Meretrices: Tra Le Pieghe Dell'ipocrisa
A 60 Anni Da Addio, Wanda! Di Montanelli, Uno Spettacolo Itinerante Indaga La Storia Della Prostituzione A Napoli
Sabato 30 Aprile 2016 - dalle ore 18:00
Club 55 - Via Toledo, 55 - Napoli (NA)
MERETRICES - tra le pieghe dell'ipocrisia Data: Sabato 30 Aprile 2016 Orario: dalle ore 18:00 Luogo: Club 55 - Via Toledo, 55 Contributo: € 12,00 a persona prenotazione obbligatoria al 339.7020849 o 334.6227785
Indagare la storia della prostituazione a Napoli attraverso uno spettacolo teatrale itinerante: NarteA alza il sipario con "Meretrices - Tra le pieghe dell'ipocrisia" al Club 55 di via Toledo. Non esistono doveri morali se non come vuoti termini coniati dalla società. Nel 1956 veniva pubblicato un pamphlet polemico intitolato “Addio, Wanda!” a firma di Indro Montanelliche si schierava contro la Merlin a riguardo della legge per la chiusura dei bordelli. Per il giornalista, l’abolizione delle case chiuse avrebbe rappresentato la fine dei tre fondamentali puntelli italiani: la Fede, la Patria e la Famiglia. A distanza di 60 anni, questo argomento risulta ancora controverso e fanno riflettere le parole di Benedetto Croce, secondo cui “eliminando le case chiuse non si distruggerebbe il male che rappresentano, ma si distruggerebbe il bene con il quale è contenuto, accerchiato e attenuato quel male”. Dal 1948 ad oggi, dunque, le “case chiuse” restano una tematica su cui l’opinione comune si divide, ma com'era la vita di queste veneri vaganti dell’epoca?
A grande richiesta Nartea ripropone "Meretrices - tra le pieghe dell'ipocrisia"
Per molti fu una conquista di civiltà. Per altri fu solo un'ipocrisia. Per i movimenti femminili fu un importante passo per affermare la dignità della donna. Invece per Indro Montanelli, opinionista controcorrente, fu addirittura "un colpo di piccone" capace di "far crollare l'intero edificio" su cui si basava la società italiana. Il soggetto di tutte le definizioni riportate sopra è nota come "Legge Merlin", dal nome della sua promotrice: la senatrice Angelina Merlin detta Lina, che esattamente mezzo secolo fa, il 20 febbraio 1958, ottenne dal Parlamento la chiusura delle case di tolleranza, fino ad allora legali e controllate dallo Stato. Per la storia del costume fu una svolta epocale, che divise il Paese e che fa discutere tuttora, perché la riforma abolì qualcosa ma non lo sostituì con niente, creando un vuoto ambiguo. A distanza di anni, questo argomento risulta ancora controverso e fanno riflettere le parole di Benedetto Croce, secondo cui “eliminando le case chiuse non si distruggerebbe il male che rappresentano, ma si distruggerebbe il bene con il quale è contenuto, accerchiato e attenuato quel male”. Dal 1948 ad oggi, dunque, le “case chiuse” restano una tematica su cui l’opinione comune si divide, ma com'era la vita di queste veneri vaganti dell’epoca? Sabato 30 Aprile 2016 (dalle ore 18:00 con più repliche) al Club 55 di via Toledo l’Associazione Culturale NarteA porta in scena “Meretrices – Tra le pieghe dell’ipocrisia”, uno spettacolo teatrale itinerante che, seguendo le impronte del tempo, indaga la storia del mestiere più antico del mondo per svelare pagine di storie occultate.
Negli anni ‘50 Napoli contava circa 900 case di piacere: tra le umili lupanare dei Quartieri Spagnoli ai bordelli lussuosi di via Toledo non si trovavano solo donne di postriboli o meretrici tesserate, ma le storie di Napoli: “perché la storia di un popolo passa anche attraverso le lenzuola stropicciate di alcuni letti”. Prima della Merlin, nel 1860, il governo Cavour pubblicò un regolamento sulla prostituzione che fu esteso a tutte le province annesse al Regno. Emanato per prevenire la riacutizzazione della sifilide nell'esercito piemontese in guerra, questa norma non fu applicata solo a scopi sanitari. Tale regolamento rappresentava infatti uno strumento di controllo sulle donne da parte della società. In particolare, si autorizzava l’apertura di postriboli di Stato divisi in categorie, tassando il meretricio con imposte da versare nelle casse statali. Mille ruffiani aprirono, in pratica, i cancelli dell’ "Apocalisse", nascondendosi tra le pieghe dell’ipocrisia.