L'antichissimo sodalizio della Santa Croce di Mercatello, già presente nella seconda metà del '200, aveva eretto un oratorio dedicato al Sacro Legno per promuoverne il culto; contemporaneamente faceva oggetto della propria devozione il simulacro del Cristo Morto, che documenti d'archivio attestano proveniente da "regione straniera". E' verosimile ipotizzare un'origine tedesca o comunque nord europea. Il manufatto interamente in cuoio policromo (alto cm 185) è un'opera donata nel 1285 dal medico mercatellese Giuseppe Olimbrelli, molto probabilmente utilizzata in origine per sacre rappresentazioni che la confraternita stessa animava durante la Settimana Santa. E' un'opera eccezionale, unica nel suo genere, infatti il corpo è interamente in pellame, conciato con una tecnica particolare, tanto da lasciare tutta la flessibilità delle articolazioni (una leggenda popolare parlava di pelle di turco). Sono ben evidenti le cuciture e le varie stratificazioni di colore aggiunte lungo i secoli. Il simulacro ha subito dei rimaneggiamenti soprattutto nel volto, mentre le altre parti del corpo mantengono intatta la fisionomia generale. Tutti gli anni nella notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo è prelevato dall'antica chiesa della Santa Croce e trasferito nella chiesa collegiata, dove è affisso ad una grande croce posta nel presbiterio. Ai lati vengono posizionate le statue lignee della Vergine Addolorata e di San Giovanni, opere della Ditta Elio Righetti di Brescia, fatte eseguire nel 1911. Dopo la celebrazione liturgica del Venerdì Santo è deposto dalla croce; la scena assume toni realistici perché il manufatto, per il materiale con cui è costruito, è snodabile e tutti i movimenti del corpo e in particolare della testa rendono la scena suggestiva e verosimile. La deposizione viene fatta con delle bende di lino e un telo bianco, con il quale il Cristo Morto viene adagiato in un cataletto. Al termine di questo momento, si compone un'imponente processione: confraternite, banda cittadina, terz'ordine francescano, clero, ragazzi con i "Misteri" e tanti fedeli che accompagnano il Cristo Morto, seguito dalle statue dell'Addolorata e di San Giovanni, sino alla chiesa della Santa Croce. Il trasporto avviene con cataletto e baldacchino nero della fine del '700, entrambi decorati con filamenti e ricami in oro. Conclusa la processione, il simulacro viene ricollocato nell'urna e devotamente venerato dai fedeli.
La sera stessa del Venerdì Santo i confratelli del SS. Sacramento, custodi della chiesa, quasi evocando la scena evangelica della sepoltura di Gesù nel giorno della Parasceve (1), pensano a chiudere il Cristo Morto in un'urna tramite un paliotto, nel quale è riprodotta l'immagine del simulacro, opera su tela del durantino Giorgio Picchi, eseguita nel 1595. Fabio Bicca (da: Il Nuovo Amico, 28 - 3 - 2010)
NOTE:
(1) Parasceve: presso gli ebrei, la vigilia del sabato nella quale viene preparato il cibo per la domenica, giorno in cui sono proibite tutte le attività domestiche; presso i cristiani, il venerdì santo.
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