Carnevale
Carnevale In Sardegna 2018
Da Sabato 10 a Giovedì 15 Febbraio 2018 -
Sardegna - Italia
Carnevale in Sardegna. 10-15 febbraio 2018
I Carnevali Tradizionali sardi, tra maschere di memoria ancestrale in cui viene ritualizzato il dominio dell'uomo sulla bestia, oppure assistiamo al mescolamento del sangue con la Madre Terra. In collaborazione con gli Enti più importanti del Carnevale.
Dimenticate Arlecchino e Pulcinella, dimenticate vestitini da Topo Gigio o Principessa, fate finta di non aver mai sentito parlare delle folle del Carnevale di Venezia e di quello di Rio, qui non troverete i giganteschi Carri allegorici di Viareggio e Putignano.
Preparatevi a fare un salto nel tempo, nel Carnevale tradizionale sardo ne avrete la possibilità. E sarà tutta da fotografare.
Lula – Su Battileddu. Qui il Carnevale si chiama Harrasehare o Carrasegare, che letteralmente significa “carne viva (umana) da lacerare” e tutto ci riporta ad antichissimi riti dionisiaci di mescolamento del sangue con la Madre Terra per richiedere fertilità, alla vittoria del bene sul male e del dominio dell’uomo sulla bestia. In Sardegna il carnevale è fatto per i grandi più che per i bambini, raramente è una cosa della quale ridere, molto più spesso, anticamente, venivano anche sacrificati i più deboli come riti propiziatori.
Austis – sos Colonganos. Nei carnevali tradizionali sardi troverete il fantoccio di Don Conte (il cattivo Padrone) dato al rogo a Ovodda, così come il gigante di Gioldzi viene arso a Bosa o vedrete uccidere S’Urtzu (l’uomo orso) che viene sacrificato a bastonate dai Colonganos o Su Battileddu ucciso da sos Gattias e portato morto su un carro in piazza. Venite in questa terra meravigliosa, aspra come il Filu Ferru (la grappa locale che veniva nascosta sotto terra ed estratta con un filo di ferro per poterla ritrovare) e allegra come il Cannonau che scorre a fiumi in quei giorni ad allietare la festa e sacramentare i rituali pagani antichi come l’uomo e che traggono le loro origini dalla tradizione agropastorale isolana. Partite con la sana voglia di scoprire un mondo a parte che non conoscete, un Viaggio Fotografico nella nostra meravigliosa Italia che saprà lasciarvi senza parole e vi proietterà in un mondo parallelo in cui si parlano lingue completamente diverse dalla nostra. I Sardi sapranno accoglierci con la loro ospitalità sincera e amichevole, priva di sovrastrutture. Simona Ottolenghi sarà la Capogruppo di questo Viaggio Fotografico che si pone in questa occasione come uno dei pochi esperti non sardi di queste bellissime tradizioni. Per lei infatti sarà la terza esperienza tra i Carnevali tradizionali sardi.
Oristano – la Sartiglia Un reportage vero, organizzato tra la gente e con la gente locale: la Capogruppo nei suoi precedenti viaggi ha intessuto con gli Abitanti, le Maschere e le Istituzioni una fitta rete di contatti che ci permetteranno di avere i Pass riservati ai Fotografi nelle più importanti tra queste manifestazioni, dove non li avremo è perchè non ci occorrono essendo carnevali con una gestione meno rigida. Agli Iscritti del Viaggio verranno date prima della partenza una serie di informazioni culturali e antropologiche che serviranno a scoprire prima ancora della partenza la storia e il fascino di questi rituali. Il tutto verrà raccolto in una Guida di Viaggio illustrata con le foto di Roberto Gabriele e Simona Ottolenghi. Questo sarà un passo necessario anche per una migliore resa fotografica e per il raggiungimento degli scopi del viaggio.
Mamoiada – Mamuthones che danzano durante i fuochi di Santu Antine (16 gennaio). Punti di forza del viaggio: Quello che distingue questo Viaggio è innanzitutto la durata e la completezza del Programma: Rimarremo per 6 giorni e 5 notti, sono tanti perchè ci permetteranno di avere un panorama esaustivo delle tradizioni barbaricine potendo vedere ben 8 carnevali di cui alcuni praticamente sconosciuti che si festeggiano durante il sabato, il lunedì e anche il mercoledì delle ceneri durante quindi il periodo di Quaresima, evento assai raro. Inoltre la profonda conoscenza delle tradizioni locali da parte dei componenti dello Staff, che per 4 anni hanno frequentato i riti dei più interessanti carnevali sardi, renderà questo viaggio un’esperienza indimenticabile. Il pulmino con autista che ci accompagnerà per tutto il viaggio renderà tutto molto comodo ed agevole oltre che sicuro: in questo modo non sarà necessario nè portare la propria auto nè guidarne una a noleggio. Ci si potrà meglio concentrare sulle foto e commentarle con i Copogruppo anche durante gli spostamenti. Programma del Viaggio: Il Programma è quello che segue, trattandosi però in alcuni casi di rituali spontanei e non controllati o controllabili, il programma potrebbe subire dei cambiamenti anche senza preavviso dati dallo spostamento di orari ed eventi.
SABATO 10 febbraio: Olbia-Lula-Nuoro
DOMENICA 11 febbraio Nuoro-Ottana-Orotelli-Nuoro
LUNEDI’ 12 febbraio Nuoro-Oristano-Nuoro
MARTEDI’ 13 febbraio Nuoro-Mamoiada-Nuoro
MERCOLEDI’ 14 febbraio Nuoro-Mamoiada-Ovodda-Lodine-Nuoro
GIOVEDI’ 15 febbraio Nuoro-Olbia aeroporto (in base all’orario dei voli)
I RITI:
Impossibile qui descrivere dettagliatamente i riti del Carnevale tradizionale sardo, sarebbe troppo lungo, ci limiteremo a dare qualche informazione per farti entrare nello spirito del nostro Viaggio Fotografico.
Lodine – su Ziomo. Foto © Roberto Gabriele
LODINE: le maschere girano in un paesino di 400 anime entrando in processione nelle case e dedicando ai proprietari delle canzoni con cori a tenores improvvisandole con rime baciate in sardo, esattamente come fanno i rappers americani. Il padrone di casa in segno di ospitalità offre vini, dolci e cibi da mangiare la sera tutti insieme dopo l’incendio del fantoccio che avviene in piazza. Saremo ospiti della cena e del Carnevale che si festeggia ilMercoledì delle Ceneri ed essendo in quaresima si chiama Carnevale Triste.
Oristano: esattamente identica alla Sartiglia dei gremi dei Falegnami e dei Contadini, noi andremo a vedere la Sartiglietta dei bambini, organizzata con un rituale identico ma fatta in un giorno dedicato ai più piccoli. La spettacolarità della folle corsa al galoppo per infilare la stella è identica a quella dei grandi. Così come identiche sono le pariglie che sono delle prove di balentia consistenti in pericolosissime acrobazie fatte dai bambini che galoppano con castelli umani a 3 piani su 2-3 cavalli contemporaneamente. Avremo anche in questo caso i pass per entrare negli spazi riservati ai Fotografi.
Mamoaiada – Issohadores prende al lazo una turista in segno di apprezzamento. Foto © Roberto Gabriele
Mamoiada: uno dei più famosi carnevali della Barbagia. Siamo nel centro di questa regione, qui tra le altre cose c’è un importante Museo delle Maschere Mediterranee con il quale siamo in contatto e che ci darà il suo supporto per curare un libro con le foto del nostro Viaggio. Il rito qui ha due maschere: Mamuthones e Issohadores, anche in questo caso si celebrano i ruoli tra l’uomo e la bestia. I Mamuthones sono coperti da un vello di montone e portano indosso pesanti carichi di campanacci (circa 30 chili) e danzano con un tipico passo saltato, il loro viso è coperto da una maschera lugubre e antropomorfa in legno. Gli Issohadores hanno abiti che ricordano quelli tipici catalani e una maschera umana. Portano un lazo che viene lanciato in segno di corteggiamento verso le turiste o le ragazze locali.
Ottana – i Merdules incedono con il loro passo zoppo e urla beffarde. Foto: © Roberto Gabriele
Ottana: il carnevale celebra il delicato equilibrio tra l’uomo (Merdule) e la bestia (Boes) con il dominio del primo sul secondo. Queste maschere convivono con quelle di sa Filonzana (la parca che recide il filo della vita) e altre che in generale rendono questo rito decisamente allegro per tutti.
Austis – sos Colonganos danzano intorno al fuoco accanto al quale giace s’Urtzu morto. Foto: © Roberto Gabriele
Austis: i Colonganos sono delle maschere antichissime, ad una prima occhiata, erroneamente, possono assomigliare vagamente ai Mamuthones di Mamoiada per il loro folto vello di montone che indossano, ma differiscono intanto per i lineamenti e le fattezze della maschera, ma anche per essere adornate con rami di mirto, la pianta mediterranea sempreverde che in inverno fa i frutti dai quali si estrae l’omonimo liquore, altra differenza sostanziale è che i colonganos sulle spalle portano delle collane di ossa di animali. Il rito poi è completamente diverso perchè qui si celebra la morte di S’Urtzu (l’uomo con la testa di orso) che in passato era un vero sacrificio umano che veniva offerto alle divinità scegliendo una persona con degli handicap o qualcuno forestiero di cui sbarazzarsi.
Ovodda: il Carnevale più antico, il più libero, trasversale e irriverente carnevale che io abbia mai visto. Qualcuno lo chiama il “Carnevale dei pazzi” ed in effetti qui la follia regna sovrana. Le bestie sono vestite come gli uomini, scorrono fiumi di vino cannonau ad allietare le maschere e i visitatori. Il tutto si conclude a sera con il rogo di Don Conte, il tiranno che viene ucciso dal Popolo ribelle.