'arte visiva contemporanea, tramite la mostra personale dell'opera di Stefano Di Stasio, a cura di Fabio Migliorati, con la collaborazione di Galleria Alessandro Bagnai e il Patrocinio del Comune di Arezzo. Il progetto prosegue dunque con la riscoperta di quella funzione di "attenzione culturale" che l'antico ente di mutuo soccorso e misericordia ha esercitato nei secoli. La Fraternita dei Laici di Arezzo, istituzione civica da oltre 750 anni presente nella società aretina, torna anche a occuparsi in maniera programmatica, come nel Rinascimento, di attualità visiva.
L'opera di Stefano Di Stasio è quella scelta da Fabio Migliorati per essere ospitata presso la Chiesa dei SS. Lorentino e Pergentino in Arezzo, in cui se ne espone parte della più recente produzione. Oltre 20 dipinti racconteranno il discorso estetico di uno degli artisti che hanno parlato il linguaggio della pittura italiana in Italia, dal proprio protagonismo colorato degli anni Ottanta, al tacito, costante fiancheggiamento dei decenni successivi. Al temine della mostra, una delle opere entrerà a far parte della prestigiosa Collezione di Fraternita, parte collocata nel nobile Palazzo di Piazza Vasari, parte presso il Museo d'Arte Medievale e Moderna di Arezzo.
Il lavoro di Stefano Di Stasio, dal 29 giugno al 9 settembre 2018 (inaugurazione venerdì 29 giugno, ore 18.30) è un viaggio nel sentire umano raccontato per immagini; è un'ipotesi formulata, una domanda posta a noi stessi. Ci si risponde con il tentativo di evocare quella certa poesia d'ambientazione, e di farla intuire come strumento eletto ed elettivo, per tentare sia di stabilire una soluzione visiva come mossa del conoscere, sia di validare il modo attraverso il quale si raggiunge, cioè la tecnica. La pittura, così, è ancora una volta "via del sapere" dell'autore, che oggi, però, non si manifesta più quale proposta di resistenza, ma vive liberamente, senza alcun merito o demerito che costituisca un vantaggio o uno svantaggio.
Tale fenomenologia dell'essenza estetica conduce Stefano Di Stasio alla verità del tempo pittorico, quale ente metafisico in grado di sistemare i dubbi del pittore come quelli dell'umanità. Il perenne confronto fra elementi compitamente figurali e frammenti compiutamente paesaggistici, l'equilibrio fra bisogno del ritrarre e tentazione dell'autoritrarsi, il dualismo fra trama della narrazione e coscienza di essa: tutto ciò senza tradurre o interpretare il senso di immagini che sembrano evolute, autonome, quasi coscienti - anche quando l'insieme di singoli elementi realistici sfuma nella logica dell'illusione, pur senza suggerire quella certa teatralità fantastica invece trattenuta dalle smaltate e suggestive forze del vero, che situano la pittura al magico limine tra sentire lirico e vedere psicologico. L'artista, in Arezzo, non può che pensare all'apparato figurale di Giorgio Vasari, così complesso e strutturato come il suo; e restare in silenzio magari al cospetto dell'immenso "Convito per le nozze di Ester e Assuero" al Museo d'Arte Medievale e Moderna di Arezzo.
Con mostre come questa, la funzione culturale della Fraternita dei Laici ritrova il proprio spirito umanistico, facendosi garante pubblico di una "veduta espressiva" che, manifestandosi, forma e riforma nel tempo le identità creative cittadine. Stefano Di Stasio sarà inaugurata venerdì 29 giugno alle ore 18.30, presso la Chiesa dei SS. Lorentino e Pergentino in Arezzo, alla presenza dell'artista, di Alessandro Ghinelli (Sindaco di Arezzo), di Pier Luigi Rossi (Primo Rettore, Fraternita dei Laici), di Fabio Migliorati (Critico d'arte / Curator), di Alessandro Bagnai (Galleria Alessandro Bagnai).
INFO:
0575 24694
info@fraternitadeilaici.it
Mostra: free entrance / mart-dom: 11.00-13.30 / 14.30-19.00
STEFANO DI STASIO
Napoli 1948. Dopo le sperimentazioni degli anni Settanta, giunge a Roma, dove diviene esponente dell’anacronismo, movimento artistico teorizzato da Maurizio Calvesi negli anni Ottanta, rivolto a esaltare un ritorno alla pittura tradizionale in contrasto con le tendenze concettuali dell’epoca. Le immagini sono simboliche o metastoriche, e testimoniano l’amore viscerale per il proprio sentire evocativo. Partecipa alla Biennale di Venezia (1984 e 1995), alla Quadriennale di Roma (1975, 1986, 1992, 1999), alla mostra Novecento alle Scuderie del Quirinale di Roma (2001), a Un secolo d’arte italiana, la collezione Fejerabend, al Mart di Rovereto (2005). Nel 2005 conclude il ciclo pittorico per la chiesa di Santa Maria della pace a Terni, e realizza il ritratto di Amintore Fanfani per la collezione di Palazzo Madama, su incarico del Senato della Repubblica. La Mairie del 5° arrondissement di Parigi gli dedica una personale nel 2007.
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