Personale Di Samuel Webster
Ofelia Voleva Soltanto Nuotare
Da Sabato 16 a Venerdì 29 Luglio 2016 - dalle ore 18:00
Palazzo Pretorio - Pieve Santo Stefano (AR)
Ofelia voleva soltanto nuotare Fotografia di Samuel Webster a cura di Mariantonietta Anania
Inaugurazione sabato 16 luglio ore 18
Ofelia voleva soltanto nuotare è un progetto dell’artista Samuel Webster e della criminologa Mariantonietta Anania che unisce fotografia e indagine forense, per restituire l’immagine della donna del nostro tempo. Una donna emblema della bellezza mutilata dalla violenza di genere. Il Femminicidio, una parola ormai inflazionata che non fa più rumore alle orecchie dei nostri giorni, ma che in Ofelia Voleva Soltanto Nuotare si trasforma in un grido di Vita. Lontani dal voyeurismo imperante che assale e distorce i fatti di cronaca del nostro tempo, Samuel Webster e Mariantonietta Anania danno voce alle donne vittime del femminicidio e alle loro famiglie con un progetto artistico innovativo. Una bellezza che scuote le coscienze, che emoziona e fa riflettere negli scatti di Webster e nelle testimonianze raccolte dalla criminologa Anania. Con Ofelia Voleva Soltanto Nuotare si inaugura uno sguardo nuovo, immediato, essenziale e poetico. È nella bellezza del gesto, nei piccoli momenti privati del quotidiano che la donna incarna tutta la forza e la debolezza della propria femminilità. Scatti intimi, autentici, affiancati da storie di vita vera, alla ricerca di uno specchio artistico capace di restituite il riflesso della complessità delle nostre esistenze. Una mostra che indaga una nuova strada, uno strumento di comprensione e denuncia, per affrontare attraverso una nuova cultura un fenomeno che oggi è prima di tutto culturale, quello della violenza di genere. Una mostra itinerante, internazionale e ad ingresso gratuito che dal 16 al 29 luglio sarà ospitata nel Palazzo Pretorio di Pieve Santo Stefano. L’esposizione sarà visitabile da lunedì a venerdì dalle 09.30 alle 12.30 e nel pomeriggio dalle 16 alle 19; sabato e domenica dalle 16 alle 19. Da settembre l’esposizione partirà in giro per l’Italia per toccare Arezzo, Firenze, Roma, Jarcuso, Cortina d’Ampezzo, Torino, e poi Londra, Philadelphia, New York fino a Sydney e Melbourne in Australia.
Ofelia chi? Ofelia voleva soltanto nuotare, Ofelia voleva soltanto amare, Ofelia voleva soltanto vivere. Ofelia è la donna che ama e muore per amore. Ofelia è la vittima e allo stesso tempo il risveglio delle nostre coscienze. Ofelia voleva soltanto nuotare è l’immagine di una visione artistica che non può prescindere dai fatti della nostra realtà, sempre più nera. È la Bellezza che spalanca gli occhi e ci aiuta a vedere. È l’Ofelia di Shakespeare, Rimbaud e Guccini. È il simbolo della femminilità negata, violata. È insieme mito e realtà. È la storia di Melania, giovane madre uccisa brutalmente in un boschetto dal marito; la storia di Fabiana, data alle fiamme dal fidanzatino geloso a soli quindici anni; la storia di Carla, uccisa dal marito dopo cinquantaquattro anni di soprusi e matrimonio. Ofelia voleva soltanto nuotare è una mostra, un evento culturale spartiacque mai realizzato prima in Italia. È l’inaugurarsi di un nuovo metodo con cui si vuole affrontare il fenomeno della violenza di genere nel nostro Paese.
“Femminicidio: di genere si muore” - la criminologa Mariantonietta Anania. Ofelia voleva soltanto nuotare può vantare una curatela d’eccezione, quella della criminologa italiana Mariantonietta Anania. Insieme all’artista australiano Samuel Webster, la dottoressa Anania ha dato vita all’esposizione, ancorando la ricerca artistica agli episodi italiani di femminicidio degli ultimi anni. “Nel Bel Paese le donne uccise dai propri partner o ex partner nel primo semestre del 2016 sono state 65, cioè circa una donna ogni due giorni e mezzo – spiega la curatrice Anania. Dal 2013 al 2015 le vittime attribuite al femminicidio in Italia sono state centinaia. Un dato preoccupante che deve spingerci ad intervenire. Parlare di Femminicidio oggi è tanto delicato quanto necessario. La parola femminicidio suona male. Però serve. Definire in modo appropriato la categoria criminologica del delitto perpetrato contro una donna, perché è donna, è necessario. Ma questo riconoscimento deve avvenire anche da parte di tutta la società, non solo degli addetti ai lavori. Per capire e spiegare meglio contesti, cercare di non banalizzare il fenomeno e di non ridurlo a una invenzione mediatica. Il termine femminicidio si usa quando in un crimine il genere femminile della vittima è una causa essenziale, un movente, del crimine stesso, nella maggior parte dei casi perpetuato all’interno di legami familiari. Donne uccise dai fidanzati, mariti, compagni, ma anche dai padri a seguito del rifiuto di un matrimonio imposto o di scelte di vita non condivise. Femminicidio non è una parola inventata dai giornali. È un fenomeno che, oltre all’omicidio, racchiude anche tutte le discriminazioni e pressioni psicologiche di cui una donna può essere vittima. Il femminicidio è la forma estrema di violenza di genere contro le donne: è la forma più alta di violazione dei suoi diritti umani. È un fenomeno sociale che per leggerezza a volte viene definito come “l’amore che fa male”. Ma quello non è amore. È violenza, dolore, sopruso, isolamento: è il prodotto peggiore di quella cultura maschilista che non accetta l'autonomia della compagna, moglie, figlia. È una questione profondamente culturale che necessita di esser affrontata con la cultura. Da qui nasce il nostro progetto Ofelia voleva soltanto nuotare. Una mostra itinerante, una mostra che con la fotografia canta le storie di tutte quelle donne che hanno perso la vita con la sola colpa di essere donne. Affinché non si ripetano più atti di questo genere e si rafforzi la cultura del dialogo già presente in Italia. Perché non esiste il raptus, non esiste la gelosia d’amore che muove ad uccidere. Questo non è amore, ma solo violenza e morte. Di troppo amore non si muore”.
“Sogno e realtà in uno stesso scatto, per smascherare la violenza” - l’artista Samuel Webster. “Anche se il mio lavoro è sempre stato un tentativo di trovare la bellezza poetica nella verità, ultimamente mi sono dedicato alla fusione fra verità e poesia – spiega il fotografo Samuel Webster. Gli albori della mia formazione sono infatti da ricondurre alla poesia, prima che alla fotografia. Così nasce la mostra Ofelia voleva soltanto nuotare, sul filo del rasoio tra bellezza estetica e la forza di un pensiero coinvolgente come può essere quello del femminicidio. In questa mostra ho avuto l'opportunità di confrontarmi con una questione sociale molto vicina a me. Quella con Mariantonietta Anania è stata una comunione di intenti, pur nella diversità dei nostri punti di vista. Realtà e sogno si sono fusi nella ricerca di un prodotto artistico che fosse capace di ispirare un nuovo pensiero e incitare nuove esperienze coinvolgenti, per affrontare la misoginia sistematica che alimenta la violenza domestica e distruggere quella maschera di falsità che spesso avvolge culturalmente l’omicidio di genere. Ofelia voleva soltanto nuotare è una collezione di 22 ritratti, che raccontano 11 storie in 33 panelli, che celebrano le preziose passioni delle vite innocenti. È una rappresentazione di piccoli momenti di femminilità, semplici, universali e irripetibili. Donne di ogni età, nazionalità ed estrazione sociale; donne creative, donne che lavorano, studiano; donne animate da sogni. Tutte loro sono la nostra Ofelia. Fin da subito è stata chiara e condivisa con Mariantonietta Anania, la precisa volontà di non concentrarci sui modi macabri in cui sono state uccise queste donne, ma sull'innocenza che le lega tutte indissolubilmente. È l’immagine della donna che parla alle altre donne e allo stesso tempo è la donna che parla agli uomini. Che siano assassini o innocenti. È una mostra che parla alle nuove generazioni, a tutti quei ragazzi che crescono e spero possano imparare quanta responsabilità abbiamo noi uomini nel perpetrare una cultura del rispetto nei confronti della donna e di tutti gli essere umani”.
“Pieve Santo Stefano Città del Diario è memoria che non dimentica le vittime del femminicidio. Ofelia che va per il mondo parte da qui” – Luca Gradi, consigliere del Comune di Pieve Santo Stefano responsabile della Cultura. “Conosco Samuel e Maria Antonietta da qualche anno, da quando per motivi diversi si sono trasferiti a Pieve Santo Stefano – dichiara il consigliere Luca Gradi. Provenienze diverse, vite diverse, storie diverse, mondi diversi. Samuel Webster, un artista australiano che utilizza la macchina fotografica come un pittore e Mariantonietta Anania, giovane donna forte del Sud Italia, madre e moglie che è riuscita a coniugare i valori e l’impegno di una famiglia con una storia di studi importanti, sfociati nella laurea in criminologia. Questo mix tra personalità forti e diverse, questo inaspettato quanto magico sodalizio artistico, arricchisce in modo assolutamente nuovo l’offerta culturale di Pieve Santo Stefano. Sapere che Ofelia voleva soltanto nuotare, una mostra internazionale, muove i suoi primi passi proprio da Pieve ci riempie di orgoglio. Voler affrontare con l’arte il femminicidio è una scelta coraggiosa e importante di Webster e Anania. A qualsiasi latitudine, in qualsiasi forma di stato, in qualsiasi credo religioso la violenza sulla donna è ancora presente, pulsante, palpabile ed avvelena nel profondo tutta l’umanità. Come delegato alla cultura del Comune di Pieve Santo Stefano ed a nome di tutta l’amministrazione comunale, non potevo, non potevamo, non dare tutto l’appoggio possibile a questa mostra. Pieve Santo Stefano è la Città del Diario, dove oltre settemila storie di gente comune sono custodite e divulgate. Tra queste, tante storie sono di donne, storie di violenza. Sabato 16 luglio alle 18 vi aspettiamo nella splendida cornice di Palazzo Pretorio per inaugurare Ofelia voleva soltanto nuotare, una mostra che parla al cuore e alla mente di tutti”.