ESTATE TUDERTINA 2019
Direzione artistica: Chiara Leonardi e Roberto Baiocchi
PREMESSA
Quando entri nel piccolo incanto di Todi, con le sue costruzioni in bilico tra architetture romaniche, gotiche e rinascimentali, puoi cogliere tutto il profumo assordante di questa meravigliosa terra.
Un profumo che ti violenta dentro, che investe tutto il tuo sentire… un profumo che ti avvolge in tutta la sua storia. Non si rimane gli stessi dopo essere entrati in contatto con questa realtà.
Calma, anacronistica e fiabesca, la cittadina di Jacopone, si imponeva agli onori delle cronache culturali come location d'eccezione di svariate proposte artistiche.
Nell'arco di quasi trent'anni, su questo prestigioso proscenio, si sono esibiti i nomi più illustri della Prosa, della Musica, dell'Arte in genere. Italiana e Estera.
Di innegabile fattura, le svariate proposte (una su tutte il Todi Arte Festival), si ponevano ai vertici della programmazione artistica nazionale. Di contro, però, i semi di queste Proposte producevano germogli in sede culturale, ma poca condivisione in sede di comprensione sociale.
La cultura educa quando è avvicinabile, non quando rimane a beatificarsi… sola in un Olimpo di bellezza.
La ricerca dei due estremi, il facile applauso e la seducente azione dell'Arte intesa come astrazione, ha avuto la meglio su una funzione artistica che dovrebbe essere anzitutto pedagogica.
Proprio nell’ottica dell'acculturazione consapevolmente critica, si inscrive questo Festival; nella rivalutazione, quindi, (nella sua accezione più nobile) del patrimonio artistico collettivo.
Se fino ad oggi il dilagare della dinamica del consumo artistico poteva avere una funzione conativa, con tutti i disastri che ne derivano in sede strutturale dell'individuo, si deve esigere il recupero dell'Arte come strumento di educazione di referenza e di sviluppo sociale, quasi a creare un muro di cinta alla rete cognitiva del singolo, automaticamente inattaccabile dalle sollecitazioni negative del mondo moderno.
O in due parole… avvicinare per elevare.
Cercare quindi condivisione e cooperazione per sviluppo di temi, modi e spazi che possano sedimentare Cultura e implementare Movimento (nella sua accezione più nobile).
La nostra proposta vuole incidere proprio su questo: il tentativo di riproposizione, ormai decennale, di un format che cerchi un trait d'union tra fruizione dell'Arte e ispessimento della rete concettuale e cognitiva.
5 MAGGIO 2019 – TEATRO COMUNALE
Come anteprima della prima edizione dell'estate tudertina, a grande richiesta, verrà messa in scena una tragicommedia, che, attingendo a radici musicali, si dipana in una vorticosa opera teatrale.
Un medico e quattro pazienti, in uno show delirante come solo loro sanno fare. La Rimbamband, tre anni dopo «Note da Oscar», torna a teatro con il nuovo spettacolo intitolato «Manicomic».
È l'ennesima sfida per il celebre gruppo comico e teatral-musicale pugliese. «Manicomic» è il loro quarto spettacolo, scritto da Tullo, con la regia di Gioele Dix: per l'attore e regista milanese, con il suo autorevole punto di vista squisitamente teatrale, è un ritorno sui sentieri della follia, dopo aver diretto «Matti da slegare» con Giobbe Covatta e Enzo Iacchetti. Alla realizzazione dello spettacolo hanno collaborato diverse professionalità, tutte giovani e talentuose: l'assistente alla regia è Sara Damonte, regia video di Michele Didone, videografica di Vincenzo Recchia, direttore della fotografia Claudio Procaccio, fonica Riccardo Tisbo, disegno luci Andrea Mundo.
Quello della Rimbamband è un teatro in cui la maschera e la comicità vanno a braccetto con la giocoleria, la clownerie, il mimo, e la straordinaria capacità musicale di ogni strumentista. In scena, in un imprecisato luogo di cura, vedrete un medico seguire i suoi quattro pazienti più gravi, affetti da varie patologie: Renato ha frequenti disturbi di personalità multipla, Francesco, il “Rosso”, è un po' Dottor Jekyll e Mr. Hyde, Vittorio è un alcolizzato cronico, mentre Nicolò ha una grave forma di “neomelodite” ossessiva compulsiva. Come combattere tutto ciò? Con la musicoterapia, l'ippoterapia, l'elioterapia, lo sport e lo psicodramma, ossia la cura delle nevrosi attraverso l’improvvisazione teatrale. Ce n'è di che uscire pazzi, insomma.
Sul palco, insieme ai cinque «rimbambini» più famosi d'Italia, anche un led wall, utilizzato in maniera creativa, in puro stile Rimbamband. E stavolta sono proprio gli oggetti a diventare degli strumenti musicali: tra i tanti, palloni da pallavolo, case-contenitori, palloncini e campanelli, giocando con la “table percussion”, il tip tap ed altro ancora.
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