Festa Della Candelora Ad Oristano
Il Cerimoniale De Su Componidori
Domenica 02 Febbraio 2020 - dalle ore 07:00
Oristano (OR)
Festa Della Candelora Ad Oristano. Su Componidori. Il cerimoniale della Sartiglia ruota intorno alla figura de su Componidori. Il 2 di febbraio di ogni anno, festa della Candelora, le massime autorità del Gremio dei Contadini e del Gremio dei Falegnami nominano ufficialmente il proprio Componidori. La consegna di un cero benedetto segna l’investitura dei cavalieri che avranno il compito di guidare rispettivamente le corse dell’ultima domenica e martedì di carnevale.
Il giorno della corsa, la vestizione de su Componidori è il primo atto ufficiale. Nella sede designata dal gremio avviene la cerimonia più solenne della Sartiglia: il cavaliere prescelto viene trasfigurato in Componidori. Per mano delle massaieddas, abilissime ragazze vestite dell’antico costume tradizionale oristanese, e con la sovrintendenza di una più esperta, sa Massaia Manna, il cavaliere indossa gli antichi abiti de su Componidori, gelosamente custoditi dal gremio. Indossati i pantaloni di pelle, la candida camicia e il coietto, una giacca anch’essa di pelle che si allunga a modo di gonnellino sul davanti, ricordando il tipico abito da lavoro degli artigiani, viene posta sul viso del cavaliere la misteriosa maschera. È quello uno dei momenti più emozionanti dell’intero cerimoniale della Sartiglia: l’uomo si trasforma in Componidori. La sistemazione sul capo di un velo ricamato e del cilindro ultimano la vestizione di colui che non potrà toccare più terra sino al termine delle corse. Su Componidori del gremio dei Contadini si differenzia da quello del gremio dei Falegnami. Il primo indossa una maschera color terra mentre il secondo ne indossa una chiara color cera. Inoltre sugli sbuffi della camicia de su Componidori della Domenica sono raccolti da nastri rossi, mentre rosa e celeste sono i fiocchi del Componidori del Martedi, il quale reca sul coietto delle borchie d’argento a forma di cuore, mentre il coietto del capocorsa di San Giovanni è stretto sul davanti da lacci di pelle. La figura de su Componidori è sublime. Al termine della vestizione dovrà salire sul cavallo senza toccare il suolo, infatti un artiere accompagnerà il cavallo sino a sa mesitta, il tavolo dove è avvenuta la trasfigurazione del cavaliere: da lì su Componidori monterà sul suo destriero elegantemente bardato. A partire da quel momento su Componidori è la massima autorità che avrà il compito di comandare la corsa e, in seguito al complesso cerimoniale della vestizione, è il simbolo quasi sacro che con il suo incedere ieratico e il suo continuo atto di benedire con sa pippia de maiu, il doppio mazzo di viole mammole, offrirà il suo saluto al gremio, ai cavalieri e a tutta la città.
Giunti sul percorso di gara, dopo aver aperto ufficialmente la corsa con un triplice incrocio di spade con il suo Secondo, da inizio alla corsa alla stella affrontando per primo la sorte. A partire da quel momento, lui e solo lui potrà stabilire chi tra i cavalieri partecipanti potrà avere l’onore della spada, ovvero tentare la fortuna nel cogliere la stella. Ultimate le corse, su Componidori potrà nuovamente tentare di cogliere la stella, questa volta con lo stocco, la lancia di legno, che cederà anche ai suoi due aiutanti di campo. Le corse sul percorso della Cattedrale sono chiuse da sa remada, la grande prova di abilità e coraggio de su Componidori che affronta il percorso a gran galoppo riverso sul cavallo mentre benedice la folla con sa pippia de maiu.
Su Componidori guida il corteo nel trasferimento verso la via Mazzini. Qui la sua galoppata composta e ordinata con i suoi aiutanti, da inizio alle esibizioni che vedranno la partecipazione di tutte le pariglie del corteo. Al termine, ancora una volta sarà lui a chiudere ufficialmente le corse con un’altra galoppata, questa volta con i suoi compagni di pariglia, riverso sul cavallo mentre saluta e benedice la folla con il suo scettro di mammole. La manifestazione ormai conclusa ha il suo termine nella cerimonia di svestizione del capo corsa. Accostandosi con il cavallo sino a sa mesitta, facendo ancora una volta attenzione affinché non venga infranto il tabù della terra, smonta da cavallo direttamente sul tavolo, dove avverrà la svestizione. Le Massaieddas, tolto il cilindro e il velo, sciolgono le fettucce che per ore hanno stretto la misteriosa maschera. Levata la maschera cessa su Componidori e il volto dell’uomo riappare ai numerosi presenti che salutano e plaudono all’impresa del cavaliere.