Sagra Dell'abete A Rotonda
Sagra Dell'abete E Festa Dell'albero A Rotonda
Da Sabato 08 a Giovedì 13 Giugno 2019 -
Rotonda (PZ)
Sagra dell'Abete 2019 Festa in onore del protettore San Antonio da Padova
Sagra dell’Abete - dal 8 al 13 Giugno
La stagione primaverile a Rotonda inizia da tempo immemorabile con un rito arboreo, poiché l’albero è simbolo della rigenerazione cosmica; la tradizione ha fervide radici nella terra dei boschi, la Lucania (dal greco Lùkos, bosco).
In un’atmosfera di intensi profumi e variopinti colori si rinnova l’appassionante Sagra dell’Abete, in onore di Sant’Antonio di Padova.
La Sagra dell’abete di Rotonda è, senza dubbio, quella che più rispetta i riti ed i gesti di una tradizione atavica che rimanda ai mitici riti celtici, ed è legata ad una leggenda. Si narra che Sant’Antonio passò per Rotonda nel XIII secolo e fece sosta nei boschi del Pollino, trascorrendo una notte sotto un abete in località Marolo. Anni dopo, nello stesso punto, un bovaro, inciampando, precipitò in un burrone ed invocò disperatamente il nome del Santo, che gli apparve in tutto il suo splendore e lo salvò. Il miracolato raccontò l’accaduto a valle ed ogni anno si recò nel bosco per abbattere un abete ed offrirlo al Santo, coinvolgendo di volta in volta sempre più gente in questo suo gesto. Da allora nulla è cambiato: la Sagra ha mantenuto intatto il suo fascino e le sue usanze proponendo sempre lo stesso rito. Per la comunità di Rotonda è la festa più attesa ed amata dell’anno; essa simboleggia la rivincita dell’uomo su una natura molte volte ostile, e nello stesso tempo l’auspicio di abbondanti raccolti. Il rito, di origine pagana, ha come finalità il matrimonio arboreo tra un abete di modeste dimensioni, la rocca ed un enorme faggio (una volta si trattava di un abete grosso, tant’è vero che il dialetto locale ne conserva il nome) "a pitu". Questo matrimonio simboleggia, appunto, la conseguente fecondità apportatrice di buone messi. Tutto inizia nella serata del 1° sabato di Maggio, quando davanti al municipio le persone addette abbattono la vecchia pitu piantata l’anno precedente nel giorno dedicato a Sant’Antonio. Il giorno dopo, la domenica, il gruppo della pitu sale in montagna per scegliere la pianta di faggio che dovrà diventare la nuova. Una volta scelta la pianta verrà contrassegnata con una croce per essere poi facilmente individuabile il giorno in cui verrà tagliata. Una settimana dopo, la 2° domenica di Maggio, tocca al gruppo della rocca scegliere nel bosco di un paese vicino, Terranova del Pollino, la pianta di abete che dovrà diventare la rocca. Il gruppo della pitu, invece, qualche ora più tardi, dopo essersi riunito dal caporale, si dirige verso i boschi montani situati nel territorio comunale per salire verso la località Marolo. Qui il grosso, alto e bell’albero di faggio viene abbattuto; questo è il rituale che dà inizio alla festa: la pianta, una volta abbattuta, viene misurata, mentre i fedeli inneggiano al Santo intonando canti e litanie in suo onore. Quindi la pitu viene ripulita dalle fronde, squadrata e rifinita con la tradizionale accettuddra; è questa un’operazione laboriosa che richiede tanta precisione, dovendo la pianta essere perfettamente squadrata per poter essere trascinata in tutto il paese. Presto verrà agganciata ("mpaiata") ai buoi, per cui necessita di un’apertura da praticare alla sua estremità più grossa, ben rifinita, tale da ospitare la "gualaneddra", un asse di legno, di cui un’estremità viene bruciata in modo che possa piegarsi più facilmente senza spezzarsi ed essere inserita nell’apertura della pianta. Circa tredici coppie di buoi ("paricchi") avranno l’onore di trainarla lungo tutto il percorso che separa i boschi dal centro urbano. Il 10 giugno prima di essere aggiogati i buoi devono essere sottoposti al rito della misurazione, alla presenza di un pubblico ufficiale, del caporale della pitu e dei responsabili di ogni coppia di buoi: a turno i bovari ("ualani") conducono le proprie bestie su di un piano allestito appositamente e lasciano che si controlli l’altezza di chi, da questo momento, coadiuverà il lavoro dell’uomo nel tragitto verso la Piana di Pedarreto e poi verso Rotonda. Alla coppia più alta toccherà l’onore di essere legata nel punto più vicino al tronco, a scalare troveranno posto, formando la "trizza", gli altri dodici "parecchi", che i bovari guideranno dopo averli legati al giogo con strisce di cuoio denominate "paiule". Il corteo può, così, avere inizio trainando la pitu nei pressi della località Pedarreto. Tanti sono i chilometri da percorrere tra strade sterrate e mulattiere che costeggiano le acque del Pollino, prima di poter bivaccare. Intanto altri gruppi di fedeli sulla piana del Pedarreto hanno a loro volta compiuto il loro ex voto abbattendo piante di faggio più piccole, denominate "pòrfeche", che saranno trasportate con l’aiuto dei propri buoi, precedendo la pitu e la rocca. Sono necessari sforzi a volte sovrumani per avanzare solo di pochi metri, ma la meta è vicina e di tanto in tanto è utile rifocillarsi. Il giorno 11 giugno, intanto, la rocca, una pianta di abete trafugata oltre i confini rotondesi, trasportata a spalla con l’aiuto di una sola coppia di buoi, raggiunge con il suo folto gruppo il punto d’incontro. Anche i roccaioli appaiono stremati per lo sforzo compiuto. La comunità è ora al completo e dopo il ricongiungimento fra pitu e rocca si concede un momento di riflessione stringendosi attorno al Santo, in onore del quale si celebra una messa dinanzi alla Sua statua, che campeggia su Pedarreto. Dopo si procede verso Rotonda in questo ordine: "porfeche", "rocca" ed infine "a pitu", con una folla indescrivibile di rotondesi e non, giunti appositamente per l’evento. Due gruppi facilitano il movimento della pitu: la "Chiappa" e la "Terribila". Il primo lavora alla parte iniziale dell’albero con la sola forza delle braccia, il secondo alla parte finale, e con le "pannule", pertiche di circa due metri, funge da timoniere quando il tronco attraversa tragitti tortuosi. Sono frequenti ulteriori soste, ma al fischio dei bovari ed incitato dai "caporali", il corteo riparte. Essendo il tragitto lungo e faticoso, all’imbrunire, in località "Puzzicelli", viene prevista una sosta notturna per l’albero della pitu. Il 12 giugno il corteo arboreo riparte di buona lena, avviandosi verso la contrada "S. Lorenzo" per la celebrazione della S. Messa in contrada S. Maria, dove la folla attende l’arrivo della "pitu". Le coppie di buoi vengono agghindate di ornamenti colorati e ghirlande di fiori. Le autorità civili, precedute dalla banda musicale, giungono per portare il loro personale saluto a tutti i protagonisti di questi intensissimi giorni. Dopo la recita di una litania, di fronte al Santuario, il primo cittadino incorona i "caporali" della "pitu" e della "rocca" ed il capo dei bovari, come ringraziamento per aver condotto il corteo fino alle porte del paese, che nel frattempo è stato "vestito a festa". La pitu e la rocca sostano per qualche momento dinanzi al portale della Chiesa Madre, quindi, dopo la recita di Litanie alla Madonna ed a Sant’Antonio, procedono verso la piazza. Qui la "pitu" viene momentaneamente sganciata dal giogo dei buoi per dar vita al momento più esaltante di tutta la sagra: essa si offre in tutta la sua lunghezza e spessore all’ammirazione di tutti, quindi, dopo il rituale discorso ai fedeli del Parroco e del Sindaco, che esaltano la fatica fatta dagli uomini, il tronco della "pitu", sotto i sapienti ordini impartiti dal suo "caporale" che si posiziona su di essa, viene sollevato con la sola forza delle braccia da decine e decine di rotondesi per compiere la cosiddetta "girata". Poi viene trasportata nei pressi della sala comunale. Invece il gruppo della "rocca" segue un diverso percorso: essa viene condotta di fronte alla Chiesa di Sant’Antonio per procedere alla benedizione finale e restare lì per tutta la notte; anticamente l’albero entrava in Chiesa con i buoi, che giunti all’altare si chinavano davanti al Santo. Il 13 giugno le stesse persone che hanno animato la Sagra dell’Abete, si danno appuntamento dinanzi al Municipio per completare l’opera e compiere un ulteriore sforzo: innalzare al cielo, come un feticcio "a pitu" con forche e corde e piantarla lì dove resterà a vegliare e custodire il paese per un intero anno, fino al primo sabato di maggio dell’anno successivo, quando verrà abbattuto per far posto a quella nuova. La "rocchetta", cioè la punta estrema della "rocca", viene innestata alla "pitu". Questo atto, simboleggiante l’unione tra l’elemento maschile ("a pitu") e quello femminile ("a rocca") trova origine nel rito propiziatorio del matrimonio degli alberi, una cerimonia di origini pagane celebrata per augurare alla comunità benessere e prosperità. Quando tutte le operazioni preliminari sono state condotte a termine, "a pitu" viene piantata; l’ultimo tassello è stato inserito; la Sagra ha termine, l’aspetto pagano della festa lascia il posto alle cerimonie religiose in onore di Sant’Antonio. Una lunga processione per le vie del paese vedrà sfilare la statua del Santo Patrono, tante saranno le preghiere rivolteGli dai fedeli, tante le richieste: Rotonda, dopo diversi giorni di bagordi, ritorna alla sua normalità fino all’anno seguente.