LE «STAGIONI» DI VIVALDI, GRANDE APPUNTAMENTO AL CONSERVATORIO «DUNI»
LA CONFRATERNITA DE’ MUSICI E STEFANO MONTANARI
DIREZIONE COSIMO PRONTERA
UN EVENTO VOLUTO E PENSATO
DAL DIPARTIMENTO DI REUMATOLOGIA DELLA REGIONE BASILICATA
GIOVEDI’ 15 SETTEMBRE ORE 20,30
Quando un violino solista come Stefano Montanari incontra un’orchestra barocca come «La Confraternita de’ Musici» diretta da Cosimo Prontera, il risultato non può che suonare per raffinati uditori. E così, un binomio di valore e di percorsi artistici estesi in tutto il mondo, si trasforma in un concerto, dal titolo «Vivaldi, le Stagioni», in programma a Matera giovedì 15 settembre alle ore 20.30, presso l’auditorium del Conservatorio «Egidio Romualdo Duni». Un evento voluto e pensato dal Dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata, una storia di successo scritta dal dottor Ignazio Olivieri, un visionario che, giorno dopo giorno, sposta verso l’alto gli indici di assistenza reumatologica e intanto aggiunge un tratto, un dettaglio al suo disegno di realizzare un dipartimento “diffuso”, ancora più vicino alle esigenze della gente. E il percorso è fatto anche di attimi dedicati alla bellezza, quella che giovedì prossimo disponendo la cornice a un grande appuntamento musicale: protagonisti Stefano Montanari, violinista barocco per eccellenza, e l’orchestra baroque «La Confraternita de’ Musici», una realtà splendidamente diretta da Cosimo Prontera che dal 1997 ha collezionato esperienze e riconoscimenti in tutto il mondo. Di valore sublime è anche il programma della serata, le «Stagioni» di Vivaldi, uno dei primissimi esempi di musica descrittiva, pagine di mirabile bellezza musicale e di grande virtuosismo violinistico e orchestrale.
Le «Stagioni» rappresentano i primi quattro concerti della più ampia raccolta intitolata «Il cimento dell’armonia e dell’invenzione». Furono pubblicate ad Amsterdam nel 1725 e malgrado ebbero una diffusa popolarità all’epoca, caddero del tutto nell’oblio per più di un secolo. Solo all’inizio del Novecento vennero riscoperte, così come il nome e la ricca produzione di Vivaldi. «Il prete rosso», come era chiamato all’epoca a causa dei capelli vermigli, sottolinea ancora oggi l’assoluta modernità e la impareggiabile raffinatezza della sua musica, capace di sperimentare alcune soluzioni tecnico-musicali che si sarebbero affermate in seguito (il virtuosismo richiesto al violino solista nelle «Stagioni» è un banco di prova difficile per qualsiasi interprete) e di anticipare i ritmi moderni cui siamo sottoposti oggi, anche dal punto di vista della fruizione musicale.
Roberto Romeo
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