Nuovo appuntamento con la VIII Edizione della Rassegna di Teatro Amatoriale del Teatro Augusteo di Napoli.
La compagnia CarMa porterà in scena lo spettacolo “1861 la brutale verità”, tratto dal libro di Michele Carilli, martedì 9 maggio alle ore 21:00. Ingresso gratuito per gli abbonati, fino a esaurimento posti.
Il gruppo artistico CarMa proviene da Reggio Calabria e rappresenterà un’opera, della durata di 75 minuti, che accende una luce sul lato oscuro dell'Unità d'Italia e sul fenomeno del brigantaggio.
In “1861 la brutale verità” si ricalca la forma del teatro/canzone e il pubblico avrà la possibilità di venire a conoscenza delle storie delle vittime del processo dell’Unità d’Italia che riemergono dalla nebbiosa memoria. L’autore del lavoro teatrale narra fedelmente la cronistoria post unitaria in un viaggio emozionale nel passato, dove l’operato di particolari personaggi sventrò l’identità e la memoria di un intero popolo, a cui fu tolta, con azioni di inaudita ferocia, la dignità prima del diritto all’esistenza.
Sul palcoscenico Marinella Rodà, Gabriele Profazio, Alessandro Calcaramo e Mario Lo Cascio. Musiche e testi di Mattanza e Michele Carilli. Regia di Lorenzo Praticò e Michele Carilli.
Sinossi di “1861 la brutale verità”
La scena è essenziale, occupata da pochi elementi scenici e dagli strumenti musicali, tutti presenti dall’inizio alla fine, così come i quattro interpreti. Sullo sfondo si stagliano tre bandiere: quella del Regno delle Due Sicilie, quella italiana e quella dello Stato sabaudo. Le luci, volutamente tenui, creano un’atmosfera soffusa e si concentrano di volta in volta sugli interpreti, sottolineando i vari momenti con graduali passaggi cromatici. Attraverso l’alternanza tra parti recitate e cantate si ripercorre la storia del periodo pre e post unitario, dalle condizioni economiche del Regno delle Due Sicilie alla spedizione dei Mille, dal brigantaggio alla repressione attuata dal Regno d’Italia appena sorto.
Il narratore accompagna gli spettatori in questo percorso, dando voce a vari intellettuali e personaggi politici, sulla base di documentati riferimenti storici. Alle sue spalle quattro elementi scenici che l’attore indossa a scena aperta per dar vita agli incarnati: l’uniforme di Francesco II al momento drammatico dell’epilogo del suo regno; la toga indossata da un uomo di legge per declamare alcuni passi della legge Pica; il cappello piumato del bersagliere Carlo Margolfo che partecipò all’eccidio di Pontelandolfo e Casalduni; la logora casacca indossata dal deportato della fortezza di Fenestrelle. Il suo racconto si intreccia con quello dell’interprete femminile che esegue sia brani della tradizione popolare, come “A genti calabrisi” e “Vitti na crozza”, sia brani composti appositamente per la rappresentazione come “Angelina” o “Nui”. Il ruolo della cantante è anche quello di illustrare la condizione femminile all’epoca dell’unità d’Italia e di far conoscere la figura della brigantessa; suo è anche un breve monologo nel quale impersona una popolana che simboleggia la devozione alla regina Sofia e alla famiglia reale.
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