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Luglio 2024
eventiesagre.it
Luglio 2024
Numero Evento: 21175846
Teatro Teatro
Scrivere Il Teatro A Roma
Per La Giornata Mondiale Del Teatro
Date:
Dal: 27/03/2019
Al: 27/03/2019
Dove:
Logo Comune
Lazio - Italia
Contatti
Fonte
Pierpaolo Lala
Evento Passato! Per aggiornamenti: segnalazione@eventiesagre.it
Scheda Evento

Scrivere Il Teatro A Roma

Per La Giornata Mondiale Del Teatro

Mercoledì 27 Marzo 2019 - dalle ore 11:00
Roma (RM)

Scrivere Il Teatro A Roma - Roma

Ti ho trovato!
Testo vincitore Scrivere il Teatro 2019
Giornata Mondiale del Teatro 2019

Scritto dagli studenti della V A Elettronica
IIS “Ettore Majorana” di Rossano (Cs)

Di e con
Nicola Amodeo, Andrea Conforti, Salvatore Graziano,
Rosaria Licciardi, Maria Martino, Marco Milito, Mario Motta, Gianluca Parrilla,
Luigi Parrilla, Michele Sisca, Francesco Viola

Docente referente
Maria Letizia Guagliardi

Consulente musicale
Renato Corosu

Tecnico
Davide Picolli

Laboratorio, drammaturgia e regia
Sara Donzelli e Giorgio Zorcù

Prima rappresentazione
Roma - Teatro Vascello
27 marzo 2019, ore 11

Repliche
Rossano - Teatro Paolella
31 marzo ore 16 e ore 18
1 aprile ore 9 e ore 11

Il laboratorio teatrale e le prove per la messa in scena si sono volte a:
Rossano - Istituto Majorana: 11 - 12 febbraio
Cinigiano - Teatro Comunale (residenza artistica): 17 > 24 marzo
Roma - Teatro Vascello: 25 - 26 marzo

Motivazione della Giuria

La soffitta, il baule, le foto ricordo, costituiscono per Giuseppe una vita alternativa da “rifugio” per fare fronte al dolore della perdita della madre e al rapporto conflittuale col padre. Il luogo segreto di Giuseppe nasce dalla necessità di adattare il vissuto al dolore, alla perdita di senso della vita e al disagio nei confronti degli altri. Ma tutto questo dona al testo una struttura drammaturgica sorprendente, che fa tesoro della creazione di un tempo e di uno spazio, specifici, su cui trova sostanza il linguaggio teatrale. La fotografia è l’anello di trasmissione delle emozioni e della memoria di un rapporto interrotto violentemente tra madre e figlio. Ma è anche l’immagine muta di uno scavo doloroso dentro la materia esistenziale in età adolescenziale, esposta ai turbamenti e ai silenzi di una vita da capire e da sostenere.  Tra l’assenza e la presenza, nell’inconciliabile rapporto tra spazio segreto e spazio pubblico, in cui Giuseppe si dibatte, il tempo drammaturgico instaura un legame tanto forte e tanto fragile, attraverso l’Ora d’Oro, quella prossima al tramonto, che Giuseppe continua a fotografare così come aveva fatto sua madre. Giuseppe, fotografo dell’esistenza, in fondo sa che l’attimo fuggente, attraverso la foto, incolla gli strappi del tempo. Ma fino a quando il motivo ricorrente di stampo materno “Ti ho trovato!”, vissuto come soliloquio interiore nello spazio segreto della soffitta, non passa nella realtà, sulla bocca di un’altra donna, in questo caso Maria la compagna di scuola, il contatto tra irrealtà e realtà non potrà essere ripristinato. Il titolo ne predice l’esito finale, come una formula catartica. In mezzo, nello scioglimento dell’azione, ci sta anche il risanamento del rapporto padre-figlio. Questo passa ugualmente attraverso la fotografia. Un altro patrimonio della memoria costituito dalle foto scattate dal padre a madre e figlio per fissare momenti di vita che la malattia avrebbe inghiottito. Il testo costruisce così un interessante triangolo della memoria che, agitato in un primo momento dalla tempesta della vita, trova un ordine nella realtà attraverso il classico superamento della “prova”, fino al ricominciamento del battito del tempo quotidiano: il pallone che torna a rotolare nel tempo impreciso della giornata giovanile.

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International Theatre Institute ITI
World Organization for the Performing Arts
Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro 2019
27 Marzo 2019
Carlos CELDRÁN, Cuba

Prima del mio risveglio al teatro, i miei insegnant erano già là. Avevano costruito le loro case e il loro approccio poetco sui rest delle loro vite. Molt di loro sono sconosciut, o sono a malapena ricordati hanno lavorato nel silenzio, nell'umiltà delle loro sale prove e nei loro teatri pieni di spetatori e, lentamente, dopo anni di lavoro e risultat straordinari, sono gradualmente andat via da quest luoghi e poi scomparsi. Quando ho capito che il mio destno personale sarebbe stato quello di seguire i loro passi, ho anche capito che avevo ereditato quell'afascinante, unica tradizione di vivere nel presente senza alcuna aspetatva, se non quella di raggiungere la trasparenza di un momento irripetbilee un momento di incontro con un altro nel buio di un teatro, senza ulteriore protezione se non la verità di un gesto, di una parola rivelatrice.

La mia patria teatrale si trova in quei moment di incontro con gli spetatori che arrivano nel nostro teatro sera dopo sera dagli angoli più disparat della mia cità, per accompagnarci e condividere alcune ore, pochi minut. La mia vita è fata di quest moment unici, in cui smeto di essere me stesso, di sofrire per me stesso, e rinasco e capisco il signifcato della professione teatralei vivere istant di pura, effimera verità, dove sappiamo che cic che diciamo e facciamo, ls soto le luci del palcoscenico, è vero e rifete la parte più profonda, più personale di noi stessi. Il mio paese teatrale, mio e dei miei atori, è un paese intessuto di quest moment, in cui metamo da parte le maschere, la retorica, la paura di essere cic che siamo, e uniamo le nostre mani nel buio.

La tradizione teatrale è orizzontale. Non c'è nessuno che possa afermare che il teatro esista in un qualsiasi luogo del mondo, in una qualsiasi cità o edifcio privilegiato. Il teatro, coss come l'ho recepito, si difonde atraverso una geografa invisibile che fonde le vite di chi lo compie e il mestere teatrale in un unico gesto unifcante. uut i maestri del teatro scompaiono con i loro moment di irripetbile lucidità e bellezzae svaniscono tut allo stesso modo, senza alcuna altra trascendenza che li protegga e li renda not. I maestri del teatro lo sanno, nessun riconoscimento è valido di fronte a quella certezza che è la radice del nostro lavoroi creare moment di verità, di ambiguità, di forza, di libertà nel mezzo della grande precarietà. Nulla sopravvive, se non i dat o le registrazioni dei loro lavori, in video e in foto, che catureranno solo una pallida idea di cic che hanno fato. uutavia, quello che mancherà sempre in quelle registrazioni è la risposta silenziosa del pubblico che capisce in un istante che cic che accade non puc essere tradoto o trovato all'esterno, che la verità condivisa è un'esperienza di vita, per qualche secondo, anche più diafana della vita stessa.

Quando ho capito che il teatro era un paese in sé, un grande territorio che copre il mondo intero, è sorta in me una determinazione, che è stata anche il compimento di una libertài non devi andare lontano o spostart da dove sei, non devi correre o muovert. Il pubblico ccè ovunque tu esist. I colleghi di cui hai bisogno sono là al tuo fanco. Là, fuori da casa tua, ccè la realtà quotdiana opaca e impenetrabile.

Lavorerai, quindi, da quell'apparente immobilità per progetare il più grande viaggio di tut, per ripetere l'Odissea, il viaggio degli Argonauti sei un viaggiatore immobile che non cessa mai di accelerare la densità e la rigidità del tuo mondo reale.

Il tuo viaggio è verso l'istante, il momento, verso l'incontro irripetbile con i tuoi simili. Il tuo viaggio è verso di loro, verso il loro cuore, la loro soggetvità. uu viaggi dentro di loro, nelle loro emozioni, nei loro ricordi che risvegli e met in moto. Il tuo viaggio è vertginoso e nessuno puc misurarlo o meterlo a tacere. Né qualcuno puc riconoscerlo nella giusta misura. Ec un viaggio atraverso l'immaginazione della tua gente, un seme che viene seminato nelle terre più remotei la coscienza civica, etca e umana dei tuoi spetatori. Percic, non mi muovo, rimango a casa, con i miei cari, in una quiete apparente, lavorando giorno e note, perché ho il segreto della velocità.

 



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    europcar

    Data ultimo aggiornamento pagina 2019-03-26 15:43:43
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