Per celebrare l'arrivo della Pasqua a Procida si svolgono diversi riti, processioni, Via Crucis animata, messe e momenti di preghiera, ma i principali appuntamenti della Settimana Santa sono quelli del Giovedì e del Venerdì Santo.
Programma provvisorio:
Giovedì Santo 18 Aprile 2019
ore 18.00 – Chiesa di Sant’Antonio Di Padova – Santa Messa degli Apostoli con Lavanda dei piedi.
ore 19.00 – Antica Chiesa di San Giacomo – Rappresentazione dell’ultima cena.
ore 20.00 – Strade dell’isola: Corteo degli Apostoli a cura dell’Arciconfraternita dei bianchi.
ore 21.00 - Concerto di Passione della Banda Musicale "Città di Procida" presso la chiesa di Santa Margherita a terra murata
Venerdì Santo 19 Aprile 2019
ore 5.00 – Congreca dei Turchini (Chiesa di San Tommaso D’Aquino) – Veglia di Preghiera. Segue Corteo del Cristo Morto e dell’Addolorata verso l’Abbazia di S.Michele.
ore 7.30 Chiamata dei Misteri ed Inizio della Processione per le seguenti strade dell’isola: Via Salita Castello – Via S.Rocco – Via Marcello Scotti – Via Vittorio Emanuele – Piazza Posta – Via Vittorio Emanuele – Via Roma – Via Vittorio Emanuele – Via Principe Umberto -Via Salita Castello. (Risaliranno a Terra Murata a partire da Via Roma solo la tromba, il tamburo, le statue, Il Cristo, l’Addolorata e la Banda Musicale,il popolo).
Ore 20.00 – Solenne Via Crucis dall’Abbazia di S.Michele alla Congrega dei Turchini (Chiesa di San Tommaso D’Aquino) per le seguenti strade dell’isola : Via Salita Castello – Via Principe Umberto – Via Vittorio Emanuele – Piazza Posta – Via Vittorio Emanuele – Via Marcello Scotti.
Approfondimenti sui principali riti e processioni pasquali:
Il Giovedì Santo è animato dalla suggestiva cerimonia dei confratelli dell'Arciconfraternita dei Bianchi: dodici confratelli, con veste bianca e cappuccio, fermato da una corona di spine, ognuno dei quali porta una semplice croce di legno, nel tardo pomeriggio danno luogo ad una lenta e scandita processione detta degli "Apostoli ", lungo le strade strette dell’isola. I partecipanti, distanziati di diversi metri tra loro, insieme ad altre figure rituali, quali il "Centurione", retaggio borbonico, i "Mazzieri", il "Governo", visitano i "Sepolcri" allestiti in ogni chiesa dell'isola.
Qui gli Apostoli sostano, si tolgono la corona di spine, alzano il cappuccio, scoprendo il viso e cantano un suggestivo inno, accompagnati dal coro dei fedeli: "Io vi adoro ogni momento, o vivo Pan del Ciel, Gran Sacramento. E sempre sia lodato il nostro buon Gesù Sacramentato". Dopo qualche momento di adorazione gli Apostoli riprendono il cammino fino alla chiesa successiva.
Il suggestivo corteo dei "dodici Apostoli" , prima di iniziare il cammino, inizia con la rappresentazione della "lavanda dei piedi" e successivamente nella chiesa sconsacrata di S. Giacomo consumano insieme la tradizionale cena procidana a base di pesce. In ogni chiesa gli Apostoli si accostano all’Altare maggiore, appoggiano per terra la croce e si inginocchiano. Il priore batte quattro volte a terra il bastone dando così inizio all’adorazione presso l’altare della reposizione del SS. Sacramento.
Dopo aver ascoltato l’omelia ed intonato un antico canto liturgico, altri quattro colpi di bastone annunciano la fine della visita e gli Apostoli si allontanano per raggiungere la chiesa successiva.
La Processione del Venerdì Santo nasce nel 600 ad opera della Congrega dei Turchini come corteo penitenziale dai contenuti scarni e primitivi (i partecipanti portavano il cilicio e si autoflagellavano a sangue), ristretta nell'ambito dell'antico borgo medievale di Terra Murata, si modificò negli anni per l'intervento della Chiesa che proibì spettacoli cruenti. Fu allora che cominciarono a comparire, come sostituti delle pene corporali che i partecipanti infliggevano a se stessi, i “simboli” della Passione, quali i chiodi, la corona di spine, la lancia di Longino ed altri. La simbologia si è andata sempre più arricchendo nel corso dei secoli, man mano che il percorso si estendeva al resto dell'isola, fino a raggiungere la forma attuale. La sua peculiarità è che essa non è mai simile a quella dell'anno precedente, pur essendo il tema basilare sempre lo stesso, cioè la vita, la passione e la morte di Cristo. Affidata per la realizzazione alla Congrega dei Turchini (detti così per il colore della mantellina, la cosiddetta “mozzetta”) essa consta di una serie di “Misteri” a tema fisso, consistenti in statue e gruppi plastici che sono sempre gli stessi, ed un'altra di “Misteri” a contenuto variabile frutto dell'inventiva e dell'immaginazione dei giovani procidani, riunitisi nelle associazioni “I Ragazzi dei Misteri”e "L'Isola dei Misteri".
Il corteo è aperto da uno squillo di tromba dal suono particolare seguito da tre colpi di tamburo che mirano probabilmente a ricordare il suono di tromba che precedeva i condannati a morte nell' antica Roma. Questo squillo lacerante e suggestivo si ode spesso anche di notte, nel mese che precede la Pasqua , per le stradine dell' isola o dal mare, portato dal vento. Sono i giovani che girano per Procida per esercitarsi. Se, per caso, ti capita di udirlo sotto casa tua mentre dormi, hai un sobbalzo e ti svegli del tutto come se il suono evocasse antichi fantasmi. E' il fascino della tromba del Venerdì Santo! Si snoda la lunga serie di “Misteri”: alcuni mastodontici portati a braccia da giovani robusti che pur sentono la fatica, altri minuscoli affidati a bambini. I temi che rappresentano, sempre inerenti alla vita e passione di Cristo, sono i più vari e realizzati dai giovani stessi secondo la loro inventiva e la loro immaginazione. La realizzazione di essi richiede una grande progettualità ed una notevole abilità che i giovani procidani (nessuno di loro è un professionista del ramo) sembra abbiano acquisito nel corso dei secoli. La preparazione di un “Mistero”, che a volta dura due mesi, è un forte momento di aggregazione giovanile. I ragazzi attraverso di essi esprimono, talvolta in maniera irruenta e piuttosto disinibita, le loro istanze ed i loro giudizi sugli accadimenti della società e del mondo.Ed è proprio quest'ultimo aspetto che dà alla processione una connotazione sociale che va ben al di là della semplice rievocazione celebrativa, sia pure di un evento religioso, facendola diventare una cosa viva e sempre più attuale. E' come se il messaggio di Cristo venisse urlato senza ipocrisie contro i Farisei di turno. La preparazione dei “Misteri” e la partecipazione alla processione è un momento corale per la popolazione di tutta l'isola: vi partecipano circa 2000 figuranti. Si inizia fin dalla più tenera età con il vestirsi da “angioletto” (il vestito nero riccamente ricamato, su cui sono appuntati generosi gioielli veri di oro giallo, e il lungo pennacchio del cappello sono di chiara derivazione spagnola) e si continua, man mano che i ragazzi crescono, col portare delle piccole croci o dei vassoi con i trenta denari, fino ad arrivare, in età giovanile, alla preparazione dei “Misteri” più grossi ed impegnativi come le famose “Ultima cena” di Gesù, di cui esistono varie versioni, che sono una vera esplosione di colori, di odori e di sapori facilmente intuibili. Altri simboli caratteristici che compongono il “corteo funebre” sono la scritta S.P.Q.R., un acronimo che si riferisce alla frase latina che rappresenta il nome ufficiale dell’Impero romano: “il senato e il popolo romano”. Si notano poi l’immagine del sole e della luna che sono il significato profondo della ribellione della natura per la morte del figlio di Dio, allorquando il buio iniziò a calare lentamente sulla terra che fu sconvolta da un fortissimo terremoto, così come narra l’evangelista Matteo; il cofano e la zappa, indicano gli strumenti in uso per scavare e raccogliere il terreno della fossa del defunto; le catene e le funi trascinate sul selciato, ricordano il momento della cattura di Gesù e prende spunto dal Vangelo di Matteo in cui si racconta l’arresto del Cristo al pari della cattura di un delinquente. Infine seguono le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata - appartenente al 700 napoletano - la banda musicale che esegue famose marce funebri capaci di scuotere le fibre più segrete dell’anima, le autorità religiose, civili e militari e dal pubblico.
La sera del Venerdì Santo, infine, per il corteo di ritorno della statua del Cristo alla chiesa dell’Arciconfraternita dei Turchini e a commemorazione dell’agonia, ha luogo una suggestiva e commovente fiaccolata - la cosiddetta “torceata ri fratieddi” - cioè la fiaccolata dei confratelli della congregazione dei “Turchini”.
Testo a Cura di Giacomo Retaggio
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