Tamara Cuasapaz
Hilera - L’ Immobilità Diventa Riflessione Sull’arte
Venerdì 20 Maggio 2016 - dalle ore 17:00 alle ore 20:00
Parco Sculture Del Chianti - La Fornace, 48/49 - Pievasciata - Castelnuovo Berardenga (SI)
E' "Hilera" l'azione di cui sarà protagonista Tamara Cuasapaz (Quito 1993), venerdì 20 Maggio presso il Parco Sculture del Chianti. La Cuasapaz resterà bloccata per l'intero pomeriggio nella ragnatela da lei costruita nell'Anfiteatro. Attraverso questa performance l'artista ecuadoregna propone una riflessione sul mondo dell'arte e sui meccanismi che lo animano, traducendola nel gesto estremo dell’artista che si fa opera vivente.
L'artista, che si trova a Siena per un tirocinio presso il Parco Sculture del Chianti vincitrice di una borsa Erasmus per l'anno 2016, trae ispirazione proprio da questa esperienza per dare vita alla sua performance.
Come lei stessa racconta : "Tra le foglie che coprivano i pezzi di vetro che fanno parte di una scultura del Parco Sculture del Chianti; c’era un ragno, c’erano tanti ragni a dir la verità, ma uno in particolare catturò la mia attenzione , in qualche modo posso dire che mi imprigionò.
Il ragno abbracciava un uovo e dall' uovo si estendeva una grande ragnatela. Nella ragnatela si contorcevano alcune formiche nel vano tentativo di provare a scappare da quella meravigliosa prigione.Che impressionante creatura, era piccola, magari inoffensiva, ma nonostante questo non potei evitare di indietreggiare con un salto.Fu quel ragno,e la struttura che era riuscito a costruire,che mi fecero iniziare a pensare e a riflettere.Avevo l’idea e il desiderio di realizzare una performance specifica per il parco. Ma non volevo che fosse una azione senza senso, volevo unire il mio lavoro e la mia idea al parco. In questa occasione il ragno si insinuò nel mio pensiero. Io ho quindi iniziato a vedermi come un ragno, io sono il ragno e io cucirò la mia struttura. Io sarei la superbia e la struttura sarebbe il segno che lascio con le mie azioni e che impedisce che gli altri si avvicinino a me. Gli spettatori rappresenteranno quelle formiche innocenti, che sbagliarono la loro strada."
Come dalla testa escono i pensieri e le idee, sempre da lì cominciano le azioni. E' così che in questa performance dalla sua testa escono i capelli, capelli che tra poco perderà (nella performance che avverrà a Giugno in occasione della sua laurea presso l'Università Miguel Hernandez di Elche, facoltà di Belle Arti di Altea). Sembrerà come se i suoi capelli prolungati attraverso l'uso del filo fino a tutto il perimetro dell'Anfiteatro, possano intrappolare gli spettatori, come se una parte di sè riuscisse a fermarli.
La superbia è il nodo centrale del lavoro della Cuasapaz e in particolare di questa performance. L'artista, nelle vesti di un ragno, impersonificherà la superbia e la struttura sarà il segno che lascia con le sue azioni e che impedisce che gli altri le si avvicinino. Gli spettatori rappresenteranno quelle formiche innocenti, che sbagliarono la loro strada.
Quindi questa performance innesca un processo di distruzione della superbia dell'artista, ma lei invece di intrappolare le persone, come il ragno le formiche, permette al pubblico di entrare, a suo odo le usa per guarire da questo vizio capitale.
Il filo è immagine della vita stessa. Come le Parche greche stabiliscono il destino degli uomini tessendone la trama, così Tamara tesse l'arazzo del destino. La vita di ogni persona è un filo nel loro telaio e la lunghezza del filo è la lunghezza della vita dell'individuo. L'atto del filare, tessere, cucire o ricamare rappresenta perciò un atto creativo che si manifesta come intervento del sovrannaturale nella vita dell'uomo, richiamo a un disegno superiore cui egli deve adeguarsi.Il filo è dunque ciò che unisce i diversi momenti della vita e li riconduce al loro principio.
Ci troviamo così di fronte ad un atto artistico che riflette sul concetto di limite – inteso sia come struttura materiale sia come categoria concettuale - assunta a simbolo dell’isolamento al quale spesso l’arte e l’artista condannano se stessi e diventa critica e auto-critica di un mondo spesso inaccessibile e autoreferenziale.
L’auto-limitazione temporanea della propria libertà di azione trasforma l’arte in liber-azione, per riflettere sulle dinamiche sociali che generano le forme dell’esclusività nel quale il soggetto si trova calato in maniera più o meno consapevole, combattuto fra l’essere e il dover essere; l’aspirazione all’individuazione e la ricerca del proprio spazio di realizzazione in questo mondo si trova così condizionata dalle norme consuetudinarie del gruppo a cui l’individuo appartiene, confinando la sua libertà dentro un certo perimetro.
Così la riflessione sull’arte si offre a pretesto per una più ampia considerazione sulla relazione individuo – spazio, in tal senso la perfornce, da sempre considerata uno strumento efficace per riflettere sulla società, diventa sede possibile per esprimere una visione del mondo alternativa a quella largamente condivisa .
L’Anfiteatro diventa il campo di azione di una performance che vive in relazione allo spazio, alla materia che lo crea e alla natura che lo accoglie.
Dalle ore 19.00 verrà offerto un aperitivo per il pubblico