Palio Del Pettine A Mirandola
Gara Tra Le Frazioni Della Città Emiliana
Da Venerdì 02 a Domenica 04 Ottobre 2020 -
Palazzetto Dello Sport - Mirandola (MO)
EDIZIONE 2020 ANNULLATA
Il Palio del Pettine è una gara gastronomica per decretare il miglior Maccherone al Pettine delle Valli Mirandolesi. Le frazioni della Bassa Modenese si contendono il Palio cucinando un piatto di Maccheroni al Pettine e un ragù scelto dalle frazioni di Mirandola in gara (Cividale, Gavello, Mortizzuolo, Quarantoli, San Giacomo Roncole e San Martino Spino). Le frazioni che si contendono il Palio preparano la loro ricetta dei Maccheroni al Pettine delle Valli Mirandolesi (registrati come prodotto tipico di Modena) rigorosamente fatti a mano secondo il capitolato storico ed un ragù, diverso per ogni frazione sfidante, che rispetta i prodotti e le tradizioni locali.
I piatti, presentati in gara dalle frazioni sfidanti, saranno valutati nella mattinata di domenica 6 ottobre da una giuria composta da esperti gastronomici e da una giuria popolare composta da tutti i partecipanti all'evento del Palio.Il testimonial è il giornalista e"cronista della gastronomia" Edoardo Raspelli; in giuria ci sarà anche Francesca Buonaccorso, neo "Miss Senza Trucco" nell'ambito del celebre concorso "La Più Bella Miss Nel Mondo" di Cesare Morgantini ma soprattutto,nonostante la giovane età,golosa ed esperta di piatti e ristoranti . I"maccheroni al pettine delle Valli Mirandolesi" sono simili ai garganelli ma non hanno le punte: con un biglietto d'ingresso di 22 euro se ne potrà mangiare quanti se ne vuole, di ognuna delle varie frazoini in gara. Ad accompagnare i maccheroni anche altre golosità del territorio:il Parmigiano Reggiano (da sgranocchiare magari con le pere locali), la celebre mortadella La Favola dei fratelli Palmieri(di Mirandola) fatta appositamente per il Palio nel formato di 100 chili, il dolce tipico del posto, il bensone. Il tutto bagnato (a volontà ma anche con auspicabile moderazione) da Lambrusco. Sono attese 2.000 persone. La Storia
La nascita del Maccherone al Pettine è indissolubilmente legata alla lavorazione della canapa in quanto il "pettine" è quello strumento di legno che aveva la funzione, nei telai domestici, di mantenere distanziati i fili. I pettini avevano lunghezze diverse a seconda della larghezza del tessuto che si voleva realizzare. In ogni casa colonica era presente un telaio in quanto la canapa è sempre stato un elemento importante dell'economia di sussistenza. Le notizie più antiche sulla lavorazione della canapa (cannabis sativa) nel territorio a nord di Modena ci vengono dai documenti amministrativi dell'Abbazia di Nonantola. Risale infatti al 1062 un atto di locazione che Landolfo, abate di Nonantola, fa a Martino, prete del Secco, di varie pezze di terra poste nello stesso luogo; nel canone annuo di affitto sono compresi un quinto del ricavato del lino e un sesto della canapa di parte padronale (canave donnicata). (Itinerari Storici nella Emilia Centrale, volume secondo, il territorio, pag. 262, Bruno Lodi) La produzione della canapa, anche se con fasi alterne, si mantiene in espansione fino al XIX secolo, da quel momento un rapido declino, decretato dalla sempre maggiore disponibilità di prodotti tessili industriali come il cotone e interrotto solo nel periodo 1935-1943 (AUTARCHIA).Questa coltivazione scompare dalle campagne negli anni '50.
Le frazioni sfidanti
CIVIDALE-E' in gran parte distribuita lungo il viale che ora congiunge Mirandola alla stazione ferroviaria. Le origini di questa frazione sono tuttavia antiche e rinviano alla località che qui tempo sorgeva denominata Borghetto. Di particolare interesse risulta la chiesa dedicata a San Michele Arcangelo riedificata all'inizio del XVIII secolo. Al suo interno si erge il santuario della Beata Vergine del Borghetto contenente un 'immagine ritenuta miracolosa ed oggetto di devozione. In questa chiesa è collocato anche un bellissimo dipinto seicentesco del pittore veneziano Sante Peranda, la Beata Vergine della Ghiara, ancora contenuto nella maestosa ancona lignea dorata.
GAVELLO-Viene citata già da Plinio nella sua "Storia Naturale" per indicare il fiume Secchia, dalla cui espressione latina Gavello trasse il nome. Nell'VIII secolo l'abitato era fortificato. La sua storia recente segue quella della vicina San Martino Spino. La chiesa conserva un pregevole crocifisso seicentesco. Zona archeologica di primaria importanza a Bellaria.
MORTIZZUOLO-Mortizzuolo ("Mursual" in dialetto mirandolese), è una frazione di Mirandola da cui dista 5 km e 30 km dal capoluogo provinciale. Il suo nome ha dubbie origini, probabilmente da "Portizzuolo": secoli fa, prima delle bonifiche, nei pressi della chiesa sorgeva un piccolo porto. Zona di passaggio per molti paesi limitrofi come San Felice sul Panaro, Mirandola, Massa Finalese, San Biagio, ha la fama di essere "il paese di passaggio". La prima notizia circa la presenza della frazione risale al 963 d.C. Le Valli di Mortizzuolo sono storicamente importanti per insediamenti archeologici risalenti all'età del bronzo, ma anche etruschi e romani. Oggi è rimomato principalmente per la vicinanza dello ZPS "Valli di Mortizzuolo" (Zona a Protezione Speciale per l'avifauna) e l'oasi naturalistica. Importante la chiesa dedicata a S. Leonardo con campanile del Quattrocento.
QUARANTOLI Nell'VIII secolo fu possessione longobarda, nel IX dei monaci di Nonantola e dal 1038 dei Canossa. I figli di Manfredo ne presero possesso il 24 marzo 1174. Sede di una Pieve,dedicata a S. Maria della Neve, in onore della quale si celebra la sagra intorno al 5 agosto. Di notevole rilievo la Villa Borellini-Ferraresi. PIEVE DELLA MADONNA DELLA NEVE XII Secolo (con facciata del XVII) - Stile Romanico e Barocco La pieve di Santa Maria della Neve venne eretta sicuramente già nel IX secolo, ed è documentata a partire dal 1044. Era il centro della vita culturale e religiosa del territorio intorno all'anno Mille, al pari della vicina e più famosa Abbazia di Nonantola.Venne completamente rifatta nel XII secolo da Matilde di Canossa. La facciata è del 1670, mentre il tozzo campanile è del Quattrocento. All'interno, la zona absidale si presenta alterata a causa degli interventi restaurativi novecenteschi che diedero luogo all'arbitraria creazione di un deambulatorio. La Pieve custodisce alcuni importanti oggetti d'arte, testimoni della sua storia millenaria: il più pregevole è un ambone, cioè un pulpito di pietra dal quale si tenevano i discorsi liturgici, pure arbitrariamente ricostruito nel 1925. Nell'ambone sono murati i simboli dei quattro evangelisti, cioè l'aquila (S. Giovanni), il leone (S. Marco), il toro (S. Luca) e l'angelo (S. Matteo). Tali sculture sono sicuramente originarie della chiesa e si fanno risalire alla scuola del Viligelmo; forse, anticamente, erano murate intorno al rosone esterno ad imitazione del Duomo di Modena. L'ambone è sorretto da due telamoni in pietra da taglio la cui origine è incerta. Alla sinistra del presbiterio, una loggetta con colonnine su bei capitelli a gruccia del XII secolo racchiude la cappella battesimale, contenente un paliotto in scagliola di arte carpigiana (1686) e un dipinto, "Madonna con Bambino", attribuibile a scuola veneto-cretese del XVI secolo.
SAN GIACOMO RONCOLE San Giacomo Roncole è una frazione di Mirandola, distante circa 2,5 dal capoluogo comunale, nel passato conosciuta prima come Roncole, e poi con la denominazione attuale. Il paese viene menzionato in un atto del 1212 stipulato dagli eredi di Manfredo Pico, che diedero origine alla casata dei Pico della Mirandola. Verso la metà del Settecento fu sede del marchesato dei Paolucci, su investitura dagli Este. Nel secondo dopoguerra, Zeno Saltini, parroco del paese, costituì in questo luogo l'Opera dei Piccoli Apostoli ,nucleo da cui si originò la comunità di Nomadelfia. La chiesa parrocchiale, consacrata ai Santi Giacomo e Filippo risale al XIII secolo e viene menzionata in vari documenti del secolo successivo. Altri monumenti degni di nota sono la "villa Personali", in passato castello dei conti Personali, trasformata in convento nel Seicento, e la "villa Molinari Tosatti".
SAN MARTINO SPINO San Martino Spino, chiamata in passato San Martino in Spino, è una frazione del comune di Mirandola, all'estremità nordorientale della provincia di Modena. La zona è nota per la coltivazione di angurie e meloni e per gli allevamenti ittici, che hanno consentito di creare l'ambiente umido delle Valli mirandolesi, habitat naturale per la nidificazione di numerose specie di uccelli acquatici e migratori. Nelle campagne di San Martino Spino furono eretti nel XIX secolo i barchessoni, caratteristici edifici a pianta ottogonale adibiti a scuderie ippiche militari. Con l'avvento della motorizzazione, l'allevamento di cavalli a scopi militari entrò in declino e i barchessoni vennero abbandonati nel 1954. Il recupero di queste strutture, ed in particolare del più noto Barchessone Vecchio, ha consentito di realizzare nel 1999 un centro pubblico di educazione ambientale all'interno delle area naturalistica delle Valli mirandolesi.
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