Bocephus King & Orchestra Familia

Mercoledì 24 Febbraio 2016 - dalle ore 21:30
FolkClub - Via Perrone, 3 bis - Torino (TO)

Bocephus King & Orchestra Familia

Mercoledì 24 Febbraio 2016 FolkClub - Via Perrone, 3 bis -Torino (TO)

BOCEPHUS KING (Francia) & ORCHESTRA FAMILIA Il dominatore assoluto del Tenco 2015

folk / Euro 15,00

…c’è stata una botta di adrenalina vera e propria con il cantautore rock canadese Bocephus King. La sua grinta è stata meravigliosamente concentrata nella versione inglese di Autogrill.

Un gioiello gucciniano che lui ha saputo traslare nel testo ma anche nella musica, lasciando però intatta l’intenzione autorale. Bocephus King sul palco del Tenco ha fatto brillare Autogrill di una luce persino nuova. Merito della scrittura di Guccini, certo, ma anche del travolgente

modo di intendere la canzone d’autore da parte del suo esecutore. Il miglior momento del Tenco 2015. E al canadese è stato concesso l’unico bis… (Paolo Talanca – Il Fatto Quotidiano)

…la più originale rilettura appartiene però all’Autogrill del cantautore canadese Bocephus King; il suo set è stata adrenalina pura, scossa per tutta la platea: una forza della natura, tra l’altro instancabile anche nell’aftershow… (Elisabetta Malantrucco – RAI)

…Bocephus King è uno storyteller coi fiocchi e uno scalpitante rocker. Un mostro di simpatia, che gira scalzo, bacia tutti indifferentemente, ravviva con brani rock delle origini le “adunate” del dopo Tenco (…). In più, con forza arcana, rilegge in inglese Autogrill ed è un bel gradire… (Massimo Pirotta – Mucchio Selvaggio)

…facendo un discorso generale, sarà che di musica ne sento e ne “vedo” tanta, più gli anni passano e più mi infastidiscono i prodotti a tavolino, le ricerche di perfezione e gli artisti con ansia da prestazione che alla fine perdono il piacere di fare un lavoro che ha alla base l’esigenza (e quindi il piacere). Ed è per questo che dico “viva la faccia” alla ventata di aria fresca del cantautore canadese Bocephus King, ai suoi saluti di “paci” e alla sua voglia di cantare e suonare ovunque e con gioia. Ecco, è stata forse proprio la sua gioia a fare la differenza. Quindi viva Bocephus King all’Ariston, ma anche alla Pigna, nel cuore della vecchia Sanremo, e durante il dopo-tenco al Casinò. Viva Bocephus King che ha preso l’Autogrill del Maestrone. L’ha tradotta in inglese e con la stessa semplicità di colei che “mischiava birra chiara e Seven-up”, l’ha fatta sua e cantata sul palco dell’Ariston. (…) Ora, sarà anche che “gli americani ci fregano con la lingua”, ma che meraviglia… (Daniela Esposito – Fratelli d’Arte Magazine)

…ad aprire la seconda parte arriva un momento che il pubblico presente in sala difficilmente potrà dimenticare: sale infatti sul palco il cantautore canadese Bocephus King. È una fiammata intensa, un fuoco d’artificio fatto di musica, di ritmo e di energia travolgente che trascina e conquista. Lui canta Autogrill tradotta in inglese, nel pieno rispetto del testo e della melodia, restituendone una forma certamente diversa ma almeno altrettanto affascinante rispetto all’originale; una meraviglia. Così come belle e travolgenti le canzoni che canta, contagioso nella sua grinta e nel suo entusiasmo tanto che il pubblico non vuole lasciarlo andare, e lo stesso Silva, in deroga alle regole di scaletta, non può non concedergli un “bis”… (Alessia Pistolini – Blog Folk)

…brioso – per non dire incontenibile – il canadese Bocephus King in una versione english di Autogrill… (Alberto Bazzurro – L’Isola che non c’era)

…come non parlare poi della travolgente esibizione del canadese Bocephus King, che ha prima incantato il pubblico con una magnifica versione in lingua inglese di Autogrill di Guccini, così bella da far sembrare la canzone essere nata in quella lingua e che l’autogrill descritto in essa non fosse più quello della nostra pianura padana bensì quello dell'immensa pianura americana.

Segno che una canzone, quando è scritta in maniera superba, può funzionare anche oltre confine senza problemi. Poi, dopo l’omaggio a Guccini, Bocephus è tornato ai propri pezzi e con la propria band ha surriscaldato l’Ariston, tanto che a fine esibizione è stato acclamato dal pubblico a tal punto, che il conduttore Silva ha dovuto concedere, cosa rara nella storia del Tenco, un bis. Un vero animale da palcoscenico… (Fabio Antonelli – Estatica)

…totalmente all'opposto il grande istrione Bochepus King che ha strabiliato, affascinato, energizzato, entusiasmato il pubblico con le sue sonorità rock acustiche e di impronta pacatamente Hippie. Bochepus King è un vero musicista che canta e suona in maniera sincera, una dote che non è sfuggita a nessuno nemmeno al più disattento ascoltatore! (Francesco Giorgi – The Mellophonium)

…ascoltiamo una splendida versione di Autogrill, completamente riscritta in inglese dal vulcanico Bocephus King, indio-canadese scalzo, matto e strepitoso… (Mauro Mercatanti – Q Code Magazine)

…l’adrenalina sale notevolmente con l’arrivo di Bocephus King. Eccentrico e trascinante, il cantautore canadese propone una versione in inglese di Autogrill e coinvolge il pubblico in performance dal sapore vaudeville. Sul palco porta un condensato di tradizione musicale d’oltreoceano, spaziando tra rock, blues, country e gipsy. Il tutto condito da uno stile a dir poco ‘parossistico’. Talmente bravo da concedere, a grande richiesta, un bis… (Susanna Giusto – YMW)

Sono solo alcune delle reazioni della critica alla, è proprio il caso di chiamarla così, “apparizione” di Bocephus King al Premio Tenco dello scorso ottobre. Jamie (il nome di Bocephus King all’anagrafe è Jamie Perry) ha letteralmente fatto venire giù il teatro, risultando l’unico in tre giorni di rassegna a cui è stato concesso un bis. Cosa eccezionale e fuori dagli schemi per la rassegna di Sanremo, così come è eccezionale e fuori dagli schemi per i canoni del FolkClub il suo ritorno in via Perrone. In primis perché se rarissimamente proponiamo lo stesso artista in due stagioni consecutive, mai era successo in 28 anni di FolkClub che proponessimo lo stesso artista addirittura per tre stagioni consecutive e a meno di un anno di distanza dal suo precedente concerto; e poi perché il concerto sarà di mercoledì, cosa assai inusuale per noi. Ma per un artista come Bocephus King abbiamo fatto volentieri tutte le eccezioni del caso, sicuri che i soci FolkClub apprezzeranno.

Lo abbiamo ospitato per la prima volta al FolkClub nel marzo 2011 ed è stato amore a prima vista, anzi a primo ascolto. Ci conquistò l'incredibile genuinità di un artista vero, profondo, allergico a qualunque fronzolo o fuffa (bullshit direbbe lui), completamente votato all'espressione del bello e del vero nella sua musica. La magia si è ripetuta nell'estate 2013, in un affollato concerto al Museo di Scienze Naturali. E poi a gennaio del 2014 al FolkClub, quando, oltre al concerto “canonico”, ci regalò un meraviglioso e indimenticabile “secret show” riservato ai sottoscrittori della nostra campagna di crowdfunding, in cui si esibì in due set (uno in solitaria, l’altro con la band) interamente dedicati alle composizioni di Bob Dylan; e poi ancora nel marzo scorso, sempre al FolkClub. Lo abbiamo ospitato tante volte e non ci stanchiamo di farlo.

Il canadese Bocephus King è uno straordinario e poliedrico songwriter. Difficile catalogarlo in un genere specifico, anzi impossibile. Country, blues, soul, vaudeville, swing, burlesque, motown, roots, King si muove tra tutti questi generi senza incarnarne veramente nessuno, ma traendo da ognuno di essi ciò che meglio si armonizza con la sua sensibilità di artista originale e indipendente. Il suo odio dichiarato per il “music business”, che ha bisogno di incasellare ogni artista in un genere per renderlo un prodotto appetibile a un target di mercato, gli ha chiuso molte porte, confinandolo a un apprezzamento di nicchia, per pochi eletti, ma lo ha mantenuto vero, genuino, incorruttibile.

Il suo primo e perduto (è oggi introvabile) disco Joco Music risale al 1996, è tirato in pochissime copie, quante bastano però a imporlo all’attenzione di uno dei sancta sanctorum della musica americana: Austin. Viene così chiamato in Texas dalla New

West Records, con la quale pubblica nel ’98 A small good thing. Numerosi critici, in tutti gli Stati Uniti, lo collocano tra i 10 migliori dischi dell’anno. Il successivo Blue sickness (2000), contiene sonorità più cupe ...più Motown che cow town...commenta un critico, e ottiene un buon successo, venendo recensito su Billboard e Mojo. È il disco che gli apre le porte dell’Europa, dove è spesso in tour, viene apprezzato più che oltreoceano, e Buscadero gli dedica una copertina. I continui tour e la nascita di una figlia lo tengono lontano dello studio di registrazione fino al 2004, quando esce All Children believe in heaven. Un cd dedicato alla memoria di alcuni eroi di Jamie, come Montgomery Clift, Henry Miller, Jack Kerouac. Il disco rilancia l’attività live di King, ed è definito da Fast Forward “paradisiaco”. Segue un periodo di inattività, durante il quale Bocephus King è alle prese con alcuni problemi personali, risolti i quali torna on the road nel 2011, in occasione dell’uscita del suo straordinario quinto disco Willie Dixon God Damn!, seguito nel 2014 dalla raccolta Amarcord e nel 2015 da Illusion of permanence.

Al FolkClub Bocephus King (voce e chitarre) con la Orchestra Familia nella stessa identica formazione dell’ottobre scorso al Tenco, ovvero Owen Bryce Connell (tastiere), Max Malavasi (batteria), Paolo Ercoli (dobro e lap steel) e Alice Marini (violino e voce).

INFORMAZIONI:

Prenotazioni tel 011537636 www.folkclub.it Ritiro biglietti presso il Folkclub, la sera del concerto E-mail folkclub@folkclub.it