A Sarule in provincia di Nuoro si svolge nei giorni 16 e 17 Settembre 2023 la nuova edizione di "Autunno in Barbagia - la Sardegna più Genuina".
Raccontiamo storia, cultura, tradizioni e territorio del Cuore della Sardegna.
Un’aura di leggende avvolge la fondazione del paese di Sarule: si narra di un tal donno Sarule che, intorno all’anno Mille, si rifugiò con la sua famiglia nell’attuale centro storico tra la chiesa del Rosario e la scomparsa chiesa di Santa Marta.
Ma i numerosissimi siti archeologici (circa 40) del suo territorio testimoniano una storia ancora più antica che risale al Neolitico: lo raccontano le affascinanti domus de janas (sepolture scavate nella roccia) di Neunele, Sa Neale e Sa Pranedda.
Anche la grande civiltà nuragica si stabilì tra queste terre: oltre ai resti dei nuraghi di Iloe, Badu de Orane, Illudei, Letza, Orvanilo, Dospanilo, Illarra, Peddio, si conservano i monumentali sepolcri dell’età del Bronzo chiamati “tombe dei giganti” tra cui la meglio conservata è quella di S’Altare de Logula.
Durante l’epoca romana sono stati riutilizzati diversi insediamenti preistorici come documentano i rinvenimenti nelle località di Incavadu, Valeri, Neunele e Durghio.
Un importante capitolo della storia è quello legato alla fondazione del santuario di Nostra Signora di Gonare sul monte omonimo. Secondo il racconto popolare fu costruita come ex voto dal giudice Gonario II di Torres che, di ritorno dalla Seconda Crociata (1145), promise di erigere una chiesa alla Madonna sul primo lembo di terra che avesse visto se fosse sopravvissuto ad una terribile tempesta che rischiava di far naufragare il suo veliero. La leggenda narra che giunto sulle coste di Orosei il giudice vide per prima cosa il Monte Gonare, che da lui prende nome, dove fece costruire l’edificio religioso.
Nell’ XI secolo la villa di Sarule è citata nel condaghe di San Pietro di Silki; a quell’epoca il centro era capoluogo della curatoria, che da lui prendeva il nome, ed era incluso nel Giudicato di Torres. Dopo la caduta del giudicato nel XIII secolo, entrò a far parte del Giudicato d’Arborea e ricompreso nella nuova curatoria di Dore. I suoi abitanti parteciparono alla grande guerra tra i sovrani sardi e gli invasori iberici fino alla definitiva vittoria della Corona d’Aragona. A partire dal Quattrocento il villaggio passò quindi in mano ai funzionari baronali prima spagnoli poi sabaudi (dal 1720) che imposero pesanti tributi feudali. I sarulesi si ribellarono ripetutamente all’oppressione e parteciparono ai grandi moti antifeudali che agitarono l’Isola nel Settecento. Il centro, incorporato dal Seicento al Marchesato di Orani, si liberò definitivamente con il riscatto del feudo nel 1839.
Nel Novecento il paese conosce una certa notorietà grazie alle sue produzioni locali tra cui i tessuti di lana realizzati al telaio. N egli anni Cinquanta, Eugenio Tavolara, direttore dell’ Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano (ISOLA), incantato dalla bellezza della tipica burra sarulese si prodigò per far conoscere e rinnovare la tradizione della tessitura. Le abili artigiane del paese si impegnarono a riprodurre i disegni dell’artista che ricevettero numerosi premi e riconoscimenti internazionali.
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