Compagnia TEATRO DELLE FORCHETTE
Laboratorio di Arti Sceniche THE THEATRE
Presentano
INTRIGO A CENA CON RELITTO
25/5/18
TEATRO G. TESTORI – FORLI’
Per la Rassegna ISOLA DEL TESORO 2018 (FoEmozioni)
Info e prenotazioni:
0543/1713530 – 339/7097952 347/9458012
info@teatrodelleforchette.it
BIGLIETTERIA:
intero € 12,00
Ridotto € 10,00 (over 65, soci Fo-Emozioni)
Ridotto € 8,00 (universitari)
Gratuito (Bambini 0-5 anni)
In un antico e misterioso maniero sperduto, appartenente ad una femme fatale altrettanto antica che risponde al nome di Wanda Relitto, si ritrovano 5 ospiti per quello che si rivela essere un equivoco non del tutto casuale. Serviti da una cameriera sexy e pericolosa che sogna di essere Marilyn da un cameriere psicopatico dalla doppia personalità e da una governante di hitleriana memoria, tenteranno di capire chi li ha invitati li, per quale motivo, e soprattutto, chi è la Signora mummificata che assieme ad un alce altrettanto imbalsamato troneggia immobile sulla sala da pranzo. Ma, come avverte minacciosamente la governante, “forse voi non lo sapete, ma qui, c’è gente che ci guarda!”, quindi, la risposta decisiva forse andrà cercata in nuove e decisive dimensioni dell’Intrigo.
Oltre a tutto quanto già racconta il testo di per se (l’omaggio al Genere sia cinematografico che letterario, ad Alfred Hitchock e Agatha Christie, ai personaggi stereotipati, alla commedia brillante all’inglese quando non al cinema di Billy Wilder o, ovviamente, Neil Simon quando non Mel Brooks) Intrigo a cena con Relitto“ è fondamentalmente un testo che per quanto dichiari in superficie non parla affatto di cinema, che è solo il “costume” narrativo, ma di TEATRO. Affonda in effetti tutte le sue radici nel più profondo Teatro dell’Assurdo fino a germogliare in un vero Teatro di ricerca o Sperimentale oltrepassando Pirandello come gioco della menzogna e il Living Theatre come spezzatura della quarta parete. Se fino ad ora si era portato l’attore in sala facendoglielo arrivare dal palco o giungere dalla sala stessa, o portando il teatro per intero in luoghi informali trasformati per l’occasione in spazi più da installazione animata che da prosa vera e propria, ecco che “Intrigo” si appella ad un concetto tornato in auge come novità in ambito cinematografico e anche televisivo quale il 3D per rammentare a tutti che invece il Teatro 3D LO E’ SEMPRE STATO E SEMPRE LO SARA’, dall’origine dei tempi ad oggi, a meno che ad uno spettatore ahimé non manchi la vista da un occhio.
Solo che qua avviene il contrario e tutti si basa sull’esigenza di un 3D totalmente concettuale e intellettivo (quindi vedibile anche per chi appunto ci vede solo da un occhio sia pure mentale. Vedi ad esempio la media dei critici teatrali. ). Non è il pubblico che indossa i famigerati occhialini 3D, visto che a Teatro non servono, ma i Personaggi. E così dalla loro dimensione riusciranno a vedere finalmente il pubblico che li osserva ed a fare quello che quasi mai come si diceva prima, si è fatto in drammaturgia; portare il pubblico nella vicenda, e intrappolarlo nella trama fino ad ucciderlo fisicamente. E sotto quest’ottica ecco che i personaggi stereotipati diventano invece improvvisamente altro, fino al Personaggio Tutelare del TEATRO stesso come CONCETTO che da astratto diviene incarnato e qua si fa chiamare Rebecca la Prima Moglie. E alla fine del Tutto non importa il motivo non importa il movente. Conta solo la narrazione, il momento attivo, l’Attimo da cogliere l’interpretazione degli Attori e la Materializzazione dei Personaggi. E la spiegazione finale riassume tutto il valore base del teatro, così come del testo stesso; L’IMMORTALITA’. Infatti, Rebecca risulta viva pure se morta solo perché non conosce il sapore della fine, dato che dentro di lei è instillato un pre-ordine inconscio e ipnotico “La vita oltre la morte”, facendo si che per lei il tutto diventi un infinito sipario che si apre e chiude ad ogni inizio e fine. Esattamente come tutti i personaggi dei testi teatrali, che ogni sera muoiono per amore per veleno o per volere divino ma la sera dopo senza saperlo sono ancora li, e ricominciano e rimettono tutto a posto senza toccare niente, per morire nuovamente e tornare ancora. E ancora. Fino a che la memoria pretende il ricordo. Seguendo questi brevi cenni e concetti, ecco che dentro la vicenda scopriamo che ogni personaggio rappresenta quindi qualche cosa d’altro all’interno del mondo oltre, quello che vive sui palchi, dove si vive senza saperlo osservati da “gente che ci guarda” come dice Adolpha Hilter, facendo così apparire tra le righe costumisti, scenografi, scrittori, registi, attori, persino giornalisti e opinionisti intellettuali o meno. E da qui, per ogni messa in scena, è ogni volta il punto cardine di partenza.
“E tutto il resto,… è rumore!“
MASSIMILIANO BOLCIONI
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