Il Violino Nel Seicento Da Roma A Magonza
Monica Pontini, violino - Angelo Silvio Rosati, organo
Sabato 12 Marzo 2016 - dalle ore 18:00
Spoleto (PG)
Il violino nel Seicento da Roma a Magonza Monica Pontini, violino - Angelo Silvio Rosati, organo
12 marzo 2016, ore 18 Officina d'Arte&Tessuti, Spoleto (PG)
Concerto: «Il violino nel Seicento da Roma a Magonza» Marco Uccellini (1603-1680) Sonata Terza, Sonata Quarta (dalle “Sonate over Canzoni da farsi a violino solo e Basso continuo” op. V,1649) Johann Heinrich Schmelzer (1620-1680) Sonata Quarta (dalle “Sonatae Unarum Fidium seu a violino solo”,1664) Johann Jacob Walther (1650-1717) Aria XIX (dalla raccolta “Hortulus chelicus”, 1688) Arcangelo Corelli (1653-1713) Sonata IX, Sonata X (dalle “Sonate op. V”, 1700) Tomaso Albinoni (1671-1750) Sonata IV (dalle “Sonate da Chiesa”, 1708) Monica Pontini, violino Angelo Silvio Rosati, organo
Il programma del concerto presenta l'evoluzione del linguaggio e delle tecniche del violino dal primo Barocco al Barocco maturo del dilettante veneto, e nello stesso tempo ci mostra i collegamenti e le influenze che questi grandi maestri ebbero reciprocamente tra di loro. Si tratta di un periodo nel quale lo stile italiano gode di grande autorevolezza in Europa e, di conseguenza, esso vuole essere imitato dai musicisti di molte corti europee. Inoltre proprio due italiani, Biagio Marini e Marco Uccellini, sono considerati gli iniziatori di un capitolo nuovo nella storia del violino, un capitolo dedicato solo al violino pur discendendo essi da una scuola di strumentalismo intercambiabile tipicamente rinascimentale.
Marco Uccellini infatti é uno dei primi “Maestri di violino”. Nato a Forlimpopoli, ma legato all'Umbria in quanto studio' canto e violino ad Assisi, é presente come capo degli istrumentisti del duca presso gli Estensi a Modena e successivamente a Parma come direttore della cappella presso i Farnese. Pubblica contemporaneamente a Biagio Marini delle raccolte specifiche per il violino - laddove nel periodo immediatamente precedente le raccolte di musica a stampa erano destinate al cornetto al violino o al flauto indistintamente. Nella sua opera V destinata ad un solo violino accompagnato dal basso lo stile del Ricercare e della Fantasia sono ancora molto presenti: le Sonate, in un tempo unico, sono costruite come un susseguirsi di variazioni di arie o di canzoni popolari attraverso fluide successioni di figure melodiche e ritmiche insistentemente perseguite per lunghi tratti. Le due sonate sono due piccoli, brevi gioielli in cui Uccellini da' prova del suo estro creativo quanto della sua abilita' al violino.
La Sonata dell' austriaco Schmelzer fa parte della prima raccolta di sonate per violino e basso continuo pubblicata in lingua tedesca. La raccolta presenta numerose arditezze tecniche, infatti Schmelzer, violinista e compositore attivo presso la corte degli Asburgo a Vienna, era famoso in tutta Europa per il suo virtuosismo in un momento storico dominato, come si e' detto, dagli italiani. La Sonata, di fatto una ciaccona costruita sulle quattro note iniziali del basso ripetute per tutto il brano, evidenzia anche le capacita' di Schmelzer nell' arte compositiva della variazione passando da movimenti di danza (Sarabande, Gigue) a momenti lirici e sezioni di invenzione toccatistica ricchi di note velocissime liberamente scaturite dal tema iniziale (Adagio e recitativo, Presto).
Il tedesco Walther nel suo Hortulus pubblicato a Magonza, una sorta di summa delle tecniche violinistiche fino ad allora conosciute, presenta nell' Aria XIX una cantabilita' tutta italiana appresa nella Corte fiorentina di Cosimo III de' Medici presso la quale presto' servizio per tre anni (1770-3). Il brano si sviluppa in un unico movimento nel quale si susseguono quattro sezioni collegate tra loro da episodi virtuosistici (passaggio allegro, presto) alternati ad adagio di forte carica espressiva non priva di un certo patetismo fino all' esposizione, in coda alla sonata, dell' Aria Lento. Se Schmelzer rappresenta il capostipite della scuola violinistica d' oltralpe, annoverando tra i suoi allievi lo stesso Walther e il grande H. I. von Biber, in Italia un altro Maestro segna un passaggio fondamentale nella scuola violinistica barocca portandola ad un livello mai raggiunto prima: Arcangelo Corelli. Romagnolo (nato a Fusignano) ma vissuto a Roma dai diciotto anni in poi, membro dell' Arcadia e molto legato alla citta' tanto da essere sepolto al Pantheon. Le due sonate di Corelli, appartenenti alla seconda parte dell' opera V - dunque da camera - fanno parte della raccolta violinistica piu' celebre fra quelle dedicate al violino nel Settecento; la raccolta, dedicata a Sofia Carlotta elettrice di Brandeburgo, venne infatti stampata (o meglio ristampata) oltre cinquanta volte in diverse citta' d' Europa. L'opera di Corelli e' ritenuta importante sia per la tecnica violinistica in essa contenuta – talora ardita - sia per il vocabolario espressivo (relativo agli affetti ) dello strumento, elemento questo portato alla perfezione proprio da Corelli. Le due Sonate ben esemplificano l' elemento virtuosistico ed il tono lirico, struggente ma mai patetico tipici del Maestro.
Il concerto si chiude con un' ampia sonata da chiesa di uno degli esponenti piu' intensi della fervida vita strumentale veneziana del Settecento: Tomaso Albinoni, che non volle mai inscriversi alla corporazione degli strumentisti professionisti veneziani (e dunque ne' esibirsi in pubblico, ne' percepire guadagno dalla sua attivita' musicale). Albinoni fu uno dei musicisti piu' stimati del suo tempo da parte dei compositori coetanei, ed e' celebre il suo appellativo di musico di violino, dilettante veneto in testa alle sue composizioni. La chiarezza dell' esposizione lenta, la brillantezza degli “Allegro” e il tono altamente poetico dei “Largo” ci calano in una dimensione di forte spiritualita' non rinunciando, per questo, alla seduzione dell'orecchio ottenuta attraverso linee melodiche sempre ricercate e raffinatissime, che contraddistinguono questo autore in poche battute.
Monica Pontini