Personale Di Gianni Turin

E-PI-GRA-FI-E. Sacrificio e memoria

Da Giovedì 28 Gennaio a Domenica 10 Aprile 2016 - dalle ore 09:00
Museo civico - Bassano Del Grappa (VI)

Personale di Gianni Turin "E-PI-GRA-FI-E. Sacrificio e memoria"

dal 28 Gennaio al 10 Aprile 2016 Museo civico - Bassano del Grappa (VI)

Gianni Turin E-PI-GRA-FI-E Sacrificio e memoria

Nell’ambito delle celebrazioni del centenario della Grande Guerra l’Assessorato alla Cultura di Bassano del Grappa propone un’operazione nel segno universale dell’arte, presentando l’opera dell’artista padovano Gianni Turin con la sua personale «E-PI-GRA-FI-E. Sacrificio e memoria».

La personale, che sarà ospitata nell’ala nuova del Museo Civico bassanese dal 28 gennaio al 10 aprile 2016, nasce con l’intento di celebrare l’anniversario della Grande Guerra combattuta sul fronte italiano, superando poi il dato cronologico per portare la riflessione su un piano universale ed arrivare a considerare il ruolo dell’uomo nella storia in rapporto alla violenza e fondando la propria riflessione sul principio della dignità umana e sui modi con cui tale dignità affronta e supera la devastazione fisica, psicologica e morale.

Come le steli lapidee dell’antichità le E-PI-GRA-FI-E di Turin vogliono essere segni duraturi per comunicare in pubblico un messaggio ad una platea più vasta possibile e per il maggior tempo possibile. La pietra, con la tecnica mista, si abbina allora d altri materiali scultorei, legno e metallo, unitamente alla pittura, per far riflettere sul valore della cultura, sottolineando come ogni atto di violenza metta a rischio l’identità dei popoli con le loro radici culturali, la lingua, le opere d’arte, le architetture e i musei stessi come luoghi della memoria. Il percorso, pensato da Turin per le sale del Museo bassanese, pone lo spettatore in relazione alle questioni culturali dei secoli più lontani fino ad arrivare ai drammi nel Novecento del primo e del secondo conflitto mondiale per concludere con l’attualità dell’attentato al Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, a cui ha dedicato il suo lavoro più recente.

Con una quindicina di opere, il percorso inizia già nel chiostro per snodarsi in Museo civico salendo in pinacoteca dove le opere degli anni Settanta ed Ottanta sono collocate in dialogo con i dipinti e le sculture delle antiche collezioni museali. Con il «Crocifisso» di Guariento (1334) Turin costruisce un colloquio emotivo interpretando il modulo archetipo della croce e soprattutto esprimendosi con un linguaggio simile, fatto di linee intersecate e contrapposte, le stesse che nella croce medievale definiscono i limiti della figurazione entro spazi accuratamente delimitati. Nelle opere della “terza maniera” di Jacopo Dal Ponte (1550/60) il Turin, allievo di Emilio Vedova, trova una consonanza tecnica richiamando quelle ombre profonde che Jacopo aveva ripreso da Tintoretto, a sua volta ispiratore anche di Vedova stesso; analoga sensibilità nel rapporto fra luce e ombra concentra l’attenzione anche sui dipinti di Giovanni Battista Piazzetta. Con le opere di Antonio Canova si attiva infine un dialogo ideale con l’accostamento alla serie dei busti canoviani di una serie di volti umani – identità o maschere, individualità reali o entità mitiche che siano.

Nell’ala nuova, invece, le opere ispirate a momenti della storia del Novecento, lavori legati al tema della violenza, rievocano via via gli attentati negli Anni di Piombo, le atrocità dell'Olocausto e della lotta di Resistenza fino ai drammi delle trincee della Prima Guerra Mondiale. Le commemorazioni per il centenario della Grande Guerra, in particolare, si rivelano per lui come un momento di apertura al mondo e alla storia, perché la morte di innumerevoli ragazzi sui fronti del Grappa, dell'Altopiano, del Piave, ma anche dell'Isonzo e le sue montagne, rappresenta un emblema per ricordare i continui conflitti a quali l'umanità non sembra mai rinunciare, anche nell'attualità. L’intento di Turin è quello di dar senso all'evento drammatico del passato con il fine di ricollegarlo al presente, perché possa essere utile ad una presa di coscienza, soprattutto da parte dei giovani. Gianni Turin è artista che da anni compie un percorso creativo che pone una riflessione sull'uomo e sul suo rapporto con la violenza e la guerra, con il fine di far riflettere lo spettatore sulle contraddizioni del mondo passato e presente, rappresentate dall'identità dell'individuo desideroso di pace contrapposto ad una società che cade sistematicamente nell'esperienza dolorosa della guerra.

Docente all'Accademia di Belle Arti di Bologna, l’artista si rivolge in particolare al pubblico più giovane, agli studenti che devono essere aiutati a comprendere le radici dell'ambito storico che stiamo vivendo. L'idea di collocare parte delle opere in dialogo con le collezioni storiche del museo nasce dal desiderio di porre un legame fra contemporaneo e passato.

La forza della fede ed la fiducia nel valore della convivenza pacifica fra popoli indicano una via di uscita, una prospettiva di speranza. Così suggerisce il tema ricorrente, come quello della Croce latina, variamente interpretata ed abbinata ad altri elementi che costituiscono le opere, oppure quello della "Testa non orante" (testa stilizzata e priva di apparato vocale) come segno dell'incapacità dell'uomo nel rivelare la parte più autentica di sé. Così, ancora, indica la tecnica delle monocromie scure gradualmente segnate da annunci luminosi, segni di spiritualità portatrice di pace e punto di orientamento e di riferimento per l’umanità smarrita. Così, infine, allude la scelta dei dai materiali utilizzati, quelli naturali - come il legno o pigmenti applicati con tecniche antiche come l'affresco - e quelli lavorati dall'uomo - come il ferro, il vetro – fino alle pratiche industriali - come la pittura ad acrilico o il taglio al laser.

Fra le opere legate a fatti storici recenti e contemporanei sarà presente "Ricordo di Bachelet", dedicata al giurista Vittorio Bachelet caduto per mano delle Brigate Rosse, mentre conversava con all'allora assistente Rosy Bindi.

L'opera che chiude l'itinerario ideale della mostra «Fuori piombo» è dedicata al Museo Nazionale del Bardo di Tunisi in memoria dell’attentato del 18 marzo 2015. L’opera si compone di due grandi tavole dipinte ad affresco: al termine della mostra il dittico sarà scomposto e mentre una tavola rimarrà a Bassano, l’altra partirà in dono per Tunisi, come pegno di amicizia e solidarietà fra istituti chiamati a custodire l’identità dei popoli.

La mostra, patrocinata dalla Regione Veneto e curata da Giuliana Ericani e Sandro Gazzola, sarà inaugurata alle ore 18:00 di mercoledì 27 gennaio 2016 in significativa concomitanza con la Giornata della Memoria, nel 71° anniversario della liberazione del lager di Auschwitz.

Gianni Turin E-PI-GRA-FI-E Sacrificio e memoria Bassano del Grappa (Vicenza) – Museo civico 28 gennaio - 10 aprile 2016 a cura di Giuliana Ericani e Sandro Gazzola

catalogo in mostra Italiano/Inglese

Orari: da martedì a sabato: 9:00 – 19:00 ? domenica e festivi: 10:30 – 13:00 e 15:00 – 18:00

Biglietti: Intero € 5,00, ridotto € 3,50, (ridotto per gruppi min 15 max 30 persone) cumulativo Museo Civico + Museo Remondini + Museo Ceramica intero € 7,00, ridotto € 5,00

Contatti: tel. 0424 519901 •fax 0424 519914 • info@museibassano.it • www.museibassano.it Fb/museibassano.it

Gianni Turin Nato a Bagnoli di Sopra (Pd) nel 1959, si diploma al Liceo Artistico Statale “P. Selvatico” di Padova nel 1977.

Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, diplomandosi al corso di Pittura con il massimo dei voti, sotto la guida di Emilio Vedova matura l’attenzione alla materia, al gesto, alla sperimentazione, l’attenzione al frammento di vita vissuta, come fonti di ispirazione. Progressivamente coltiva la propria fede religiosa trovando nel cattolicesimo un’ancora di salvezza.

Agli esordi la sua ricerca si sofferma su quella zona di confine tra ombra e luminosità, fra tenebre e luce, prendendo le mosse da un tema ricorrente di Vedova, quello della spettralità dei grigi. Ne sono il risultato le "Atmosfere degli anni di piombo".

Nella seconda stagione, quella delle "Energie", il colore irrompe vigoroso, pieno di sensitività intrecciando assonanze e dissonanze in una risultante colma di energia, che si organizza seguendo un disegno mentale inconscio eppure rigoroso.

Verso la metà degli anni Ottanta si fa strada una nuova consapevolezza poetica, quella dei "Silenzi", la dimensione dove l’uomo cerca di dar conto delle proprie contraddizioni immergendosi nelle profondità della meditazione.

Ha esposto in mostre, collettive e personali, curate da Visentin, Montobbio, Fraccalini, Fagone, Spadoni, Caramel, Salvagnini, Acquaviva, Chessa. Nel 1988 viene inserito nel catalogo “Censimento artisti Triveneti ’88”, patrocinato dalla Regione Veneto.

Con una carriera professionale interamente dedicata all’insegnamento, attualmente è docente al corso di discipline pittoriche all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Sue opere sono conservate in collezioni pubbliche e private, comprendenti i Civici Musei agli Eremitani di Padova e le collezioni del Vaticano.

Principali esposizioni

1980 - Mestre (Venezia),Centro civico: Gli artisti per la Scuola “Vedova e il laboratorio” – Sabbioneta (Mn), Premio Lubiam

1981 - Bologna, Circolo artistico “Vedova e il laboratorio” dell’Accademia di Belle Arti di Venezia - RIMINI, Sala comunale d’Arte contemporanea, “ Lo sguardo instabile”, a cura di Claudio Spadoni

1984 – città del vaticano, “Il sudario di una nuova passione”, omaggio pittorico a papa Giovanni Paolo II - Bagnoli di Sopra (Pd), Teatro comunale “Alla ricerca di una identità – Momenti di una ricerca pittorica”, personale

1986 - Bagnoli di Sopra (Pd), Cappella cimiteriale, progetto architettonico e decorativo

1988 - Agna (Pd) Concorso Nazionale di Pittura e Grafica - Mestre (Venezia), Duomo di S. Lorenzo, Concorso per un dipinto su San Michele

1990 - Padova, Galleria “Donatello”, collettiva d’arte contemporanea - Agna (Pd) -Concorso Nazionale di Pittura e Grafica

1992 - Vigonza (Pd), Biblioteca comunale, Premio Città di Vigonza

2000 - Conselve (Pd), Casa di riposo “Grande occhio della solidarietà”, scultura da giardino

2003 - Padova, Cimitero di Stanghella, “Alfa e Omega”, Tomba Centanini 2005 - Conselve (Pd), duomo di S. Lorenzo, “Apoteosi”, cartoni preparatori per un mosaico 2006 - Prozzolo (Pd), chiesa di S. Michele Arcangelo, Progetto decorativo e bozzetti per altare e ambone

2009 - Cesano Maderno (Mi) Palazzo Arese Borromeo, “1000 artisti a Palazzo”, collettiva di arte contemporanea a cura di Luciano Caramel - PADOVA Scuderie di Palazzo Moroni, “Atmosfere Energie Silenzi” Antologica itinerante a cura di S. Acquaviva e S. Salvagnini, poi al Complesso monumentale S. Paolo di Monselice (Pd) e alla Pescheria Nuova di Rovigo

2012 – BOLOGNA, Basilica di S. Stefano “Gianni Turin – Sette croci per sette chiese” personale a cura di Sabino Acquaviva e p. Ildefonso M. Chessa

Gianni Turin Misteriosamente, 2014 polimaterico su tavola intelata (olio su tavola intelata, ferro) cm 26x146x21

La scultura vuole essere una celebrazione del mistero della mente umana che Gianni Turin ha dedicato allo studioso Maurizio Giuffredi, collega all’Accademia di Belle Arti di Bologna, scomparso nel 2013 che alla psicologia dell’arte e all’arte terapia ha dedicato anni di passione e studi.

Anche in questo caso l’artista rivisita il modello classico, dando alla scultura la forma del busto celebrativo posto su un tronco di colonna. Le placchette di metallo, applicate nel taglio al centro della fronte, vanno ad invadere lo spazio intorno all’opera, alludendo alla scienza che dalla psiche dell’uomo s’irradia verso il mondo esterno. Turin ha scelto di porre l’opera nella Sala Canoviana, come fulcro visivo del suo percorso espositivo nel contesto neoclassico, inserendola nella serie dei busti in posizione frontale al gesso della «Venere Italica» di Antonio Canova per un significativo incrocio di sguardi.

Gianni Turin Libera caduta (particolare), 2009 Polimaterico su tela (olio su tela, ferro, legno laccato, trachite) cm 150 x 270 x 31

Su una grande tela, divisa in posizione assiale da un’intercapedine voluminosa dove vi è sospesa una pietra squadrata di trachite, sopra all’icona scura di una testa appoggiata su un parallelepipedo. La complessa composizione dell’opera assume un valore profondamente simbolico capace di concentrarsi soprattutto nel rapporto pietra-testa come vita sospesa e soggetta alla scelta enigmatica della caduta, divenendo segno della fragilità dell’esistenza corporea. Il volto non orante è appoggiato su un altare sacrificale e i suoi connotati lo rendono proiettato in un processo di trasformazione dall’identità umana a quella spirituale, segnato dalla mancanza del bulbo oculare e dall’eterna assenza della cavità orale. La rappresentazione dell’infinito si espande negli spazi delle tele, dove attraverso l’omogeneità del colore si scopre una certa luminosità diffusa capace di condurre lo spettatore in un profondità senza limiti.

Gianni Turin Incarnato, 2015 Polimaterico su tavola (olio su tavola, ferro, legno di vite, vetrificante, pomice) cm 180 x 170 x 13

Opera dedicata ai 31 Martiri della Resistenza impiccati il 26 settembre 1944 agli alberi dell'antico viale XX settembre , oggi dei Martiri.

L’opera si presenta con una struttura complessa determinata principalmente da pittura su tavola e elementi metallici molto evidenti, perché ne determinano una parte consistente dell’iconografia, composta da un mezzo tondo ampio e monocromo segnato da linee alternate chiare grigie e avorio concentriche richiamanti il tema del bersaglio, che in questo caso si presenta dimezzato con il centro fuoriuscente e un tondino di ferro che va a occupare tutto lo spazio lasciato libero, quasi fosse alla ricerca di equilibrio. Il centro appare come un reliquiario: una cassa tonda nella quale è deposta la testa non orante in posizione frontale, immersa in un bagno di resina vetrificante nel quale è intrappolato il filo di ferro con “incarnato” un pezzo del piccolo tronco sofferto e vissuto della vigna.

Il senso del sacrificio accresce pensando al collegamento fra il fil di ferro e gli strumenti dell’impiccagione, mentre la testa nel contenitore metallico, percepito da Turin anche come vassoio, si collega alla drammatica storia di s. Giovanni Battista.

Il valore della memoria è assolutamente centrale nell’opera testimoniato dal numero 31 ribaltato, per Turin simbolo del ricordo.