Concerti In Luci D'artista
5^ Edizione Della Rassegna: Armonie Tra Le Luci
Da Mercoledì 11 Dicembre 2019 a Domenica 12 Gennaio 2020 - dalle ore 20:00
Salerno (SA)
Concerti in Luci d’artista V Edizione Salerno 11 dicembre 2019-12 gennaio 2020
Armonie tra le luci Cinque le serate musicali che punteggeranno i percorsi dei turisti ospiti della città con la rassegna “Concerti in luci d’Artista” giunta alla sua quinta edizione e diretta da Ersilia Frusciante
Il linguaggio della musica viene utilizzato per evocare gli opposti universali del buio e della luce. I contrasti tra i piani e i forti, tra armonia consonante e dissonante compongono frammenti che riflettono i turbamenti e la meraviglia dell'esistenza. La musica da camera ritorna per il quinto anno ad impreziosire la Salerno natalizia luminosa e rutilante con la rassegna “Concerti in Luci d’Artista” Ritornano i Concerti in Luci d’Artista, a cura del Conservatorio “Giuseppe Martucci” e il Cta di Salerno, l’Associazione “Amici dei concerti di Villa Guariglia”, e il patrocinio morale del Comune di Salerno. Cinque gli appuntamenti musicali che andranno a svolgersi tra la Sala San Tommaso nel quadriportico della cattedrale, il gioiello barocco di San Giorgio, e la chiesa di Santa Maria de’ Lama, tra l’11 dicembre e il 12 gennaio, con programmi che spazieranno dalle trascrizioni per ance ai grandi classici natalizi affidati ai plettri, al barocco della tafelmusik di Telemann, sino a Corelli ed Haendel , per cedere quindi il testimone alla scuola viennese con Mozart Haydn e Brahms. Concerto d’apertura fissato per mercoledì 11 dicembre, alle ore 20, nella Sala San Tommaso del Duomo di Salerno, con l’ensemble di Sassofoni del Conservatorio "G. Martucci”, diretto da Vincenzo Romanelli e composto da Nico Chirichella, al sassofono sopranino, Sara Vitale e Francesca Verace, al sassofono soprano, Gianluca Liberti, Gabriele Santosuosso e Alessandro Saturno, al sassofono contralto, Lucia Acampora, Catello Cascone e Angelo Carpinelli, al sassofono tenore, Rocco Leo e Lucio Fauceglia, al sassofono baritono e Simone Loffredo al sassofono basso. Variegato il programma che verrà aperto da una trascrizione della cosiddetta piccola fuga di Johann Sebastian Bach BWV 578 in Sol minore di Johann Sebastian Bach appartenente periodo di Arnstadt (tra il 1703 e il 1707), detta “la piccola” per distinguerla dalla fantasia e fuga nella medesima tonalità (BWV 542). Tale epiteto non vuole essere riduttivo, e anzi non toglie nulla al prestigio e alla celebrità del pezzo, il cui tema di poco più di quattro battute è uno dei più conosciuti e fortunati spunti melodici di Bach, sviluppato con fluidità contrappuntistica e scorrevolezza melodica. Si continua con una delle più celebri opere di Edward Elgar, “Pomp & Circumstance” March n.1 op. 39. Le sue potenzialità furono subito riconosciute da Elgar che scrisse: “Ho una melodia che li metterà tutti stesi al tappeto”, ed ancora oggi ci riesce in pieno. Passaggio in Spagna con l’Intermedio della zarzuela “La Boda de Luis Alonso” di Gerònimo Gimenèz, coinvolgente pagina, che schizza un quadretto pittoresco del mondo iberico e ritorno in Italia con la Danza di Gioacchino Rossini, la famosa tarantella notturna che impazza in un infuocato blue-moon napoletano.
Ed ecco il Leonard Bernstein di West Side Story con un medley delle danze sinfoniche, che presentano una selezione di alcuni numeri del musical. Il Prologue dipinge gli scontri tra le due gang: gli Sharks, immigranti di Puerto Rico, e i Jets, originari del Bronx. Somewhere richiama il desiderio dei due amanti, Maria e Tony, di un futuro di pacifica coesistenza, lo Scherzo in stile Copland conduce all’ardente Mambo durante il quale Maria e Tony si incontrano per la prima volta, nel Cha-Cha i giovani amanti si frequentano e nella Meeting Scene si rendono conto della reciproca attrazione, nella Cool Fugue sono invece, di nuovo protagoniste le gang. La tensione tra le due fazioni esplode nel Rumble, durante il quale i capibanda muoiono. Il Finale cita la canzone di Maria “I have a Love”, che allude all’imminente tragica fine. Una breve reminiscenza di Somewhere chiude le danze sinfoniche con un interrogativo aperto. Non mancherà il tributo a Piazzolla con Libertango, attraverso cui ricorderemo le “Lezioni di tango” di Potter, con il suo moto tutto barocco di tensione e distensione esteso sia alla minima frase che all’intera composizione, per sottolineare quei momenti regolarmente ed emozionalmente in bilico – dato caratterizzante della musica argentina – fra un lirismo allentato e dolente, talora fino alla rarefazione, e picchi di alta drammaticità e forza penetrativa, prima del gran finale con il celeberrimo rag Time Dance di Scott Joplin e una simpatica versione di Jingle bells firmata da Pierpont e Walters per chiudere in lietezza la serata.
Spazio alla musica barocca domenica 22 dicembre tra gli stucchi dorati della Chiesa di San Giorgio alle ore 20, con le Armonie barocche di Giuseppina Ledda al traversiere, Gennaro Cardaropoli al violino, Ugo Di Giovanni all’arciliuto e Valeria Tarsetti al clavicembalo. In programma G.Ph. Telemann Triosonata in Mi min , per Violino, Flauto e basso continuo, la Sonata in Re min op 5 n°12 “La Follia”, per Violino e basso continuo di Arcangelo Corelli, e la Triosonata in Si min op 2 n°1 HWV 386b, per Flauto, Violino di George Friedrich Haendel. Il nuovo anno si aprirà mercoledì 8 gennaio nella Sala San Tommaso con l’ensemble di Ensemble a plettro del Conservatorio "G. Martucci" diretto da Mauro Squillante, che si esibirà anche al mandoloncello, e composto da Luca Petrosino e Davide Buonanno alle mandole, Matilde Squillante al basso, Alessandro Infante, Francesco Di Iorio e Monica Rispoli, chitarra e Francesco Esposito al contrabbasso, protagonista di un concerta dedicato ai Canti di Natale. Si resta in Sala San Tommaso, giovedì 9 gennaio per una riflessione, in trio, con Patrizia De Carlo al violino, Dario Orabona al Violoncello e Davide Falsino al pianoforte, su Haydn, Mozart e “La Forma classica”, mentre il concerto finale, che si svolgerà nella chiesa di Santa Maria de’ Lama, è stato affidato al clarinettista Gaetano Falzarano, che si presenterà in quintetto con Chiara Civale e Tommaso Troisi al violino, Francesca Senatore alla viola e Francesca Taviani al cello.
Olga Chieffi
Canti di Natale Orchestra a Plettro del Conservatorio Martucci di Salerno diretta da Mauro Squillante
Salerno, Sala San Tommaso Duomo di Salerno, ore 20 - Ingresso Libero - info.:329 4158640
La tradizione dei plettri per la grande musica del Natale
Mercoledì 8 gennaio nella Sala San Tommaso, alle ore 20, con l’Orchestra a plettro del Conservatorio "G. Martucci”, diretta da Mauro Squillante, ospite della V edizione dei Concerti in Luci d’Artista
La musica da camera del nuovo anno è affidata ancora una volta ai “Concerti in Luci d’Artista” , giunti al terzo appuntamento di questa V edizione, a cura del Conservatorio “Giuseppe Martucci”, del Cta di Salerno, unitamente all’Associazione “Amici dei concerti di Villa Guariglia”, con il patrocinio morale del Comune di Salerno.
Il 2020 verrà inaugurato mercoledì 8 gennaio nella Sala San Tommaso, alle ore 20, con l’Orchestra a plettro del Conservatorio "G. Martucci”, diretta da Mauro Squillante, il quale si esibirà anche al mandoloncello, composto da Luca Petrosino e Davide Buonanno alle mandole, Matilde Squillante al basso, Alessandro Infante, Francesco Di Iorio e Monica Rispoli alla chitarra e Francesco Esposito al contrabbasso, protagonisti di un concerto interamente dedicato ai Canti di Natale. La serata principierà con le Visioni Natalizie di Giuseppe Milanesi, una pagina di intensa comunicativa, per proseguire con “So This is Christmas” di John Lennon. Happy Xmas (War Is Over), è noto che non nacque come canzone natalizia nel vero senso della parola, John Lennon e Yoko Ono, infatti, registrarono questo brano nel 1971 come protesta alla guerra del Vietnam, traendo ispirazione per la musica dal vecchio brano folk della tradizione americana “Stewball”, interpretato in precedenza da altri artisti come Woody Guthrie. Lennon invece, rilesse totalmente il senso, riscrivendone il testo, consegnando, così, una preghiera laica invocante lo spirito del Natale per combattere gli orrori della guerra, che divenne, col tempo, un classico della tradizione musicale natalizia. La lezione dell’ex Beatle è che il Natale può essere anche qualcosa di slegato dalla tradizione religiosa, che varca i confini culturali e sociali, perché che si creda o meno, il Natale è la festa della pace, dell’amore, dell’unione, specie in un mondo in cui ancora esistono molte discriminazioni. Il concerto continuerà con “Notte di Natale” di Giacomo Sartori, un segno, il suo che rispetta la tradizione melodico – popolare italiana con venature malinconiche, ma sempre nella traccia di una immediata godibilità. E siamo all’immancabile “White Christmas” di Irvin Berlin, l’ebreo russo che praticamente ha reinventato il Natale, rendendolo emozionante, struggente, suggestivo, un “mix di genio e regolatezza”, tanto che Giacomo Puccini dichiarò di voler lavorare con lui, vissuto fino a 101 anni, con all’attivo 812 composizioni, tra cui “Cheek to cheek”, ma delle quali la più famosa è proprio White Christmas, la più venduta canzone del mondo, con quell’ “I’ m dreaming of a White Christmas”, pronunciato da "Bing" Crosby, il maestro assoluto del crooning, dal fraseggio jazzato, caratterizzato dal senso dell' improvvisazione, dizione impeccabile, timbro baritonale, interpretazione intelligente e ammiccante, in sostanza la canzone che si trasforma nell' estensione naturale di una conversazione. E, ancora, Silent Night di Gruber, ma diciamo pure “Stille Nacht, Heilige Nacht”, che il compositore arrangiò nel 1818 per coro e chitarra. Si passerà, quindi a “What Child is This” in una particolare elaborazione di Marco Frisina, il cui testo è stato scritto nel 1865 dal poeta ed autore di inni Inglese William Chatterton Dixl e adattato alla melodia del celebre brano tradizionale Greensleeves, di cui esistono alcune varianti del testo, che si compone di tre strofe, narranti l’avvento di Gesù e l’arrivo dei Re Magi. Finale affidato alle nostre melodie, a cominciare dalla “Sonata in Pastorale” di Emanuele Barbella, nella revisione di Roberto De Simone. Un omaggio alla visione umoristica della scuola d’Arcadia declinata dal compositore napoletano, in cui la musica evoca le tipiche scene pastorali dettate dal gusto del tempo, rese ancora più colorite ed improbabili dalla irriverente immaginazione del violinista e autore partenopeo. Chiusura con la classica “Quando nascente Ninno”, dalla tradizione attribuita a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Composta in un periodo imprecisato del Settecento, rappresenterebbe l’essenza della pedagogia alfonsiana di portare il Vangelo alla gente più semplice e più umile del popolo napoletano.
Concerti d'estate di Villa Guariglia
Haydn & Mozart: “La Forma Classica” Trio del Conservatorio “G.Martucci” Patrizia De Carlo,Dario Orabona, Davide Falsino
Salerno, Giovedì 9 gennaio, Sala San Tommaso Duomo di Salerno, ore 20 - Ingresso Libero - info.:329 4158640
La prima Scuola di Vienna: Haydn e Mozart
Penultimo appuntamento per la V edizione dei “Concerti in Luci d’Artista” giovedì 9 gennaio alla Sala San Tommaso del Duomo di Salerno con il Trio del Conservatorio “G.Martucci”
Giovedì 9 gennaio nella Sala San Tommaso, alle ore 20, penultimo appuntamento con il Trio del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, composto dalla violinista Patrizia De Carlo, dal cellista Dario Orabona e dal pianista Davide Falsino per questa V edizione dei “Concerti in Luci d’Artista”, a cura del Conservatorio “Giuseppe Martucci”, del Cta di Salerno, unitamente all’Associazione “Amici dei concerti di Villa Guariglia”, con il patrocinio morale del Comune di Salerno. L’ingresso è libero.
Il programma della serata sarà completamente dedicato alla prima scuola di Vienna, diviso tra Franz Joseph Haydn e Wolfgang Amadeus Mozart. Nel 1790, a seguito della morte del principe Nikolaus I Esterházy, capostipite della nobile famiglia presso la quale Haydn aveva goduto di una prestigiosa sistemazione per quasi trent’anni, il compositore tedesco prese congedo dalla corte di Eisenstadt accettando un remunerativo ingaggio per una serie di concerti da svolgere a Londra. Il grande successo ottenuto fornì ad Haydn una notevole popolarità e numerose conoscenze, tra le quali figurava anche la talentuosa pianista Theresa Jansen destinataria di un discreto numero di opere dedicatele dall’autore, tra cui i trii n. 43, 44 e 45. Ultimo dei tre, il Trio in mi bemolle maggiore, che inaugurerà la serata Hob. XV29, si apre con un Poco Allegretto dal carattere aperto e brillante, dove lo schema tipico del lied (A-B-A’) combinato alla tecnica della variazione è marcatamente identificabile nell’accostamento della parte iniziale maggiore con la successiva minore. Un magnifico Andantino ed innocentemente, dove atmosfere distese vengono magistralmente accostate a tinte più drammatiche, conduce al Finale. Allemanda. Presto assai, dove la tipicità della danza viene stravolta da una scrittura brillante e tecnicamente virtuosistica che conduce il brano alla sua affermativa conclusione. A seguire, la formazione proporrà il trio in Sol KV 496 di Wolfgang Amadeus Mozart, ultimato a Vienna, l’8 luglio del 1796, una partitura nella quale per la prima volta l’aspetto dialogico e, per contro, l’opposizione tra gruppi strumentali (archi da una parte e pianoforte dall’altra) sono sistematicamente sviluppati. Il manoscritto, cosa veramente insolita per il genio di Salisburgo, reca una serie di correzioni e modifiche, alcune realizzate con inchiostro rosso. Ciò è forse spiegato dalla vicinanza dell'opera alla composizione e alla prima de’ “Le nozze di Figaro”, e alla conseguente perdita di tempo e concentrazione. Anche così, il secondo piano trio è un lavoro sostanziale, che richiede quasi mezz'ora di esibizione - il più lungo dei sei. Il primo movimento, un allegro, si apre con un assolo di pianoforte scintillante, che dà vita, nello sviluppo, a momenti di emozionale drammaticità. Il secondo movimento è un andante molto ampio, sicuramente il meno impegnativo dei tre, mentre nel finale, Mozart ricorre ad un tema di gavotta, affidato al pianoforte, su cui vengono costruite sei variazioni, caratterizzate da raffinatezza e amabilità, le prime tre, la quarta cupa e meditativa, d’impronta bachiana, la quinta che propone un intenso dialogo tra pianoforte e violino, mentre la sesta riprende il tema iniziale, arricchito da arpeggi pianistici e da una reminiscenza della quarta variazione.
Nel novero dei generi cameristici occidentali il trio con pianoforte è stato a lungo tra quelli che hanno goduto di miglior salute, nonostante la poco omogenea sonorità delle sue componenti strumentali, non a torto denunciata del resto apertamente in una sua lettera da Ciaikovski. Il problema non era però solo quello di amalgamare timbri tra di loro diversi, bensì anche quello di costruire un discorso paritetico ed egualitario tra strumenti dalle svariate e quasi opposte caratteristiche, pur tenendo conto appunto di queste loro diverse peculiarità. Il primo decisivo passo verso uno stile concertante è presente già in Haydn che, se si trascurano i tentativi di Schobert e di Vogler, può essere a ragione considerato il padre del genere, nato da una radicale trasformazione classicista (con l'adesione alla forma-sonata gradualmente diffusa ed imposta dallo stesso Haydn) della sonata a tre barocca. Non è però certo, questo, un merito che deriva solo da un dato quantitativo, anche se i suoi trentuno trii con pianoforte (senza contare un'altra decina di dubbia attribuzione) lo pongono tra i maggiori esponenti di questo genere da camera, bensì soprattutto da un fatto sostanziale. Il pianoforte gradatamente perde difatti in Haydn la sua caratteristica di riempitivo (quasi alla maniera della inveterata prassi del basso continuo) per assumere una sua perfetta identità all'interno del dialogo strumentale a tre. E' semmai il violoncello ad essere costretto ancora ai maggiori sacrifici in rapporto alla sua potenzialità. Il trio in sol maggiore, che possiamo considerare il più noto della serie, Haydn mai deroga alle sue connaturate idee di una compostezza formale (classica, appunto) che assume, dato l'ambiente cameristico, toni dimessi e conversevoli. Nel tono della galante "plaisanterie" settecentesca permangono le variazioni del primo tempo (Andante), mentre nel successivo (Poco Adagio) la cantabilità si fa più intimamente lirica e lascia ampi squarci al violino. Fiore all'occhiello del Trio è però il brillante Rondò all'Ungarese (un espediente che ricorre anche nel Concerto per pianoforte in re maggiore dello stesso Haydn), con un motivo magiaro che rimbalza allegramente, aggiungendo un tono di spiritosa animazione all'assieme. forse la pagina che più nel XIX secolo condensa le fascinazioni che il genere Tzigano sortì sui compositori classici.
Concerti d'estate di Villa Guariglia