Autunno In Barbagia
La Sardegna Più Genuina
Da Sabato 11 a Domenica 12 Novembre 2023 - dalle ore 10:00
Tiana (NU)
A Tiana in provincia di Nuoro si svolge nei giorni 11 e 12 Novembre 2023 la nuova edizione di Autunno in Barbagia - la Sardegna più Genuina.
Raccontiamo storia, cultura, tradizioni e territorio del Cuore della Sardegna.
Avamposto dell’antica Barbaria, Tiana è stata terra di confine e di scambio tra culture differenti che qui hanno condiviso conoscenze e tradizioni tramandate nei secoli.
Delle civiltà che passarono sui suoi territori resta traccia nei monumenti archeologici disseminati in tutto il circondario: al Neolitico risale l’importante necropoli di Mancosu costituita da ben 7 domus de Janas, mentre all’età del Bronzo risalgono i resti di antichi villaggi nuragici in località Sa Pira Era, Sa Tanca de su Pranu e S’ischisorgiu.
Dalle fonti antiche sappiamo che durante la conquista romana la Sardegna era divisa in due grandi zone: la Romània che corrispondeva ai territori romanizzati e la Barbària dove vivevano le comunità che, pur avendo contatti con i coloni, conservavano le loro usanze. Tra i Barbaricini infatti ancora nel VII secolo d.C. continuavano ad essere praticati i riti della religione pagana mentre nel resto dell’Isola si era diffuso il cristianesimo. Nei territori di Tiana vivevano i Barbaricini a stretto contatto con i Romani. Questi infatti, a nord-ovest degli attuali confini comunali, avevano costruito l’importante strada che passava per i due vicini centri di Forum Augusti (oggi Austis) e di Sorabile (mansio in agro di Fonni). Testimonianze della presenza romana si ritrovano anche nelle località di Santu Leo e di Tudulu, in quest’ultima si possono vedere i resti di una fornace dell’epoca per la cottura di tegole e mattoni.
Il nome del centro abitato compare per la prima volta nei condaghi di San Nicola di Trullas e di San Pietro di Silki, registri delle chiese dell’XI e XII secolo, come cognome che indica la provenienza di un tal Petru de Tian. Nel Medioevo la villa di Tiana faceva parte del Giudicato d’Arborea ed era inclusa della Diocesi di Santa Giusta a cui appartenevano le parrocchie della curatoria di Austis. Alla fine del XIII secolo il papa Bonifacio VIII infeudò il Regno di Sardegna e Corsica alla Corona d'Aragona provocando nel Trecento lo scoppio della grande guerra tra il giudice Mariano IV d’Arborea e il re d’Aragona Pietro il Cerimonioso proseguita dai loro discendenti. Anche i tianesi dovettero partecipare alle battaglie di quegli anni, infatti tra i firmatari della pace del 1388, tra Eleonora d’Arborea e Giovanni I d’Aragona, compare il “procurator universitatis Barbargie de Ollolà et curatorie de Agustis” a cui apparteneva il villaggio.
Un probabile testimone di quelle battaglie fu il cavaliere medievale, forse militare dell’esercito aragonese, di cui nel 1912 fu scoperta la tomba a Santu Leo. Nel sito furono recuperati un cinturone e una spada donati poi al museo archeologico di Cagliari dal tianese Francesco Putzu.
La guerra per l’indipendenza dell’Isola continuò con i successori della Casata d’Arborea: l’ultimo che riaccese il conflitto fu il marchese d’Oristano Leonardo Alagon, sconfitto definitivamente dalla potenza catalano-aragonese nella battaglia di Macomer del 1478. L’antica curatoria, che gli spagnoli chiamavano Incontrada d’Ustis, venne data in arrendamiento a diversi signorie iberiche che avevano finanziato la campagna di conquista. Dal 1504 il villaggio venne infeudato a Matteo Arbosich e nel corso dei secoli appartenne alle famiglie dei De Sena e Cervellon. Dopo il passaggio dell’Isola ai Savoia che mantennero il regime feudale, nel 1718 Tiana fu affidata ai Manca Guiso e infine degli Amat, da cui si riscatterà nel 1838 con il pagamento dell’indennizzo di 625.000 lire come previsto dalla legge per l’abolizione del feudo.
Il paese divenne famoso per la lavorazione dell’orbace, tipico tessuto in lana con cui sono ancora oggi confezionati diversi elementi dell’abbigliamento tradizionale. La particolare resistenza era ottenuta con il trattamento che si svolgeva nelle gualchiere azionate dalla corrente dei fiumi di cui circa una decina erano ancora in funzione ai primi del ’900.