Sagra Del Fusillo & Della Braciola Pietrafusana
Edizione - 2022
Da Venerdì 12 a Sabato 13 Agosto 2022 - dalle ore 19:00
Piazza Marconi - Pietradefusi (AV)
A Pietradefusi in provincia di Avellino si svolge nei giorni 12 e 13 Agosto 2022 la Sagra del Fusillo e della Braciola Pietrafusana.
Le sagre enogastronomiche di prodotti più o meno tipici legati al territorio hanno segnato un boom negli anni 80/90. Nel nuovo Millennio invece, complici il mercato, i non genuini prodotti culinari e l’approssimazione degli organizzatori, c’è stata una drastica riduzione in numero di questi fast food da piazza. Sono rimaste solo poche sagre, spesso quelle ultraventennali, come riferimento nel panorama provinciale tra cui con soddisfazione annovera la SAGRA DEL FUSILLO, DEL VINO AGLIANICO E DEL PROSCIUTTO.
Queste manifestazioni, quelle che hanno più successo, si svolgono d’estate, quando la gente ha voglia di stare all’aria aperta, al fresco serale durante la bella stagione, nel periodo in cui fanno ritorno anche gli emigranti. La parola “sagra” deriva dal latino sacer (sacro) e indica una festa popolare con fiere, mercati e festeggiamenti solenni per commemorare il santo patrono del paese, spesso accompagnata da esecuzione di spettacoli e divertimenti vari.
Per questo mondo moderno dove tutto è frettoloso 40 anni sono comunque una tappa di un periodo storico su cui vale elucubrare alcune riflessioni. Innanzi tutto la sagra del fusillo nacque per caso, l’intento principale era organizzare i Giochi d’Estate, una sorte di replica locale dei più famosi Giochi Senza Frontiere e la degustazione dei fusilli era il riempimento della serata, allietata da un complesso sonoro con musiche di tipo moderno (per allora); il ballo liscio (o latino-americano o social dance) così oggi di moda non era ancora di prammatica. Ricordiamo ancora la chitarra della canzone “smoke on the water” dei Deep Purple suonata da un complesso di Atripalda oggi tutti ultracinquantenni che svolgono altri mestieri. La prima edizione fu una sorte di alter ego antagonista alla tradizionale festa di S. Faustino, infatti si svolse la prima domenica di agosto ed ottenne il plauso e il consenso dell’opinione pubblica locale; l’anno successivo fu abbinata, d’accordo con l’allora Comitato, al sabato della Festa di S. Faustino. Dal 1988 fu integrata anche con la giornata di venerdì. Il menù previsto all’origine era solo una vaschetta di fusilli e un bicchiere di vino.
Il panino al prosciutto fu inserito per poter giustificare le vecchie 350 lire del prezzo di vendita, che all’epoca sembrava spropositato, ricordiamo che in pizzeria si consumava una pizza e una bibita per la stessa cifra. Facevano la loro comparsa in piazza il bicchiere di plastica e la vaschetta di alluminio e molti portavano a casa questo souvenir perché il consumismo ancora non era imperante. La prima tirata di fusilli fu di circa 700 porzioni vendute; molti, dato che non esistevano altre manifestazioni di paragone, non capivano perché dovevano consumare fusilli in piazza quando potevano mangiarli comodamente a casa propria. L’inizio della sagra fu autarchico, infatti si faceva il giro per le case e le campagne per la raccolta dello stratto cioè le bottiglie di passata di pomodoro che le famiglie mettevano a disposizione, tradizione che è rimasta fino ad oggi; si cercavano farina e uova nelle campagne, qualcuno dava anche una pezza di formaggio locale da grattare sui fusilli.
Si chiedeva alle famiglie (massaie, casalinghe e turiste che all’epoca venivano in villeggiatura) di fare almeno un impasto di fusilli pro capite, dando la ricetta base che era un chilo di farina, 2 uova e un bicchiere d’acqua; i risultati erano sorprendenti, a parte che le dimensioni in lunghezza e diametro erano ad personam , i colori invece andavano dal bianco candito della farina al giallo dell’uovo sopportando, povero fusillo, farina tenera, di saraòlla (farina dura), semola e forse un po’ di farina jonna (di granturco).......
I guai peggiori, ovviamente, si riscontravano al momento della loro cottura ! ! ! Non si acquistava il vino da un solo produttore, ma si andava in giro con damigiane per le campagne dove ogni viticoltore donava dai 5 ai 20 litri pro capite in base alle sue possibilità, è inutile aggiungere che vini diversi mischiati, trasportati sui trattori in damigiane sotto il caldo sole d’agosto producevano un ottimo condimento per l’insalata, ma all’epoca buon gustai ed esperti di vino DOC non ce n’erano, l’Aglianico era ancora chiamato chianichiello .I contadini mettevano a disposizione il vino gratis anche perché noi organizzatori ritiravamo una bottiglia di vino scumante (come si dice da queste parti) per la gara del migliore spumante della zona, un diversivo e intrattenimento nella serata di sagra che dava un pizzico di agonismo e sana competizione tra i contendenti, bisognerebbe ripristinarla abbinata ad un assaggio di dolci fatti spontaneamente dalle signore locali.All’epoca non si faceva neppure la domanda al Comune per organizzare la manifestazione, al limite si diceva a voce al vigile o al sindaco, ora per svolgere una sagra servono permessi, attestati, sopralluoghi, in poche parole una pratica completa per la sicurezza, l’agibilità e la compatibilità sanitaria dei luoghi; è questo che ha limitato enormemente (per fortuna dei consumatori) la proliferazione di sagre non seriamente organizzate.
Bisogna ricordare anche un episodio luttuoso della Sagra, era l’anno 1982 e si svolgeva la IX edizione, un colpo di vento divelse un pannello di legno dello stand che cadde su una pentola in ebollizione e si sviluppò un principio di incendio generando un fuggi fuggi generale; un nostro compaesano, turista in ferie e grande estimatore della Sagra, apre il chiosco della stazione di servizio Acernese, prende l’estintore e corre verso lo stand, questo sforzo commistato con l’emozione e la tensione gli fu fatale, ma anche tra gli organizzatori si contavano feriti, contusi e scottati, un episodio che fece riflettere e da allora è stata data priorità e attenzione alla sicurezza.
Tornando al menù, nel 1988 fu inserita la braciola pietrafusana; in alcuni dialetti chiamata anche Vrasciòla. Da non confondere con la bistecca così come chiamata in alcune parti d’Italia, essa consiste in fette di carne bovina a forma di involto, legata con spago da cucina, contenente erbe aromatiche e formaggio da cuocere lentamente nel ragù di pomodoro.
Ricordare e proporre i gusti del passato è un’operazione anche culturale. Rinunciare, per gli organizzatori, ai giorni di festa impegnandosi per la Sagra evidenzia una componente umanistica e altruistica del paese; è sforzo intellettuale la tutela e la promozione delle specificità locali. Ma l’aspetto più interessante è quello moderno, l’opera e il tentativo costante negli anni di migliorare la qualità ricettiva e quella del prodotto proposto. La sagra, per noi organizzatori pluriennali, è un momento in cui ritrovi una traccia della tua memoria e passando in rassegna la tua vita potrai trovare un filo da seguire per il tuo futuro.
Scorrendo le foto delle varie edizioni notiamo con rammarico che alcuni nostri amici, coetanei, ci hanno lasciato prematuramente e questo ci riempie sì di tristezza ma ci sprona a continuare questa avventura anche per loro.
La Sagra del Fusillo con il suo appuntamento annuale è stato un ambasciatore del territorio contribuendo a rendere famoso e apprezzato questo Paese che era misconosciuto e con cattiva reputazione verso i Comuni contermini; oltre 30 anni di continuità hanno ridato lustro, serietà sociale e spessore organizzativo a chi riteneva questa comunità incapace di tale perseveranza.
Questa Sagra è stata un esempio per quanti non riescono a sopravvivere a se stessi e un modello a cui mirare per quanti si improvvisano organizzatori di sagre.