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Novembre 2024
eventiesagre.it
Novembre 2024
Numero Evento: 21187969
Eventi Spettacolo
Nid New Italian Dance Platform
6^ Edizione A Salerno - Seconda Parte
Date:
Dal: 13/05/2022
Al: 15/05/2022
Dove:
Logo Comune
Campania - Italia
Contatti
Fonte
NID Platform
Evento Passato! Per aggiornamenti: segnalazione@eventiesagre.it
Scheda Evento

Nid New Italian Dance Platform

6^ Edizione A Salerno - Seconda Parte

Da Venerdì 13 a Domenica 15 Maggio 2022 -
Salerno (SA)

Nid New Italian Dance Platform - Salerno

 

Venerdì 13 maggio 2022, Città di Salerno
NID (New Italian Dance) Platform 2021

Tre giorni di Programmazione, dieci appuntamenti in scena a Salerno per la seconda parte della sesta edizione della manifestazione nazionale di danza

Saranno i palcoscenici del Teatro Augusteo e il prestigioso Teatro Verdi di Salerno ad alzare i loro sipari, da venerdì 13 a domenica 15 maggio 2022, sulla seconda parte della NID (New Italian Dance) Platform 2021, sesta edizione della manifestazione nazionale di danza, programmata nella città di Salerno con una nuova formula rispetto a quella originaria.

Questa edizione, con il sostegno del MiC - Ministero della Cultura e della Regione Campania, guidata dal Presidente Vincenzo De Luca, e il supporto del Comune di Salerno con il Sindaco Vincenzo Napoli, dopo Puglia, Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, ha visto affidata l’organizzazione al Teatro Pubblico Campano diretto da Alfredo Balsamo.

Nei tre giorni della manifestazione è prevista anche la cerimonia ufficiale per il passaggio di testimone dalla Regione Campania e Città di Salerno alla Regione Sardegna e Città di Cagliari, sede della prossima edizione, alla presenza dei rispettivi rappresentanti istituzionali.

La sesta edizione della Nid Platform, progetto nato nel 2012 dalla collaborazione tra tutte le realtà della danza nazionale, riunite sotto la sigla RTO, per la sinergia tra MiC, Ministero della Cultura e le Regioni che si sono avvicendate all’ospitalità e al coordinamento, ha avvalorato l’indicazione del Ministero della Cultura, della Regione Campania e del Teatro Pubblico Campano di dar luogo alla manifestazione, nonostante il delicato momento storico, in due segmenti temporali, con gli Open Studios, lo scorso settembre 2021, e la Programmazione della piattaforma a maggio 2022.

Gli Open Studios hanno beneficiato, così, di uno spazio completamente dedicato, nel quale è stato possibile focalizzare l’attenzione sull’aspetto produttivo, in un confronto con i programmatori e produttori nazionali e internazionali presenti, oltre a quello puramente artistico. I progetti artistici presentati, quindi, hanno avuto grande attenzione, e alcuni sono arrivati a compimento, riuscendo a raggiungere gli obiettivi prefissati.

I dieci spettacoli che compongono la sezione Programmazione, anch’essi selezionati dalla commissione artistica, formata da esperti italiani e stranieri, Anna Cremonini , Gemma Di Tullio, Mario Crasto De Stefano, Claire Verlet, Elisabetta Riva, Samme Raeymaekers, coordinati da Michele Mele, saranno ora presentati ad oltre 200 operatori nazionali e internazionali presenti, contribuendo, sempre più, a creare un dialogo tra produzione e distribuzione, e offrire visibilità alla qualità artistica della scena italiana, nel rispetto della pluralità di linguaggi e poetiche ch’essa esprime. Il lavoro della giuria ha “premiato” anche la danza campana, fortemente presente nella programmazione.

Quattro spettacoli in successione animeranno i due palcoscenici salernitani nella giornata inaugurale della rassegna, che prenderà il via, venerdì 13 maggio alle ore 15.30, al Teatro Verdi, con il Nuovo Balletto di Toscana con Bayadere - Il regno delle ombre di Ludwing Minkus e Michele Di Stefano, in scena i danzatori Lisa Cadeddu, Matteo Capetola, Francesca Capurso, Carmine Catalano, Alice Catapano, Beatrice Ciattini, Matilde Di Ciolo, Veronica Galdo, Aisha Narciso, Aldo Nolli, Niccolò Poggini, Paolo Rizzo. Bayadère è un balletto intriso di esotismo idealizzato, sia nella trama melodrammatica sia nell’estetica dell’insieme. Nella tradizione la sua scena più celebre, Il Regno delle Ombre si presenta borderline, al limite tra il reale e l’aldilà.

Alle ore 17.00 la Compagnia Körper presenta, al Teatro Augusteo, Party girl regia e coreografia Francesco Marilungo, con Alice Raffaelli, Roberta Racis, Barbara Novati. E’ una riflessione sul processo di oggettivazione del corpo femminile e sulle dinamiche di potere spesso associate al mercato del sesso.

Il Teatro Verdi ospiterà, alle ore 19.30, Equilibrio Dinamico Dance Company in Suite escape fuga dal passo a due concept/coreografia di Riccardo Buscarini, con Silvia Sisto, Fabio Calvisi, Serena Angelini, Filippo Stabile. Sulla musica del più riconoscibile repertorio classico, gesti armonici e accoglienti lasciano spazio a un partner work intricato e nodoso, in cui nuovi equilibri e forze ridefiniscono il rapporto fra i danzatori in scena. 

L’ultimo appuntamento della giornata, programmato alle ore 22.00 al Teatro Augusteo, è con KLm – Kinkaleri che presenta Alcune coreografie ideazione, regia e videocoreografia Jacopo Jenna, collaborazione e danza Ramona Caia.

La giornata di sabato 14 maggio inizierà alle ore 11.00, al Teatro Augusteo, con CodedUomo / Compagnia Daniele Ninarello in Pastorale ideazione e creazione Daniele Ninarello, con Vera Borghini, Lorenzo Covello, Francesca Dibiase, Zoè Bernabéu. Terzo lavoro di un ciclo di quattro rituali coreografici esperienziali concepiti a partire dalla creazione di pratiche anatomiche che si dispiegano nel comporre la dimensione spaziale e coreografica del rituale.

L’Associazione Culturale Van porterà sul palco del Teatro Verdi, alle ore 13.00, Best regards di e con Marco D’Agostin. E’ una lettera scritta, con otto anni di ritardo, a qualcuno che non risponderà mai, un accorato invito a partecipare a un tributo laico e pop.

La programmazione proseguirà al Teatro Augusteo, alle ore 16.30 con il Collettivo MINE in

Esercizi per un manifesto poetico coreografia, invenzione e danza Francesco Saverio Cavaliere, Fabio Novembrini, Siro Guglielmi, Roberta Racis, Silvia Sisto, con i performers Francesco Saverio Cavaliere, Fabio Novembrini, Siro Guglielmi, Roberta Racis, Silvia Sisto. Il manifesto coautorale trova la sua stesura danzata in una pratica coreutica scritta a dieci mani, dove respiro individuale ed unisono si compenetrano e dove la tessitura corale e sincronica dello spazio e dei corpi diviene ispirazione di un linguaggio collettivo e di una poetica evocativa.

Al Teatro Verdi l’ultimo appuntamento della giornata, alle ore 18.30, è con TIR Danza in Toccare the white dance di Cristina Kristal Rizzo, con Annamaria Ajmone, Jari Boldrini, Sara Sguotti, Kenji Paisley-Hortensia , Cristina Kristal Rizzo. Lo spettacolo, nel suo pensiero coreografico, intende mettere in atto un’esperienza estetica che riveli la potenza del toccare come gesto fondante il mondo, quello sensibile dei corpi ma anche quello della materia insensibile, la semplice intimità di un sentire radicalmente aperto.

L’ultimo giorno di programmazione, domenica 15 maggio, proporrà due appuntamenti, a partire dalle ore 11.00, al Teatro Augusteo, con la Compagnia Körper in Zoé coreografia di Luna Cenere, con Marina Bertoni, Luna Cenere, Lucas Delfino, Ilaria Quaglia, Davide Tagliavini. Uno spazio di ‘riflessione’ sul corpo e sull’esistenza che nella sua nudità si offre allo sguardo, umana, animale, spersonalizzata, acefala. In questo lavoro i corpi si fanno a loro volta spazio, architettura e paesaggio in costante trasformazione.

La manifestazione si concluderà sul palcoscenico del Teatro Verdi, alle ore 12.00, con l’Associazione Culturale Zebra in Monjour di Silvia Gribaudi, con Salvatore Cappello, Nicola Simone Cisternino, Silvia Gribaudi, Riccardo Guratti, Fabio Magnani e Timothée-Aïna Meiffren. La messa in scena, accesa dai disegni pop dall’artista Francesca Ghermandi, rende permeabili i confini tra artisti e regista, scompagina gli ordini e i ruoli, diviene un urlo che mette al centro la fragilità umana come punto di forza, la fallibilità come potere rivoluzionario, l’inaspettato come possibilità di vedere oltre ai limiti previsti.

Ulteriori informazioni e aggiornamenti online sul sito www.nidplatform.it e sulla pagina facebook NIDPlatform.

NID Platform 2021, Città di Salerno
@ Teatro Augusteo, Teatro Verdi
Venerdì 13 >domenica 15 maggio 2022
Contatti email info@nidplatform.it

PROGRAMMA E SCHEDE SPETTACOLI

13 maggio 2022

Teatro Verdi, ore 15.30

Compagnia Nuovo Balletto di Toscana
con il sostegno di Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni
presenta

Bayadère - il regno delle ombre
di Ludwing Minkus e Michele Di Stefano
danzatori Lisa Cadeddu, Matteo Capetola, Francesca Capurso, Carmine Catalano, Alice Catapano, Beatrice Ciattini, Matilde Di Ciolo, Veronica Galdo, Aisha Narciso, Aldo Nolli, Niccolò Poggini, Paolo Rizzo
musica di Ludwing Minkus
coreografia di Michele Di Stefano
musiche originali di Lorenzo Bianchi Hoesch
costumi Santi Rinciari
luci Giulia Broggi
direttore artistico Cristina Bozzolini
maitrè de ballet Sabrina Vitangeli
responsabile di produzione Cristiano Colangelo
direttore tecnico e di scena Saverio Cona
sarta di scena Chiara Fontanella
datori luci Luca Cittadoni

Bayadère è un balletto intriso di esotismo idealizzato, sia nella trama melodrammatica che nell’estetica dell’insieme.

Nella tradizione la sua scena più celebre, il Regno delle Ombre, si presenta borderline al limite tra il reale e l’aldilà, dove le ombre che appaiono sono come congelate nella loro tragica condizione e i movimenti che compiono sono rituali; l’atto esprime una visione che esula dal contesto e che apre a un passaggio di puro movimento, astratto e lucido nella sua semplicità formale.

Il mio interesse è rivolto proprio al potenziale compositivo che questa scena contiene, non per replicarla ma per scatenare tutta la sua forza dinamica ed anche per restituire all’allucinazione di Solor la sua vera natura psichedelica. Pensato per un ensemble di talenti giovanissimi, questo nuovo Regno delle Ombre così misteriosamente carico di suggestioni, appartiene ai tempi eccezionali che stiamo vivendo, perché fa riferimento a qualcosa di perduto e a qualcosa di possibile allo stesso tempo, qualcosa che riguarda la presenza dei corpi e l’intreccio delle loro traiettorie, in uno spazio che non è più soltanto un al di là ma è un presente che desidera essere reinventato con delicatezza e passione.    

Michele di Stefano

Teatro Augusteo, ore 17.00
Compagnia Körper in coproduzione con Teatro delle Moire/Danae Festival, Festival MilanOltre
presenta

Party Girl
regia e coreografia Francesco Marilungo
con Alice Raffaelli, Roberta Racis, Barbara Novati
uci e spazio Gianni Staropoli
Assistente alle luci Omar Scala
video Gianmaria Borzillo, Francesco Marilungo
costumi Efisio Marras

in collaborazione con Amat e Comune di Pesaro nell’ambito di “Residenze Marche Spettacolo”, promosso da Mibact, Regione Marche e Consorzio Marche Spettacolo;
con il sostegno di Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’Arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale); Teatro Petrella di Longiano; Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – Capo Trave / Kilowatt Sansepolcro)
con il contributo di Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le arti e la cultura / Compagnia Menhir e Comune di Ruvo di Puglia / Talos Festival;
con il supporto di Did Studio / Nao Performing Festival, Anghiari Dance Hub
ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore coordinata da L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
con il contributo di MiC – Ministero della Cultura e Regione Campania

Spettacolo selezionato per la NID Platform 2021
Progetto vincitore del Premio Prospettiva Danza Teatro 2020
Progetto vincitore di Cross Award 2020

Party Girl è una riflessione sul processo di oggettivazione del corpo femminile e sulle dinamiche di potere spesso associate al mercato del sesso. A partire da posture e movimenti capaci di innescare il desiderio maschile nell’immaginario collettivo, le tre danzatrici costruiscono una danza minimale, un alfabeto stilizzato, rallentato, sospeso.

La componente sensuale ed erotica viene completamente annullata da un corpo che mano a mano perde vita, si fa oggetto, manichino.

Il processo di oggettivazione è acuito da una voce fuori campo, che attraverso comandi impartiti alle danzatrici, modella in tempo reale la struttura della performance. L’apparente rapporto di dominio è di fatto una relazione molto più articolata, ambivalente, così come è ambivalente la relazione cliente-sexworker.

“Non c’è un’unica fonte di potere nella prostituzione, questa può essere appropriata e mantenuta dal cliente o dalla prostituta”. La dialettica di assoggettamento e soggettivazione è sottile, mobile.

Lo sguardo delle danzatrici riporta ad una dimensione intima, alla dimensione di una performance one to one in cui il pubblico viene posto in uno stato voyeuristico. Lo sguardo della spogliarellista, della hooker, che solitamente si protende verso l’esterno per rivolgersi e arrestare il cliente con l’ambizione di un guadagno monetario, in Party Girl si connota di una sfumatura intimista ed apre le porte verso un mondo interiore, umano, che si contrappone all’apparente disumanizzazione che il corpo sta subendo.

In scena tre televisori: reperti abbandonati che trasmettono video di paesaggi, strade, night club, appartamenti privati, luoghi di frontiera in cui tutto ciò che non è ‘lecito’ può trovare spazio.

Teatro Verdi, ore 19.30
Equilibrio Dinamico Dance Company in coproduzione con Art Garage
con il sostegno di Teatro Pubblico Pugliese e AMAT
presenta

Suite escape fuga dal passo a due
concept/coreografia Riccardo Buscarini
danzatori Silvia Sisto, Fabio Calvisi, Serena Angelini, Filippo Stabile
musiche P.I. Caikovskij, L. Minkus, A. Adam
trascrizione/Rielaborazioni Musicali M° S.Sabatelli
pianista M° Benedetto Boccuzzi
costumi Frano Colamorea
disegno Luci Roberto Colabufo
management Vincenzo Losito

Sulla musica del più riconoscibile repertorio classico, gesti armonici e accoglienti lasciano spazio ad un partner work intricato e nodoso, in cui nuovi equilibri e forze ridefiniscono il rapporto fra i danzatori in scena. Il lirismo del passo a due cede il passo al dramma dello stare insieme, assume contorni distorti, ampi e pieni di ambiguità. In Suite Escape il movimento diventa un mezzo di negoziazione, alimenta lo scontro tra individuo e il gruppo e riscrive il rapporto di fiducia fra i corpi.

Riccardo Buscarini descrive così il processo creativo alla base di Suite Escape:

“Suite Escape parte dall’analisi di famosi pas de deux, gran finale di ogni balletto classico. La trama è canonica: incontro, innamoramento, unione o finale tragico. Il mio lavoro pone al centro dell’attenzione non le singole trame ma il genere stesso del pas de deux e il suo linguaggio coreografico. Nella mia ricerca è centrale la questione dell’equilibrio, del controllo e del sostegno dati o ricevuti dal protagonista maschile o da quello femminile.

La riscrittura del pas de deux in Suite Escape avviene in primis in termini fisici. Il dare e ricevere peso, all’altro o allo spazio, in un continuo gioco tra asse e fuori asse crea una dicotomia fra equilibrio e destabilizzazione che propone una riflessione sulla fiducia. L’illusione della leggerezza del partnering classico, si trasforma in Suite Escape in un lignaggio di “voli in caduta”, che porta l’interprete alla separazione da chi offre un sostegno ma anche, in qualche modo, rappresenta un ostacolo.

Si indaga quindi sulla fuga e sul vuoto generato dall’assenza, un volume che può essere colmato dal desiderio o uno spazio potenziale in cui riconfigurare la propria indipendenza. Il modello passato si manifesta tramite la riconoscibilità coreografica e musicale, ma anche qui lo si scavalca.

Il pianoforte riporta alla classe di balletto e alla musica da camera, ma anche al sottofondo di un ristorante jazz, un luogo d’incontro –  ed, inevitabilmente, di scontro – tra identità diverse.”

Teatro Augusteo, ore 22.00
KLm – Kinkaleri in coproduzione Centrale Fies
con il supporto di  Azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio Progetto PrendersiCura
con il sostegno di Teatro Pubblico Pugliese e AMAT
presenta

Alcune coreografie
ideazione, regia e videocoreografia  Jacopo Jenna
collaborazione e danza Ramona Caia
collaborazione e video Roberto Fassone
musica originale Francesco Casciaro
disegno luci Mattia Bagnoli
costume Eva di Franco
organizzazione Luisa Zuffo

Alcune Coreografie mette in dialogo la danzatrice Ramona Caia con un prezioso e ponderoso lavoro di raccolta video, montaggio e successiva rielaborazione di una serie di tipologie di danze.

La coreografia si costruisce attraverso la mimesi di una moltitudine di frammenti video montati in una sequenza serrata, frugando tra la storia della danza e della performance, attraversando il cinema e internet, in cerca di una materia cinetica sensibile.

Diviso in due parti distinte, Alcune Coreografie parla della danza che parla della danza attraverso la danza e che con essa si confonde fino a produrre nuove immagini.

La danzatrice incarna, trasforma, connette e riporta al presente il corpo dell’immagine, ne sonda la dinamica, la libertà e l’immediatezza linguistica senza un punto di vista privilegiato, lo sradica dall’immaginario nello svolgimento di una coreografia esatta.

La danza tenta di liberarsi dalla forza dell’immagine, smettendo di riferirsi a qualcos’altro, per iniziare a rifarsi solo a se stessa.

Nella seconda parte un video originale dell’artista Roberto Fassone offre una sequenza di coreografie visive, un paesaggio simbolico dove l’umano è assente ma che ancora cerca un rapporto con il corpo in scena e riflette su quella materia intangibile di cui la danza è fatta.

14 maggio 2022

Teatro Augusteo, ore 11.00

Codeduomo / Compagnia Daniele Ninarello in coproduzione con Centre Chorégraphique National de Rillieux-la-Pape /Direction Yuval Pick
presenta

Pastorale
ideazione e creazione Daniele Ninarello
danzatori Vera Borghini, Lorenzo Covello, Francesca Dibiase, Zoè Bernabéu
musiche Dan Kinzelman
dramaturg Gaia Clotilde Chernetich
consulenza Elena Giannotti
luci e spazio Gianni Staropoli

progetto realizzato all’interno di “Sharing&Moving/International Residencies” con il sostegno di MosaicoDanza/ Festival Interplay e della Fondazione Piemonte dal Vivo/ Circuito Regionale Multidisciplinare di Spettacolo dal Vivo e della Lavanderia a Vapore/ Centro di Residenza per la Danza; da KLAP Maison pour la danse – Kelemenis & cie di Marsiglia; Armunia/Festival Inequilibrio, Festival Oriente Occidente / CID Centro Internazionale della Danza. Con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro), Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, CID Centro Internazionale della Danza di Rovereto, Teatro Akropolis (Genova). Artista residente a progetto presso il Centro Nazionale di Produzione della Danza Scenario Pubblico/CZD una produzione in collaborazione con il Centro Nazionale di Produzione della Danza Scenario Pubblico/CZD Con il supporto di CSC Centro per la Scena Contemporanea. Con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

In collaborazione con AMAT per Civitanova Casa della Danza – progetto di Residenza sostenuto da Regione Marche e Mibac.

Il progetto è stato realizzato con il contributo di ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore coordinata da L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino.

“Pensavo che se fossi arrivato al tessuto che ci costituiva, sarei stato contemporaneamente ciò che lo manteneva, lo nutriva, l’animava.” P.Sollers

Questa mia nuova creazione coreografica nasce dal desiderio di affrontare il tema della riunificazione, la nostalgia dell’unisono. La prima suggestione arriva dalla visione di Pastorale (Rhythm), di Paul Klee. Pastorale è il terzo lavoro di un ciclo di quattro rituali coreografici esperienziali concepiti a partire dalla creazione di pratiche anatomiche che si dispiegano nel comporre la dimensione spaziale e coreografica del rituale.

Durante le varie fasi di ricerca Pastorale prende spunto da un aforisma del compositore americano Moondog: “Non ho intenzione di morire in 4/4!” Il mio interesse a lavorare con la sua musica nasce dal desiderio di esplorare l’universo che l’ha generata, caratterizzata da quello che lui definiva “Snaketime” un ritmo scivoloso. Un altro incontro fondamentale per questo lavoro è stato il testo “Numeri” di Philippe Sollers, composto da cento capitoletti numerati in serie di quattro, che narra il nostro esistere su questa terra come un costante inseguimento, un costante derivare l’uno dall’altro.

In Pastorale, la coreografia vuole essere l’accorgimento creato per emergere da sé e accedere all’altrove, per unirsi al fuori e all’altro che è prossimo a noi. Si punta a cercare una continua accordatura, una catena ritmata, una salda alleanza tra corpi che generano una danza che si dipana come un moto perpetuo; come se la mente corporea vivesse costantemente in allerta, attenta a tutti i suoni, ai ritmi da cogliere e ordinare. In questo modo, essa può accedere a un sistema in grado di intonare il proprio corpo ad un ritmo universale. Questa pratica sarà una risorsa per creare uno spazio emotivo in cui esplorare la fragilità di questo legame, e i rischi associati alla sua perdita.

Attraverso la composizione coreografica, l’obiettivo è quello di creare un processo mantrico che permetta ad ogni performer di avvicinarsi gradualmente e allinearsi con il collettivo. Nella continua accordatura tra i corpi è possibile intravedere la nascita di una mente collettiva che ridistribuisce costantemente i corpi e gli eventi, un rituale cui affidarsi, nel tentativo di cogliere e cavalcare quell’intangibile empatia e sintonia che esiste tra loro, capace di trasportarli attraverso una nuova apertura di luce, via di fuga per raggiungere quell’altrove che è puro stato di grazia.

In particolare, il lavoro si sviluppa attraverso la creazione di un sistema di segni, a disposizione dei danzatori come strumenti con cui allinearsi gradualmente l’uno con l’altro. Questi segni nascono da una costante descrizione percettiva delle dinamiche che li circondano nel percorrere la matrice coreografica che li produce costantemente. I segni emergono come descrizione di natura percettiva delle dinamiche circostanti in cui una matrice coreografica produce costantemente variazioni di ritmo e di spazio.

Così i movimenti di un corpo generano risonanze in quelli vicini, come una serie di onde concentriche in espansione, che gradualmente si rafforzano a vicenda nel tentativo di afferrarsi, raggiungersi per non perdersi. Una riflessione quindi, sul senso di cooperazione nella contemporaneità, sulla necessità di tornare ad un processo inclusivo e di ascolto reciproco. Sulla cura costante verso questo funzionamento che ci svela inscritti gli uni negli altri.

Teatro Verdi, ore 13.00
Best regards
di Marco D’Agostin
con Marco D’Agostin
suono, grafiche  LSKA
testi Chiara Bersani Marco D’Agostin Azzurra D’Agostino Wendy Houstoun
luci Giulia Pastore

DEAR N,
YOU WERE TOO MUCH. TOO FUNNY. NOT JUST PLAIN FUNNY BUT, YOU KNOW: SILLY FUNNY, WITTY FUNNY, BITING FUNNY, CUTTING FUNNY, FEROCIOUS FUNNY, DESPONDENT FUNNY, FRIGHTENING FUNNY.
AND PHYSICAL TOO. YES TOO PHYSICAL BY HALF. TOO BODY, BODY. TOO BODILY BODY TO BE THEATRE AND TOO ENTERTAINING TO BE SERIOUS.

Wendy Houstoun, Letter to Nigel Charnock

Con queste parole Wendy Houstoun salutava l’amico e collega Nigel Charnock, a pochi giorni dalla sua morte, nell’agosto del 2012. Nigel era stato uno dei fondatori dei DV8 – Physical Theatre negli anni ’80; aveva poi proseguito in solitaria come performer e coreografo, dando vita a una formidabile serie di assoli. Per chi lo ha conosciuto egli era, esattamente come nelle parole di Wendy, “too much”.

Con i suoi spettacoli, esplosioni ipercinetiche in cui il canto, la danza, il grido, la messinscena, la finzione e la realtà palpabile della performance venivano cucite attorno ad un vuoto abissale, ha allargato le maglie del genere “danza contemporanea” ed è sembrato incarnare alla perfezione quella possibilità dell’arte che David Foster Wallace ha provato a definire “intrattenimento fallito” (“failed entertainement”). In lui tutto era energia, desiderio, volontà. Eppure, come disperatamente ripete nel suo solo One Dixon Road, “there’s nothing else, it’s nothing, nothing”*: non c’è niente, niente, niente ha senso.

Ho conosciuto e lavorato con Nigel Charnock nel 2010. Questo incontro ha segnato una linea netta nel mio modo di pensare la performance. Dopo di lui, la possibilità di una danza è per me l’orizzonte entro il quale tutto in scena può accadere.

BEST REGARDS è la lettera che scrivo, con 8 anni di ritardo, a qualcuno che non risponderà mai. È un modo per dire: “Dear N, I wanted to be too much too” (“Caro N, anch’io volevo essere troppo”). É l’invito a partecipare a un tributo laico e pop: cantiamo assieme di una nostalgia che ci riguarda tutti, noi che non siamo arrivati in tempo per dire quello che volevamo. All’ombra del tempo scaduto, e sotto la luce che Nigel continua a proiettare sulla scena di chi oggi danza, facciamo risuonare un ritornello martellante, spieghiamo di fronte ai nostri occhi un foglio bianco e chiediamoci: come la cominciamo, questa lettera impossibile?

Teatro Augusteo, ore 16.30
Collettivo Mine
presenta

Esercizi per un manifesto poetico
coreografia, invenzione e danza Francesco Saverio Cavaliere, Fabio Novembrini, Siro Guglielmi, Roberta Racis, Silvia Sisto
performers Francesco Saverio Cavaliere, Fabio Novembrini, Siro Guglielmi, Roberta Racis, Silvia Sisto
musica originale Samuele Cestola
disegno luci Luca Serafini
amministrazione, produzione esecutiva Fabbrica Europa

Sostegno alla produzione FVG/Artisti Associati Gorizia; Centro Nazionale di produzione Firenze – Compagnia Virgilio Sieni, Operaestate Festival/ CSC Centro per la scena contemporanea del Comune di Bassano del Grappa, L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale Centro di Residenza Emilia Romagna, Fondazione Romaeuropa, Gender Bender Festival di Bologna e Triennale Milano Teatro, Teatro India- Teatri di Roma, Fondazione Fabbrica Europa, Spazio13Bari.

Lavoro di debutto del Collettivo MINE, Esercizi per un manifesto poetico coincide con l’atto fondativo della compagnia.

Il manifesto coautorale trova la sua stesura danzata in una pratica coreutica scritta a dieci mani dove respiro individuale ed unisono si compenetrano e dove la tessitura corale e sincronica dello spazio e dei corpi diviene ispirazione di un linguaggio collettivo e di una poetica evocativa.

Ripetizione, determinazione ostinata, una sola azione scenica, potente e strutturata come strumento di scrittura condivisa, capace di generare interazioni e accendere corrispondenze, dando vita a un corpo unico che riflette sulla capacità di attraversare insieme il cambiamento e lo scorrere del tempo.

Esercizi per un manifesto poetico investiga la compresenza di una scrittura coreografica rigorosa e di una temperatura emotiva aperta e vibrante che si gioca nel qui ed ora.

Teatro Verdi, ore 20.00
TIR Danza in coproduzione con MilanOltre, Torinodanza Festival/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale nell’ambito del progetto “Corpo Links Cluster,”sostenuto dal Programma di Cooperazione PC INTERREG V-A Italia-Francia (ALCOTRA 2014-2020)
presenta

Toccare The white dance
coreografia Cristina Kristal Rizzo
danzatori Annamaria Ajmone, Jari Boldrini, Sara Sguotti, Kenji Paisley-Hortensia, Cristina Kristal Rizzo
musiche Les Pièces de clavecin di Jean-Philippe Rameau
adattamento, direzione musicale e clavicembalo Ruggero Laganà
flauto Antonella Bini, percussioni Elio Marchesini
set & light design Gianni Staropoli
direzione tecnica Andrea Violato
creative Producer Silvia Albanese
costumi Boboutic ss20

con il sostegno di Azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio | ProgettoPrendersiCura, Oriente Occidente Dance Festival, LFKs Collective – Campus Sup de Sub Residenze presso Lavanderia a Vapore, Centro di Residenza del Piemonte eMembro della rete EDN European Dancehouse Network nell’ambito diTorinodanza 2020, CID – Centro Internazionale della Danza_Passo Nord,Corniolo Art Platform
creazione realizzata nell’ambito di MITO SettembreMusica
debutto 14 settembre 2020, Torinodanza Festival, repliche 17-18 settembre 2020, MilanOltre Festival, Premio Danza & Danza 2020 Miglior Produzione

Toccare é uno stato dell’esistente, ha a che vedere con la vita delle forme e la possibilità che esse hanno di trovare una misura, di posare i corpi nello spazio consobrietà.

Toccare the White Dance, nel suo pensiero coreografico intendemettere in atto un’esperienza estetica che riveli la potenza del toccare come gestofondante il mondo, quello sensibile dei corpi ma anche quello della materia insensibile, la semplice intimità di un sentire radicalmente aperto.

Questo primato del toccare è da intendersi nell’ambito di un pensiero per il quale il tratto saliente dell’esistenza è il suo essere singolare-plurale, riconoscere che siamo sempre già aperti all’altro dall’interno così come dall’esterno.

Toccare l’altro significa toccare tutti i possibili altri, inclusa la propria persona, incluso l’insensibile nel sensibile, significa ripensare radicalmente la natura dell’essere e del tempo.

Il toccare é dunque inteso come un approssimarsi al mondo di un soggetto che è infinita esposizione.

L’esser qui fianco a fianco nella composizione dei corpi senza prevedere il ritorno presso di sé, commuovere l’estensione ed estendere l’emozione in una simultaneità che coincide con l’esistenza stessa.

Corpi che toccano dunque e così facendo si fanno carne, ma é un tocco distaccato, é un gesto del toccare senza dominio, come incantato in una potenza espressiva che ingloba su di sé tutti gli sguardi di un intermezzo estatico.

Non esercitare tutto il potere di cui disponiamo, vuol dire attivare una presa che non possiede. Disinnescare la tirannia di un corpo colonizzato dal perenne profitto, vuol dire esercitarsi ad un movimento che é contagiosamente e gioiosamente vivo.

La riattivazione di un corpo erotico dismesso dal narcisismo hyper sessualizzato che costruisce architetture d’isolamento é un problema politico ma é soprattutto una responsabilità comune e senza calcolo che condividiamo con tutti gli oggetti umani e non umani, é una dimensione estetica che ci mette in contatto con la pienezza del nulla che sta al cuore della materia e con le qualità sensuali di un mondo che non è più Mondo, per un’ecologia senza ritorno.

La creazione si sviluppa in sinergia con la riscrittura di Les Pièces de clavecin de Jean-Philippe Rameau a cura del compositore Ruggero Laganà, in una dimensione musicale materica e astratta, trasfigurata dal contesto iniziale, ma caratterizzata dalle qualità insite nel modello Settecentesco.

Il Traité de l’harmonie réduite à ses principe naturels di Rameau del 1722, preannuncia una nuova concezione della musica come linguaggio espressivo non solo delle emozioni e sentimenti individuali, ma della divina e razionale unità del mondo.

La pièce é pensata per 4 corpi danzanti coinvolti in una danza senza soluzione di continuità, una composizione tattile in puro abbandono di se stessi, una ‘danza da camera’ che mette a nudo una tecnologia fatta di precisione analitica e contrappunto cinetico.

Il numero 4 é manifestazione di ciò che è concreto, immutabile e permanente ed ha la sua espressione geometrica nel quadrato, che ben rende tutte le sue caratteristiche. È il numero della materia, del moto e dell’infinito, rappresentando sia il corporeo che l’incorporeo.

The White Dance La coda del titolo evoca sia il famoso The White Album dei Beatles che, reduci dalla trasferta in India e dall’esperienza della meditazione trascendentale, composero nel 1968 uno degli album più variegati del gruppo, di pura sperimentazione, sia il termine Ballet Blanc, usato per indicare una particolare sezione del balletto nel quale dominano creature diafane e immateriali, rappresentate nel costume da abiti bianchi.

15 maggio 2022

Teatro Augusteo, ore 11.00
Körper | Festival Oriente Occidente
in collaborazione con AMAT e Civitanova Danza per “Civitanova Casa della Danza”
presenta

Zoé
coreografia Luna Cenere
con Marina Bertoni, Luna Cenere, Lucas Delfino, Ilaria Quaglia, Davide Tagliavini
luci e spazio Gianni Staropoli
direzione tecnica Nicola Mancini
musiche Gerard Valverde Ros, Mika Vahino

con il supporto di L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino e Teatro Petrella di Longiano, Centro di Produzione Nazionale Virgilio Sieni e Les Brigittines – Playhouse for Movement, Associazione Armunia/Festival Inequilibrio
inserito nel progetto ResiDance XL 2018 – luoghi e progetti residenza per creazioni coreografiche, azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore, coordinata da L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
con il contributo di MiC  – Ministero della Cultura e Regione Campania

Zoé è la costruzione di uno spazio in cui una piccola comunità è riportata al grado zero della vita. Uno spazio di ‘riflessione’ sul corpo e sull’esistenza che nella sua nudità si offre allo sguardo, umana, animale, spersonalizzata, acefala.

In questo lavoro i corpi si fanno a loro volta spazio, architettura e paesaggio in costante trasformazione. Osserviamo una comunità che si interroga su se stessa nel momento in cui agisce e si sostiene nella ricerca di gesti essenziali tracciando il suo percorso in un’isola surreale.

Il tempo lento e condiviso permette allo sguardo di cogliere i dettagli del gesto, il respiro dei corpi e il suo propagarsi nello spazio senza mai perdere la percezione di un unicum in continua evoluzione. La coreografia è una scrittura sui corpi e dei corpi che in questo caso diventa declinazione delle forme e significati della loro vita nuda. La memoria collettiva e le coscienze dell’oggi sono chiamati a interpretarne i segni.

Emergono domande di tipo politico, sociale, culturale strettamente legate al tema del corpo contemporaneo, alle quali il processo non ha il compito di rispondere ma piuttosto di farle emergere per toccare e turbare.

Zoé è uno spettacolo che nasce all’interno del progetto Genealogia. Una ricerca dalla natura installativa, come si evince anche nei lavori precedenti di Luna Cenere, a cui si aggiunge il carattere relazionale di un gruppo che si fa espressione e luogo, paesaggio in trasformazione e migrazione. Proseguendo nella sua ricerca su un corpo che giace nella condizione di nudità Luna ne fa emergere il potenziale metafisico, animale e sociale.

Teatro Verdi, ore 12.00
Associazione Culturale Zebra
in coproduzione con Torinodanza Festival/Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni, Les Halles de Schaerbeek (Bruxelles)
con il sostegno del MIC
presenta

Monjour
di Silvia Gribaudi
con i disegni di Francesca Ghermandi
con Salvatore Cappello, Nicola Simone Cisternino, Silvia Gribaudi, Riccardo Guratti, Fabio Magnani e Timothée-Aïna Meiffren
consulenza drammaturgica Matteo Maffesanti
disegni animati di Francesca Ghermandi
materiale artistico creato da Silvia Gribaudi, Salvatore Cappello, Nicola Simone Cisternino, Riccardo Guratti, Fabio Magnani e Timothée-Aïna Meiffren
disegno luci Leonardo Benetollo
direzione tecnica Leonardo Benetollo
musiche Nicola Ratti, Gioachino Rossini

progetto realizzato nell’ambito di “Corpo Links Cluster” progetto realizzato da Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Malraux scène nationale Chambéry et Savoie, Associazione Dislivelli e Université Savoie Mont Blanc, sostenuto dal Programma di Cooperazione PC INTERREG V A – Italia-Francia (ALCOTRA 2014-2020)
con il sostegno di Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto Teatro Dimora | La Corte Ospitale), ARTEFICI.ResidenzeCreativeFvg/ArtistiAssociati, AMAT/Comune di Pesaro/Residenze Marche Spettacolo, ARMUNIA/Festival Inequilibrio, Lavanderia a Vapore/Centro di residenza per la danza, ATER Fondazione/Teatro Comunale Laura Betti di Casalecchio di Reno, IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia – progetto di Circuito CLAPS e Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, Zona K.

Superare la frontiera tra me e te: arrivare a incontrarti, per non perderci più tra la folla. […] Trovare un luogo in cui essere insieme sia possible. […] Una cosa che consisterà in una messa in vita gli uni con gli altri e il giorno santo diventerà possibile. J. Grotowski (« Jour Saint » et autres textes)

Monjour è un dispositivo performativo che mette al centro una riflessione sul potere e sul gioco di manipolazione tra performer e spettatore. Monjour è un “cartoon contemporaneo” fatto di corpi in carne ed ossa guidati dall’ironia di Silvia Gribaudi con la complicità visiva di Matteo Maffesanti, dai disegni di Francesca Ghermandi, dalle luci teatrali di Leonardo Benetollo e dai funambolici performer Riccardo Guratti, Timothée[1]Aïna Meiffren, Salvatore Cappello, Nicola Simone Cisternino e Fabio Magnani.

Qual è l’interdipendenza tra pubblico e performer? Qual è la responsabilità reciproca tra spettatore ed artista? Monjour è un giorno per esistere insieme nello spaesamento. Ma cosa siamo disposti a dare per continuare ad esistere?

Monjour è composto da 2 danzatori, 1 clown/attore e 2 acrobati. Il lavoro prevede pratiche coreografiche sul rapporto tra corpo e comicità, tra disegno ed estetica nella relazionei tra performer e pubblico.

In Monjour una regista/performer è in dialogo dalla platea con i performer destrutturando e ricostruendo le immagini che il pubblico vede durante la performance e creando un virtuosismo fisico comico e coreografico.

La messa in scena, accesa dai disegni pop dall’artista Francesca Ghermandi, rende permeabili i confini tra artisti e regista, scompagina gli ordini e i ruoli, diviene un urlo che mette al centro la fragilità umana come punto di forza, la fallibilità come potere rivoluzionario, l’inaspettato come possibilità di vedere oltre ai limiti previsti.



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    Data ultimo aggiornamento pagina 2022-05-09 14:04:04
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